SILLABARI : Diritti ( II)

Carlo
Carbone sul Sole 24 Ore del 14 febbraio 2010 avevascritto la
recensione ad un volume diMichele Ainis intitolato la cura. Inquesto
volume si affronta l’esame dei diritti in Italia in un momento di
crisiche a distanza di alcuni mesi palesatutta la sua importanza e
richiede appunto come il libro di Beitz un’attenta lettura.
Scrive
Carbone :”Nonostante i recenti tentativi di tessereun dialogo tra
governo e opposizione e le reiterate sollecitazioni delPresidente della
Repubblica per avviare quel riformismo istituzionale eoperativo che
serve al paese, la cura al capezzale dell'Italia malata tarda adessere
prescritta e, soprattutto, somministrata. Nel migliore dei casi,
èrinviata a dopo la tornata elettorale di fine marzo.(2011, che non c’è
statan.d.r. ). Intanto, nell'arena politica aumenta la confusione, tra
l’eco deirischi di default degli anelli deboli dell'area euro, nel
Mezzogiorno europeo(Grecia, Portogallo e Spagna) e l'amara sorpresa del
recente impeachment delnostro vertice della Protezione civile. Eppure si
era detto che la crisifinanziaria internazionale avrebbe dovuto
rappresentare un'opportunità perindurre la politica a "cambiare
registro" al fine di apportare lenecessarie riparazioni ad un motore -
il sistema Italia - che ha denunciatomalfunzionamenti.

Del
resto, il termine crisi in latino, in senso figurato,significa
scegliere, decidere e tutti sappiamo quanto il nostro paese
avrebbebisogno di un ceto politico che lo facesse con serietà,
responsabilità edeterminazione. Servono riforme istituzionali
democratiche e costituzionali in gradodi rendere più competitivo il
paese e di intercettare una struttura socialesempre più sfuggente e
liquida: soprattutto, cambiare alcuni meccanismi difunzionamento che
contribuiscono a paralizzare l'Italia, malata di precoceinvecchiamento,
di un latente quanto subdolo declino economico, di
relazionalitànepotistica e corporativa, di mancanza di merito e di
adeguate politiche drinclusione sociale. Il paese è perciò in una
situazione certo non incoraggiante(ulteriormente depressa dalla crisi),
che è ribadita da un'analisi
collettanealtaly Today. The Sick Man oJ Europe che
uscirà a Londra da Routledge, con contributi inprevalenza di studiosi
stranieri. Dunque, il malato deve essere curato e, secerchiamo terapie
adeguate, conviene iniziare a consultare
La cura diMichele Ainis
(Chiarelettere), un volume che prescrive una terapia, propostanel
format di un decalogo, tanto suggestivo quanto radicale. «Se volete
nuoveleggi, bruciate quelle vecchie», suggerisce Ainis,
costituzionalista e autoredi un bel saggio,
La legge
oscura. « Una guerra silenziosa -egli scrive - arma l'uno contro l'altro gli italiani.
È
la guerra del diritto contro il privilegio, dell'equità
control'ingiustizia. È anche la guerra dei più giovani contro il potere
deglianziani. Delle donne contro le strettoie d'una società maschile.
Dei singolicontro il concistoro delle lobby. Dei talenti contro i parenti. Più ingenerale degli spiriti liberi, dei senza' partito,' contro l'obbedienza ciecae
serva reclamata dalla politica». C'è insomma una camicia di forza da
mandare in pezzi per promuovere una democraziafondata sul merito, la
legalità, l'uguaglianza (intesa come pari opportunità"ai nastri di
partenza"). Per rimuovere “l'ingessatura'' occorre unacura adeguata,
riforme" del fare" che riguardino le classi di-rigentie la società, i
loro meccanismi di formazione e quelli di selezione. Bisognaanche
essere animati da una pretesa tecnocratica che è, forse, specchio di
quei cambiamenti nel software culturale eistituzionale che l'incerta
rivoluzione borghese italiana non è stata ingrado di introdurre nei
centocinquanta anni di unità del paese. Istituzioni eclassi dirigenti
italiane. avrebbero riscosso maggior fiducia e legittimità se avessero
adottato una linea culturale in.grado di mettere in valore meriti e
competenze, piuttosto che ricorrere aimoltiplicatori della
disuguaglianza, quali sono i criteri di fedeltà e di meraappartenenza
di ceto.

Come dar torto a questa idea tecnocratica, di
buonademocrazia come meritocrazia elettiva, che sembra ispirare Ainis e
accomunarloal forum di pensiero che va da Platone aGiovanni Sartori?
Perciò proviamo a girare pagina, raccogliendo la sfidariformista per
disarmare il potere delle lobbies che agiscono"sottotraccia" e remano a
favore dei propri interessi, come fanno delresto le oligarchie dei
partiti politici e dei sindacati o ancora, gli ordiniprofessionali e i
baroni universitari: per non parlare della necessità dievitare di essere
guidati da élite inette. Altrimenti assisteremoall'evaporazione della
centralità dell'interesse nazionale e all' affermazionearrogante di
singoli, gruppi e piccole patrie. Il decalogo di Ainis spazia dacure
specifiche per i concorsi pubblici (con sorteggio dei commissari),
aregole capaci di disciplinare la democrazia interna di partiti e
sindacati, adun'emersione delle lobbies con una legge dedicata, che, tra
l'altro, preveda ildepotenziamento del ricorso alla cooptazione, ad una
nuova legge elettorale checancelli le nomine di fattto dei
parlamentari, ad un ricambio delle classidirigenti che rispetti la
regola dei due mandati al massimo' per gli incarichidi vertice. Dunque
abbiamo più, che un'idea delle terapie necessarie e,volendo, disponiamo
di mezzi e soluzioni per inaugurare una stagione riformistain grado di
cambiare le istituzioni e il paese. Resta appunto il problema del
soggetto innovatore. Chi . si faràparte e guida di un simile
cambiamento? Ma a questa domanda è chiamato arispondere il ceto
politico, di governo e d'opposizione. È nell' arena politicala "porta
stretta" da attraversare per cambiare l'Italia.

Eremo Rocca S.Stefano venerdì 24 maggio 2013
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