BIBLIOFOLLIA L’Almanacco Bompiani è tutto completo
Per
la prima volta la Libreria Antiquaria Malavasi di Milano ha riunito e
passa sul mercato la collezione completa dell'«Almanacco Letterario
Bompiani» (Mondadori-Unitas-Bompiani, 1925-1999), per un totale di 42
voll., in brossura e cartonato, in 8 °piccolo e in 8°
grande.Laacollezione è in vendita al prezzo di €44oo. Un lungo saggio
firmato dallo storico dell'editoria e bibliofilo Hilarius Moosbrugger
sul sito www.maremagnum.com ricostruisce la storia della rivista. Il
direttore letterario Rcs Mario Andreose su Il Sole 24 0re del 21
novembre 2010 traccia questo profilo culturale.
Il
primo numero dell'Almanacco Bompiani vede la luce nel 1930 (anche se
qualche esperimento c'era già stato). È un modo, per l'eclettico e
dinamico Valentino, per catturare le grandi fìrme, anche all'infuori
dell'ancora ristretto ambito degli autori della casa, con una
pubblicazione che, oltre a registrare gli avvenimenti culturali più
signifìcativi dell'anno, si impone per la formula di interventi ad ampio
spettro e la veste raffinata.
Chi
potesse sfogliare oggi l'intera collezione (42 numeri, compresi i primi
e le ristampe) potrebbe leggerla come uno "specchio del tempo", le cui
fasi in successione recano il segno dei collaboratori che hanno
affiancato l'editore. Come Zavattini e Bruno Munari -quest'ultimo
responsabile fin dal 1933 diuna rivoluzione grafica e iconografìca che
lo pone al livello della migliore avanguardia europea, nonostan te la
convivenza iniziale con i disegni tradizionali di Angoletta, Novello,
Veliani Marchi. Nell'Almanacco 1937, ribattezzato antiletterario, Munari
realizza, fuori testo, fotomontaggi e collage che
celebrano,nobilitandolo, l'immaginario mussoliniano del tempo; come farà
poi anche nei libri per bambini, ci sono pagine con dei buchi-finestre
dai quali, continuando a sfogliarle, appare sempre affacciato il volto
del duce.Interrotto durante la guerra l'Almanacco riprende nel
'59 (l'ultimo Bompiani-Zavattini). In seguito saranno i vari
collaboratori della casa editrice a occuparsene, su temi che, remoti
alla vocazione bellettristica delle origini, cercano di cogliere
fermenti e suggestioni di una società sulla via del villaggio globale.
Nel
1972 Valentino esce di scena e sarà Umberto Eco a curare l'ultimo
Almanacco della sua gestione, titolo Cent'anni dopo. Il ritorno
dell'intreccio. Il secondo titolo suona come un atto di pentitismo da
parte di un ideologo del Gruppo '63. In realtà, e con il senno di poi,
appare di più come un esercizio di laboratorio per il futuro romanziere
perché, accanto a testi d iBarthes, Sartre, Gramsci e altri, Eco
allestisce una «crestomazia di pagine celebri e ignote della narrativa
d'appendice». Il declino si consuma con la fine degli anni 70 nonostante
il tentativo di affidarlo in precedenza a penne brillanti quali Rita
Cirio, Nataliaspesi, Lietta Tornabuoni (assieme a Oreste Del Buono per
il numero del 1980). Ci saranno due sole eccezioni, postume, all'insegna
della "sicilitudine": Leonardo Sciascia, nel 1986, curerà, a
cinquant'anni dalla sua morte, un Omaggio a Pirandello che comprende
anche la ristampa anastatica dell'Almanacco 1938 a lui dedicato; Matteo
Collura, nel '99, nel decennale della scomparsa, cura Leonardo Scia
scia. La memoria e il futuro.
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, mercoledì 1 agosto 2012
mercoledì 1 agosto 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento