giovedì 22 novembre 2012
OCCHIO DI GIUDA : Carceri e dignità, dibattito al liceo classicoL'Aquila
OCCHIO DI GIUDA : Carceri e dignità, dibattito al liceo classicoL'Aquila
Studenti e avvocati penalisti hanno discusso sulle drammatiche condizioni in cui vivono i detenuti nelle prigioni italiane.
IlCapoluogo.it
giovedì 22 novembre 2012 21:34
di Marianna Gianforte
Dall'inizio del 2012 a oggi sono già 54 i detenuti che si sono tolti la vita nelle carceri italiane, praticamente un bollettino di guerra. Non godono di buona salute le carceri italiane e lo sanno bene gli avvocati penalisti. In tutt'Italia è stata dedicata una giornata per sensibilizzare, con iniziative a livello locale, sulle drammatiche condizioni di vita in cui sono costretti i detenuti. Obbligati a muoversi in spazi ridottissimi, dentro celle di pochi metri quadrati, dove dormono su materassi di piuma vecchi e sporchi e dove il bagno, sempre un bagno turco, è ritagliato dentro la cella stessa e separato dalle brande da una semplice tenda. Carceri che sono quasi sempre prive di spazi ricreativi e di attrezzature sportive, che tutto sono fuorché luoghi per la rieducazione del detenuto, come stabiliscono la Costituzione e la legge italiana.
Al liceo "D.Cotugno" di Pettino si è tenuto un convegno dal titolo "Il carcere non può aspettare". A spiegare a 250 studenti del classico, del liceo linguistico, del pedagogico e dell'istituto di scienze motorie sono stati gli avvocati del consiglio direttivo della camera penale "Emidio Lopardi jr." dell'Aquila: Massimo Manieri, Fabiana Gubitoso (che è anche la responsabile dell'osservatorio carceri), Giulio Lazzaro e Gianluca Totani.
Il problema del sovraffollamento non riguarda il carcere aquilano, che è di massima sicurezza e ospita detenuti in regime di 41bis. «Nella struttura di Preturo i detenuti hanno una cella ciascuno, con il bagno personale», ha spiegato la Gubitoso, «ma non hanno alcuna privacy: sono controllati 24 ore al giorno da telecamere». Se nel carcere di Sulmona, diventando quasi totalmente casa lavoro, i suicidi sono diminuiti negli ultimi tempi, sono però aumentati a Teramo. In Abruzzo la situazione delle carceri non è di molto diversa da quella nel resto del Paese, perché i detenuti rinchiusi sono 3mila, in sovra-capienza di mille persone, in quanto il massimo di capienza consentita in Abruzzo è di 2mila detenuti.
Preoccupanti i dati dei suicidi registrati negli ultimi anni nelle case circondariali d'Italia. Nel 2010 su 186 deceduti, 65 sono stati suicidi. Nel 2011, su 184, i suicidi sono stati 66. Numeri che hanno indotto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e papa Benedetto XVI a sollecitare il governo a mettere mano al sistema carcerario.
«Scopo del convegno è rompere il muro dell'omertà», ha spiegato Manieri, «sulle condizioni in cui vivono i detenuti. La pena detentiva è costrizione fisica, ma il carcere non deve trasformarsi anche in costrizione psichica. Occorre un rinnovamento della cultura e della società verso chi è rinchiuso in carcere, che è una persona che ha sbagliato e ha pagato la sua pena. Ma una volta espiata la pena, anche chi ha sbagliato ha diritto di essere reintegrato nella società. Occorrono provvedimenti drastici per cambiare questo stato di cose».
Uno dei motivi per cui le carceri sono sovraffollate è dovuto «all'eccessivo ricorso da parte dei magistrati alla custodia cautelare», hanno spiegato gli avvocati, «un dato statistico ci dice che su 100 persone rinviate a giudizio vengono definite colpevoli dopo i tre gradi di giudizio solo il 15%. Molti i processi che finiscono in prescrizione. Il 50% della popolazione carceraria non sta scontando una pena definitiva, è in carcere ma non ha ancora subìto il primo processo. Esiste la cosiddetta custodia cautelare, con la quale il magistrato ha la possibilità di prevenire, ad esempio, che la persona indagata inquini le prove, o che si dia alla fuga o che reiteri il reato. Ma come si fa a dire con certezza se tra 2 mesi quella persona compie ancora lo stesso reato? Questo concetto viene utilizzato per prevenire reati attuando una politica giudiziaria sbagliata. Il risultato è che abbiamo carceri capienti per 45.778 persone, ma che ne contengono oltre 68mila. Una situazione che rende difficile anche mantenere buone le condizioni igieniche».
«Ci sono carceri come quello di Catania dove c'è il 327% di sovraffollamento stimato», ha aggiunto la Gubitoso, «e con un'ora d'aria al giorno. Non si tratta di una difesa di chi sta in prigione, che di solito è condannato con sentenza passata in giudicato; la questione è che la prigione non deve essere un'afflizione, ma deve avere una funzione rieducativa».
Nel corso del convegno è stato proiettato un video in cui sono state illustrate le condizioni di promiscuità e degrado in cui i detenuti trascorrono il loro tempo: spesso 20 ore su 24 in cella. Poi spazio alle domande da parte degli studenti, che nei giorni scorsi si sono preparati con l'aiuto dei docenti di storia e di filosofia. Gli studenti, Alessio, Beatrice, Federico per dirne alcuni, hanno posto domande sui maltrattamenti in carcere, su come si possa rieducare una persona che ha tolto la vita a un'altra persona, sulla dignità dei detenuti calpestata, su cosa si possa fare per porre fine a tutto questo.
Fonte : Il capoluogo.it
Eremo Rocca S. Stefano giovedì 22 novembre 2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento