ARTE FACTUM : BRUCE STERLING SOPRAVVIVERE AI ROBOT
Recentemente c'è un ritorno di interesse per la vecchiateoria che vede i robot come nemici dei lavoratori manuali.
L'idea
è che i robot possono portare via il lavoro agli esseri umani,
chepossono perfino rendere irrilevante il concetto di classe operaia,
perché chipossiede i capitali può usarli per crearsi un vantaggio
politico permanenteattraverso l'high-tech.
Questa teoria pessimistica
è vecchia quanto la parola robot, che apparve per laprima volta in
un'opera teatrale di fantascienza nel 1920, R.U.R.
(che sta per Rossumovi univerzální roboti, cioè «I robot universali di Rossum»)e fu scritta a Praga da Karel Capek.
La
sinistra leggenda sui robot è già presente in toto nell'opera
originaria diCapek.I «robot» del drammaturgo ceco sono esseri umani
artificiali, progettatiesplicitamente da «Rossum», un fanatico
imprenditore high-tech, per sostituiregli operai umani nelle industrie.
La
storia va a finire male, perché gli infaticabili robotspazzano via la
razza umana, che ha perso ogni speranza e interesse per un futuro di
umanità.
C'è di peggio: l'autore stesso, Karel Capek, morì nella
disperazione,e suofratello Josef, che aveva inventato la parola robot,
fu eliminato dai nazistinel famigerato lager di Bergen-Belsen.
La
storia dei robot è molto pesante, perciò appare un po' naïf cominciare
apreoccuparsi del rapporto tra robot e posti di lavoro nell'anno di
grazia 2013.
Non è mai stato un segreto che i robot sono creati per distruggere i posti dilavoro degli esseri umani.
È palese che i robot sono al servizio degli interessi del capitale, e non dellavoro.
Dal 2008 questa tendenza è quanto mai evidente.
I
«robot» sono ben poca cosa a confronto degli attacchi ai sindacati,
dellachiusura delle fabbriche, dell'esternalizzazione dei posti di
lavoro, deisalari ridotti per decreto, delle proclamazioni unilaterali
dello stato diausterity e delle enormi disparità di reddito fra chi
possiede i capitali e lapopolazione fisicamente produttiva.
Sono
realtà concrete, perciò preoccuparsi troppo dei «robot» in condizioni
cosìdrammatiche in sostanza non è altro che superstizione popolare, una
metaforaletteraria.
Non è il modello di robot proposto da Capek
novant'anni fa,una macchina in forma umana che toglie a un uomo i suoi
mezzi di sussistenza eusurpa il suo ruolo di cittadino, operatore morale
e specie, di cui dobbiamoaver paura.
Robot di forma umana e con nomi umani, come «Baxter» e «Asimo», sono solomanichini animati.
I «robot» avanzati dei giorni nostri sono una cosa diversa e più moderna.
Non sono macchine indipendenti e pensanti fatte con le nostre fattezze.
Sono le periferiche di enormi database wireless in banda larga, come peresempio la Google Car.
La Google Car non si guida da sola.
È
fondamentale capire che la Google Car è un'automobile guidata da
Google, che vienespostata con precisione attraverso lo spazio
tridimensionale dalle smisurate esempre più accurate banche dati di
Google Mappe.
Una Google Car non è un'entità indipendente e pensante.
È
una macchina mobile che esegue un'enorme database composto dai
movimentitridimensionali preregistrati eseguiti da molte altre auto
prima di lei.
La Google Car è un'entità simile al traduttore di Google.
Il
traduttore di Google non capisce l'inglese o l'italiano, ma ha un
enormedatabase stocastico di testi tradotti dall'italiano all'inglese.
Il
traduttore di Google non è in grado di scrivere niente dasolo, ma per
certi testi che sono già stati tradotti migliaia di volte prima, èun
ottimo traduttore.
Economico, efficiente e sempre disponibile.
Ne consegue che la Google Car può essere un autista eccellente su tragitti che sonostati percorsi da molti altri in passato.
Su
certi percorsi molto trafficati, con mappe molto dettagliate, può
essere unautista eccellente, probabilmente migliore di qualsiasi essere
umano.
Perciò, se vi state chiedendo se una Google Car può togliere il lavoro a unessere umano che fa le consegne, la risposta è sì.
Non ci sarà un autista robot a forma di uomo dietro il volante.
La Google Car ideale non ha nemmeno un volante.
Il robot della Google Car è Google con le ruote.
Questa è automazione moderna in azione.
L'automazione non è una novità.
La domanda fondamentale è come saranno distribuiti tra gli esseri umani ibenefici di questa maggiore efficienza industriale.
E
sappiamo già come vanno le cose in questo senso ultimamente: i benefici
vannodritti ai più ricchi, mentre gli oneri ricadono sui poveri.
Karel Capek lo sapeva già nel 1920.
Nel tempo che è trascorso da allora, sembra che non abbiamo imparato quasinulla.
La Repubblica 21.08.2013 (Traduzione di Fabio Galimberti)
Eremo Rocca S.Stefano mercoledì 21 agosto 2013
mercoledì 21 agosto 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento