“Le Ateniesi” un
romanzo di Alessandro Barbero in cui
l’autore si trasforma in un «viaggiatore incantato» in tempi lontani da
noi .Una riflessione sulla storia di ieri e di oggi che sembra essere sempre la
stessa
Ne è valsa la pena. Lo dico subito a scanso di equivoci e
polemiche per quello che scriverò di seguito in merito ad alcuni luoghi di
L’Aquila post terremoto . ( Discorso
forse non pertinente ma che ho
voluto qui affrontare in modo chiaro anche
se fuori da ogni polemica o
“fomentazioni” che non appartengono al dna della mia scrittura). E’ valsa la pena
di fare lo slalom tra cantieri aperti, lavori in corso, odore di polvere,
umidità e muffa che non va via dal sei
aprile di quell’anno. E’ valsa la pena di raggiungere ,tra l’angoscia per la
constatazione di una ricostruzione che riporterà vita nel centro storico di
L’Aquila forse tra venti, trenta anni,il Palazzetto dei Nobili. Dove venerdì
pomeriggio organizzato dall’Associazione
Volta La Carta in collaborazione con il Rotary il prof. Alessandro Barbero ha
parlato del suo libro Le ateniesi (Mondadori pp.216 €19 ).
Una conversazione affascinante sia per i temi affrontati
sia per la capacità del prof. Barbero di evocare con la forza delle parole ma anche delle
innumerevoli letture che stanno dentro questa storia da lui raccontata nel romanzo Le ateniesi. Che poi , (certo
romanzo è come lui stesso lo ha
definito), è anche un chiaro modo di fare storia secondo una certa scuola francese ovvero tenere davanti i documenti
del tempo – ecco i testi della drammaturgia greca che Barbero ha ricordato- entrando però anche nella quotidianità dei
protagonisti .
Come dicevo all’inizio
questa gradevole ,affascinante e coinvolgente immersione nel mondo
antico ,ha sofferto di un fastidio ( non più di tanto ) dell’infelice scelta
del luogo il Palazzetto dei nobili in questo caso per la capienza ( posti a sedere insufficienti ) ,per la
dislocazione, per l’immagine . Permettetemi
di dire due parole su questo luogo
e poi lo abbandoneremo “al suo destino “ per tornare a quella che è stata la
presentazione de Le ateniesi .Voglio dire che il Palazzetto dei nobili è stata
la prima struttura comunale ad essere
recuperata al suo uso .Ma se fosse per me ora io lo chiuderei e ne butterei la
chiave fino a quando appunto il centro storico non sarà ripopolato. E’ un
inutile blasone, con tutti quegli stucchevoli
ammennicoli alle pareti, buio in tutte le sue stanze, inadatto a molte
esigenze specialmente per le mostre di opere visive ( che ospita sovente ).
Insomma voglio dire non può essere
l’immagine del fare cultura a L’Aquila. Meglio sarebbe stata la scelta dell’auditorium Renzo Piano il cui interno
almeno appare più luminoso o la sala di Palazzo Fibbioni se proprio di voleva restare in centro . Voci
sussurranti dicono che il Palazzetto dei nobili come la
sala Fibbioni vengono concesse all’uso gratuitamente mentre l’auditorium comporta
delle spese per gli utilizzatori.
E su questa disparità su chi può permettersi l’auditorium
e chi no, torniamo alla presentazione de Le ateniesi e a uno dei temi affrontati (in cui c’entra
appunto la riflessione sui luoghi che
abbiamo appena stoppato ) la democrazia e nel caso del libro la democrazia ateniese
che è uno dei tre filoni narrativi del romanzo. Uguale alla nostra. Manco per
sogno. Certo la nostra democrazia è la
peggior cosa che esista ma è meno peggio di tutte le altre forme di governo
esistenti. La democrazia ateniese era
ancora tutta un’altra cosa .
Oltre al tema della democrazia in Atene il romanzo
racconta la storia di una violenza sessuale e la rivolta delle donne ateniesi e spartane con la presa dell’Acropoli da parte loro e
con il rifiuto sessuale per costringere
i mariti a porre fine al conflitto Atene
Sparta negli anni 400 a.C . ricordato
dagli storici come guerra del Peloponneso
e narrata da Tucidide .Questo l’esordio della presentazione con un
Barbero veramente proiettato verso la
ricostruzione di un impegno narrativo nel quale ha fortemente creduto anche
perché vi ha voluto travasare alcuni temi che gli urgevano -
Ma andiamo per ordine .
