venerdì 31 ottobre 2014

Così il futuro puòcominciare

Così il futuro puòcominciare

 

 “Onda di innovazione” organizzato da “L’Aquila rinasce. Ideeprogetti persone” e dalla sezione L’Aquila dei Giovani Imprenditori dellaConfindustria Gran Sasso è un evento a tre dimensioni.
Sabato 25 ottobre l’arrivo dello Startup Bus, giovedì 30 unpomeriggio presso la sede della Confindustria dedicato alla Innovazione sociale e venerdì 31 sempre nella stessa sedee sempre con inizio alle 17,00,una riflessione su Startup&SmartCity.
Presso la sede di Campo di Pile della Confindustria sitornerà a parlare  di promozione delcambiamento e di innovazione per la costruzione di modelli  di città e di territorio, L’Aquila el’Abruzzo.
 Così il futuro puòcominciare. Startup e Smart City,.vengono declinate ,pensati, elaborati eproposti per la realizzazione  da agentidi cambiamento  come AbruzzoModerno,,Fablab Aquila,Live different, Policentrica,Socioplan e Viviamolaq a livellocittadino e Abrex, AppAbruzzo,La stella degli elfi,Newtown,Polo internazionalizzazioneAbruzzo,Strange Office a livello regionale .

Tutti sanno che cos’è il progetto Smart City che nei mesiscorsi ha appassionato la discussione in città fino ad arrivare ad importantiprotocolli  che vedono coinvolto l’entelocale in prima persona.  E’ però il casodi ricordare qui, seppure brevemente il senso e la filosofia dello Startup  che muove appunto  l’iniziativa del Bus  e l’impegno dei giovani imprenditori dellaConfindustria.
Startup nella semplice definizione che tutti possono trovareanche nelle enciclopedie del web è“ la fase iniziale per l'avvio di una nuovaimpresa, cioè quel periodo nel quale un'organizzazione cerca di rendereprofittevole un'idea attraverso processi ripetibili e scalabili. Inizialmenteil termine veniva usato unicamente per indicare la fase di avvio di aziende nelsettore internet o tecnologie dell'informazione. Successivamente il termine èdiventato sinonimo di ciò che in borsa viene chiamato matricola. Ilpiano di startup è un prospetto che evidenzia determinati costi tipici deiprimi dodici mesi di attività, ovvero del periodo in cui si affrontano costicerti a fronte di ricavi incerti, nonché l'ammontare del capitale proprio chesi intende investire nell'azienda.”
 Startup disciplinata inItalia a che dal D.L.18 ottobre 2012, n. 179 Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese.Vigente al: 3-7-2013 Sezione IXMisure per la nascita e lo sviluppo di imprese start-up innovative ,all’art 25

In altre parole e con una estrema esemplificazione  che spero molti possano perdonare, è larisposta ad un quesito :” Immaginate di avere una risorsa, a volte anchegratuita come può essere città, territorio, paesaggio,beni culturali ,innovazioni tecnologiche, dati ecc,.Sarebbe unparadosso  pensare a come generare profittoe come costruire  un business redditizio,partendo proprio da quella risorsa?” Qualcuno ,anzi sempre più numerosirispondono  che non è un paradosso apatto che ci si guardi intorno  e che siriesca a coniugare  alcune cose tra cuitecnica ed etica, memoria e aspettativa di futuro, uomini e storia all’internodi una modernità che offre molti vantaggi ma a volte ombre  avvolgenti.
Lo Startup è una spinta, un grimaldello , ma anche lacapacità, tutta da costruire , di evidenziare, sottolineare, allineare ,trasporre in concretezza   elementi  a volte disarmonici e quindi  a volte difficilmente riconducibilità ad unaunità  di intenti . Elementi che vannoricercati  e valorizzati.
E’ questo che intende fare “Onda di innovazione “,propriocome un’onda che porta con sé  quello chea lungo è stato depositato nel fondale, quello che potrà emergere alla luce delsole , quello che potrà  essererecuperato. Un’onda che permetterà di abbandonare sulla spiaggia anche irelitti di naufragi  ,i rottami diarchitetture ormai inservibili .Un’onda che deve instaurare un quietocostruttivo dialogo con la battigia per un moto armonioso.  Perché sarebbero guaise diventasse uno tsunami per spazzare ogni cosa in nome  di false pretese di innovazione .
Un’onda dunque che parte da una iniziativa che approda aL’Aquila .Ossia  la competizioneinternazionale "Startup bus", un viaggio di 3 giorni a bordo di unbus in cui i partecipanti (programmatori, designer e giovani imprenditori) siconfrontano in selezioni e workshop in una sfida al termine della quale devonoriuscire a partorire un progetto di business vincente.
 Il bus è  arrivato sabato 25ottobre alle ore 10.00 per una prima tappa presso il coworking "StrangeOffice" e si è poi  spostatoi alleore 11.00 alla Villa Comunale dove, nella sede del Gran Sasso ScienceInstitute, siè tenuta  una conferenza
La conduttrice dello  Chiara Adam  ha affermato chequesta iniziativa è una “opportunità di misurare e far valere il propriotalento, sviluppando un progetto imprenditoriale e presentandolo “ con unpercorso  che si concluderà a Vienna dovei “buspreneurs” italiani sfideranno gli altri concorrenti europeiper portarsi a casa il titolo “StartupBus Europe 2014″, oltre che a unincentivante premio – 6 mesi nell’incubatore StartupHouse di SanFrancisco.

Sempre la Adam ricorda che “la finalità dell’iniziativa, nata nel 2010 negli Usa, è quella difavorire la creazione di una comunità internazionale di talenti imprenditorialiche con le loro idee siano in grado di cambiare lo status quo. Non a casoabbiamo scelto questa meta – L’Aquila – un vero e proprio laboratorio, dove intanti, in primis “L’Aquila che rinasce”, si stanno mettendo in gioco”.
StartupBus è nato in America nel 2010 da un’idea di Elias Bizannes  e proposto in Europa nel 2012 e in Italia nel2013. I venticinque i buspreneur saliti  a bordo   saranno impegnati  in quattro conferenze  in sei tappe Napoli, stazione di partenza,L’Aquila, Firenze, Bologna, Milano, Treviso e Vienna,stazione di arrivo.. Nella città austriaca i venticinque  giovani italiani incontreranno i buspreneurs di altri bus provenienti daaltrettanti paesi: Estonia, Francia, Germania, Grecia, Inghilterra.  Duecento partecipanti, otto  bus, ottoteam  al lavoro  in questi mesi in rete, per creare eventi,workshop, conferenze momenti di mentorship per arrivare al pitch finale, quelloche decreterà quale startup avrà un futuro grazie alle molteplici possibilitàche sponsor di un certo rilievo daranno loro. «Il nostro motto - spiega ChiaraAdam - è "Cervelli in viaggio non in fuga" perché questo siapossibile bisogna dare valore all’ecosistema imprenditoriale italianopromuovendo tutte le realtà dedite all’innovazione che lavorano per rilanciareil Paese». Forse proprio per questo la partenza del Bus si è tenuta incollaborazione con NAStartUp. «Siamo orgogliosi - commentano   Antonio  Prigiobbo e Antonio Savarese founders dell’evento periodico chepresenta pitch delle più svariate startup all’ecosistema imprenditoriale locale- che l’energie d’accelerazione di NAStartUp, sempre di più, accelerino ideeche viaggiano sempre più lontano e in alto. E le idee se viaggiano, crescono efaranno crescere tutti noi al loro ritorno».

La scelta dell'Aquila dunque   risulta lusinghiera perché riconosce da partedegli organizzatori del lavoro fin qui svolto su questi temi dall’associazionedi volontariato “L’Aquila che rinasce”, in collaborazione con i GiovaniImprenditori Confindustria Gran Sasso (L’Aquila-Teramo). Perché  proprio da L’Aquila impegnata nellaricostruzione,  parta un messaggio  preciso,  pensare,  presentare avviare  progetti innovativi in grado di sostenere losviluppo della nostra comunita' e idee imprenditoriali che rispondano a unbisogno e che possano aiutare a dare una spinta al Paese.

Oltre allo Startup Bus ancora due appuntamenti sui quali il Capoluogo riferirà. Due appuntamenti  dove i partecipanti saranno liberi  di visitare lo spazio, di conoscerementori  e creatori di startup visionarieche sperimentano  nuovi modelli dibusiness,testandone il potere trasformativo.
Con la certezza che il modo migliore per prevedere il futuroè inventarlo: Marco Gay  che concluderà idue seminari  afferma “  .I Giovani di Confindustria  sognano un Paese nuovo, chiedono alleistituzioni di ricostruire l'Italia.C'è un paese da cambiare, c'è un paese daricostruire. Tutto è complesso, ma niente è impossibile. L'Italia hadisperatamente bisogno che alle parole seguano più fatti".
Così il futuro può cominciare .

Eremo Rocca S.Stefano venerdì 31 ottobre 2014

venerdì 24 ottobre 2014

Il Nobel prigioniero

Il Nobel prigioniero


IlNobel prigioniero




Le poesie le scrive in cella, sul pavimento di pietra:con l’acqua, perché gli hanno tolto anche l’inchiostro. Le giornate le passa acucire le divise dei carcerieri. Non può vedere nessuno, neanche l’avvocato.Colpevole d’aver difeso i diritti umani, per Pechino Liu Xiaobo ormai è unfantasma. Ma quattro anni dopo la solenne cerimonia di Oslo, lo è anche perl’Occidente
 Non possiede più niente. Le scarpe che calza sonodello Stato. Gli hanno tolto carta e inchiostro. Ogni giorno scrive poesie sulpavimento di pietra, bagnando un dito nella ciotola dell’acqua che beve. Iversi, anche se in cella, sono liberi: evaporano in pochi istanti. Vietato inveceleggere. La rieducazione ha deciso che il lavoro giusto per lui è il sarto. LiuXiaobo a fine dicembre compirà 59 anni e trascorre le giornate a cucire ledivise dei suoi carcerieri. Nella sua vita di prima insegnava filosofia. Si èpoi scoperto poeta e ha promosso “Charta 08”, ultimo manifesto per lademocrazia in Cina.
Nel 2009 era Natale quando lo hanno condannato: undici annidi carcere per «incitamento alla sovversione». Nel dicembre di dodici mesidopo, a Oslo, la sua “sedia vuota” di Nobel per la pace fece paura anche aPechino. «Una farsa e un crimine — dissero le autorità — orchestrati dagruppi di pagliacci stranieri per conto degli Usa». Altri quattro anni e quella“sedia rimasta vuota”, e quel Nobel, per la Cina non esistono.
Anche i “pagliacci” però rivelano di avere poca memoria. DiLiu Xiaobo, poeta divenuto sarto per aver chiesto libertà e aver dedicato ilpremio «alle anime morte di piazza Tienanmen», il mondo non parla più. «Luiperò è vivo — dice l’amico Yang Jianli — e vuole resistere almeno fino algiorno in cui potrà uscire dal carcere».
Mancano sei anni e nella cella di Jinzhou, in Manciuria,possono essere lenti. Il suo “trattamento” è stato indurito. Nessun contattocon l’esterno, sospese le visite dell’avvocato. Un muro di vetro lo separadalla moglie Liu Xia, la sola che ha il permesso di visitarlo una volta almese. Èl’ultima punizione, per aver confidato di «ripassare a memoria ogninotte il discorso». Sogna di pronunciarlo quando finalmente potrà volarelibero in Norvegia, per ritirare il riconoscimento che ancora lo attende.
Liu Xiaobo è un fantasma invisibile e dimenticato, suquell’aereo forse non salirà mai. Fuori dal carcere in cui è rinchiuso restaperò un posto di blocco e due pattuglie impediscono a chiunque di avvicinarsi«per motivi di sicurezza ». Il nulla, ai regimi, non dà pace. Oltre cinquemilachilometri più a sud, alla periferia di Pechino, anche l’appartamento di trestanze in cui ufficialmente è confinata Liu Xia, viene considerato un «luogopericoloso». Certi drammi fanno sorridere: la moglie del Nobel, 55 anni, dafebbraio non vive più nel malandato palazzo bianco. Restano tre agenticondannati a sorvegliare il suo spettro. Un’auto della polizia, nel cortilevuoto, controlla i documenti a chi passa. «Vivo qui — dice un vicino — miconoscono. In quattro anni hanno registrato il mio nome migliaia di volte». LiuXia da nove mesi è in ospedale. Per gli amici rischia di «finire sepolta vivain un manicomio».
Le ultime immagini, rubate durante pochi minuti di distrazionedei secondini, risalgono a gennaio. Appare con la testa rasata a zero, vestitacon una vecchia felpa, magra, irriconoscibile rispetto alla bella donnaimprigionata l’8 ottobre 2014. Il confino, un’ora dopo l’assegnazione del Nobelal marito. Xu Youyu, amico da venticinque anni, dice che «è ridotta nellapovertà più totale» e che il potere cinese «vuole farla impazzire, o spingerlaal suicidio ».
Su di lei non pende alcuna accusa. Sposare un ragazzo chepoi vince un Nobel «per la sua lunga e non violenta lotta per i dirittifondamentali in Cina», è una colpa più che sufficiente. Per oltre tre anni,prima di finire in clinica chiedendo di morire, la mattina poteva uscire a farela spesa. Perso il lavoro, finiti i soldi, si faceva accompagnare dalla madre pensionata.Percorrevano a stento i trecento metri fino ad un piccolo spaccio. Lescortavano sei agenti, a volte ragazzi buoni che si offrivano di saldare ilconto di riso e foglie di cavolo.
«La signora Liu — dice la negoziante — sorrideva sempre masi vedeva che le veniva da piangere. Diceva che la polizia le suggeriva didivorziare. Un funzionario telefonava per ricordarle che bisogna stare attentia chi si sposa. L’ultima volta ha promesso che un giorno mi pagherà».
Sono passati quattro anni dal Nobel per la pace a LiuXiaobo, venticinque dalla repressione degli studenti in piazza Tienanmen, e larealtà in Cina è questa: il dissidente è isolato in Manciuria e sottoposto aregime di carcere duro, sua moglie è agli arresti domiciliari in un ospedale diPechino, curata per «esaurimento nervoso». Nessuno dei due è avvicinabile. Gliedifici in cui risultano reclusi sono sorvegliati giorno e notte. Non possonocomunicare con il mondo esterno. Liu Xiaobo rifiuta di chiedere clemenza alpresidente Xi Jinping. Liu Xia dice che la politica non l’ha mai interessata.Quando si incontrano si possono scambiare solo poesie d’amore: la censurapensa che non sono «anti-patriottiche».
La pena del Nobel scade nel 2020. Quella della moglienessuno lo sa perché non è stata mai condannata. In un mondo normale, governi eopinioni pubbliche chiederebbero ogni giorno la libertà degli innocenti. Unregime che imprigiona chi esprime pacificamente le proprie idee verrebbeemarginato dalla comunità internazionale. Nel 2010 tale impegno, da partedei Paesi democratici, fu solenne. La Cina invece viene oggi contesa tra quellestesse nazioni, che esaltano la sua crescita economica, da cui dipendono. Ilgigante dei capitali nasconde il nano dei diritti. Prima di metà novembre ilpresidente americano Barack Obama volerà a Pechino per il vertice delle potenzeaffacciate sul Pacifico. I famigliari e gli amici di Liu Xiaobo e di LiuXia, i superstiti di Tienanmen, gli hanno chiesto di sfruttare l’occasione perscongiurare Xi Jinping di liberarli, prima che sia troppo tardi sia per loroche per la Cina.
È l’ultima speranza: se il silenzio continua, legittimandol’indifferenza, il Nobel e la sua “sedia vuota” si trasformeranno nelcertificato storico della resa di chi crede nei diritti umani.
 IlNobel prigioniero”, di Giampaolo Visetti – La Repubblica 22.10.14

McGregor: "Cosìla Cina cancella Liu Xiaobo dalla memoria collettiva"

Parla il giornalistadel Financial Times a lungo corrispondente da Pechino e autore di The Party, ilbestseller che ha svelato i segreti del partito comunista cinese

"IL governo cinese vuol cancellare Liu Xiaobo dallamemoria collettiva. E ci sta riuscendo: molti in Cina non sanno chi è o non siricordano di lui". Riflette con amarezza Richard McGregor, giornalista delFinancial Times a lungo corrispondente da Pechino e autore di The Party, ilbestseller che ha svelato i segreti del partito comunista cinese. "È giàaccaduto ad altri dissidenti, personaggi anche più noti. Come Zhao Ziyang,segretario del partito fino ai fatti di piazza Tienanmen. Dopo il giro di vitepost 1989 fu tenuto agli arresti domiciliari per 25 anni. Quando è morto, nel2005, molti cinesi si erano dimenticati di lui. Era stato sepolto in vita:nessuna notizia, nessuna foto... ".

È quello che sta accadendo a Liu Xiaobo? Quattro anni dopo il Nobel ilgoverno lo considera ancora così pericoloso?
"Lo considerano pericoloso quanto basta. C'è un modo di dire qui inAmerica: "solo i paranoici sopravvivono". È perfetto per definirel'atteggiamento cinese. Il governo non ama le critiche: è molto sensibile suquesto. Ma soprattutto teme ciò che non controlla. In un certo senso la Cinariesce a mantenere così bene il controllo proprio grazie alla paura costante diperderlo".