“Le Ateniesi è un romanzo
sorprendente, a tratti durissimo, che narra con potenza visionaria la lotta di
classe, l'eterna deriva di sopraffazione degli uomini sulle donne, l'innocenza
e la testardaggine di queste ultime, la necessità per gli uni e le altre di
molto coraggio per cambiare il corso della storia.”
L’idea è venuta all’autore leggendo
un saggio di Luciano Canfora su Tucidide in cui c’è appunto Il racconto
del colpo di Stato antidemocratico del 411
a .C. Un colpo di stato per abbattere la democrazia in una città in
cui la democrazia, quella ateniese , che
è espressione del governo della città da parte appunto di pochi cittadini che in assemblea votano tutte le decisioni . Un
sistema democratico ,quello ateniese che
assicurava il voto a tutti e offriva anche forme di sussistenza e di reddito
garantito per i più poveri. Democrazia però fortemente osteggiata dall’altra
classe quella degli oligarchi che non perde occasioni per contrastarla fino
ad abbatterla .Una città Atene divisa in
classi se si aggiungono gli schiavi che
sono barbari ossia immigrati .Siamo
negli anni in cui si svolge un
decennale conflitto la guerra del Peloponneso tra Sparta ed Atene. In questo quadro viene
narrata appunto una storia di stupro , la violenza sulle due figlie di Polemone e Trasillo due popolane da
parte del figlio del ricco Eubulo, Cimone e dei
suoi amici Argiro e Cratippo che ricorda la vicenda
della violenza del Circeo che
impressionò l’autore all’epoca del verificarsi dei fatti e che in realtà
, a distanza di secoli, riproponeva lo stesso problema :Cimone violenta le ragazze perché sono due popolane
come i violentatori del
Circeo erano tali anche per affermare la loro superiorità sociale ed
economica.
A questo punto l’autore confessa ,nella sua ricostruzione
appassionata e affascinante, fatta presentando il libro che sarebbe stato
bello poter descrivere un colpo di
stato per abbattere la democrazia degli ateniesi con protagonista le donne .E glielo permette Aristofane
un autore coevo che comunque lui ama fin dai tempi del liceo,con la sua
Lisistrata. Questa opera teatrale narra
come Lisistrata e le altre donne ateniesi e spartane conquistino l’Acropoli e
il suo tesoro,inizino uno sciopero del
sesso per costringere i mariti, gli uomini a porre fine a quella che gli storici ricordano come
guerra del Peloponneso. E mentre avviene
la violenza sessuale il popolo di Atene assiste alla
rappresentazione della Lisistrata .
Barbero porta dunque in scena nell'Atene classica un dramma sinistramente attuale (quella
dei pariolini di buona famiglia che
usano violenza su due popolane) e al tempo stesso porta sul palcoscenico una
commedia antica facendoci divertire e appassionare come se fossimo i suoi primi
spettatori.
Ma il romanzo ha anche altri
personaggi e affronta molti temi .In una intervista Barbero ha ricordato :”
«Quello ateniese era un governo del popolo che, è necessario ricordarlo, aveva
anche un volto assolutamente spietato. Quando gli abitanti di Melos scelsero di
essere neutrali, i combattenti di Atene sgozzarono gli uomini e ridussero in
schiavitù donne e bambini. Ho affidato a Crizia, politico, filosofo e
scrittore, il compito di organizzare un putsch pacifista con altri nobili
riuniti nelle Eterie, le sette segrete che praticavano la lettura di opere
poetiche, la pederastia come forma di educazione per i giovani e l’abitudine
del simposio esclusivamente maschile». Come pure la paura da parte degli
ateniesi del castigo degli dei , del loro olimpo che hanno
virtù e difetti simili a quelli degli uomini. Dei spietati che si
vendicano ferocemente .Dei che vanno
placati appunto con la condanna a morte dei responsabili delle offese come nel
caso di Socrate messo a morte per quello che insegna e di Alcibiade che si salva fuggendo perché da una donna greca
di Milo ridotta in schiavitù dopo la conquista di quell’isola ha avuto un
figlio.
Ma il romanzo va letto e alla sua lettura invitiamo in attesa appunto del ricco programma della rassegna Voltalacarta che si terrà il
prossimo 7-8 e 9 ottobre nei locali dell’ex cartiera del Vetoio.
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