L'Occidente ha portato Xiaobo alla ribalta internazionale conferendogliil Nobel: poi lo ha dimenticato. Può bastare?
"Difficile dirlo. Fuori dalla Cina la capacità di influenzare quel cheavviene all'interno è limitata per chiunque, vicino allo zero. Altrettantodifficile è tenere il suo caso costantemente sotto i riflettori, almeno in modoche crei pressione. Il Nobel è stato importante: ma non garantisce attenzioneperpetua. Poi, francamente, non so se il suo caso sia seguito con discrezioneda qualche governo occidentale. Insomma, non se sia stato dimenticato, oppuresemplicemente il suo caso non è in cima alle agende dei governi".

E se lo avessimo "dimenticato" in nome degli affari?
"C'è anche quello. Sappiamo quanto le relazioni commerciali con la Cinasiano oggi importanti per molti. Tedeschi, americani, e anche per gli italianiche lì importano prodotti di lusso. Nessuno vuole che il rapporto coi cinesi sifocalizzi sui dissidenti. Non è una cosa nuova: I diritti umani sono statimessi ai margini dell'agenda almeno 20 anni fa".

C'è un nuovo Liu Xiaobo? Chi ha raccolto la sua eredità? Forse iragazzi di Hong Kong?
"Non mi viene in mente nessuno. È una creatura di un'altra epoca. Anche senon è dissidente vecchio stile, era già un nome prima del 1989 e questo fa ladifferenza. Pochi hanno l'ampio respiro del tipo d'esperienza che lui haavuto".

Nemmeno un personaggio come Ai Weiwei, che in Occidente è moltopopolare?
"Ai Weiwei è un carattere unico e coraggioso. Ma è attivista in quantoartista. Xiaobo è un attivista politico: e questo lo rende un po' piùpericoloso".

Così pericoloso che gli è impedito leggere e scrivere...
"Un modo per deprivarlo di ogni diritto. Per uno come lui la punizione piùdura, la peggiore possibile".

Cosa possiamo fare per lui?
"Tenerne vivo il pensiero il più a lungo possibile. Non credo cheattualmente si possa fare molto di più".


Eremo Rocca S. Stefano venerdì 24 ottobre 2014

il capoluogo | Occhio per occhio

il capoluogo | Occhio per occhio

giovedì 16 ottobre 2014

VERSI D'ALTRI E ALTRI VERSI  La grande iperbole



ὑπερβολή,hyperbolé, l'iperbole l’eccesso,l’intersezione di un cono circolare retto con un piano che taglia il cono in entrambe le suefalde. Esagerazione, eccesso, enfatizzazione, ingrandimento, ampollosità, gonfiatura.

S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempestarei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo;
s’i’ fosse papa, serei allor giocondo,
ché tutti cristïani embrigarei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi’ madre,
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
le vecchie e laide lasserei altrui.

Sonettocon rime incrociate nelle quartine e alternate nelle terzine. Lo schema è ABBA,ABBA; CDC, DCD. Parole in rima: mondo, profondo, giocondo, tondo; tempestarei,annegherei (rima imperfetta), imbrigarei, farei; padre, madre, leggiadre; lui,fui, altrui.

Parafrasi
Se io fossi fuoco, brucerei il mondo; se fossi vento, glimanderei una tempesta; se fossi acqua, lo annegherei; se fossi Dio, lo fareisprofondare; se fossi il papa, allora sarei felice, perché metterei nei guaitutti i cristiani; se fossi l’imperatore, lo farei senz’altro: taglierei latesta a tutti quelli che mi stanno intorno. Se fossi la morte, andrei da miopadre; se fossi la vita, non starei insieme a lui: lo stesso farei con miamadre. Se fossi Cecco, come in effetti sono e sono sempre stato, prenderei ledonne giovani e belle e lascerei agli altri le vecchie e brutte.
« […] l’Angiolieri riesce a raggiungere, con taleinconsapevole fedeltà alle immagini di un’altra e tutta diversa mitologia, quelmondo di figure ideali che è sola dimora dell’arte.»
(G. Cavalli, Rime di C. Angiolieri, Fabbri, 1997)


Eremo Rocca S.Stefano giovedì 16 ottobre 2014