“Le Ateniesi” un
romanzo di Alessandro Barbero in cui
l’autore si trasforma in un «viaggiatore incantato» in tempi lontani da
noi .Una riflessione sulla storia di ieri e di oggi che sembra essere sempre la
stessa

Una conversazione affascinante sia per i temi affrontati
sia per la capacità del prof. Barbero di evocare con la forza delle parole ma anche delle
innumerevoli letture che stanno dentro questa storia da lui raccontata nel romanzo Le ateniesi. Che poi , (certo
romanzo è come lui stesso lo ha
definito), è anche un chiaro modo di fare storia secondo una certa scuola francese ovvero tenere davanti i documenti
del tempo – ecco i testi della drammaturgia greca che Barbero ha ricordato- entrando però anche nella quotidianità dei
protagonisti .

E su questa disparità su chi può permettersi l’auditorium
e chi no, torniamo alla presentazione de Le ateniesi e a uno dei temi affrontati (in cui c’entra
appunto la riflessione sui luoghi che
abbiamo appena stoppato ) la democrazia e nel caso del libro la democrazia ateniese
che è uno dei tre filoni narrativi del romanzo. Uguale alla nostra. Manco per
sogno. Certo la nostra democrazia è la
peggior cosa che esista ma è meno peggio di tutte le altre forme di governo
esistenti. La democrazia ateniese era
ancora tutta un’altra cosa .
Oltre al tema della democrazia in Atene il romanzo
racconta la storia di una violenza sessuale e la rivolta delle donne ateniesi e spartane con la presa dell’Acropoli da parte loro e
con il rifiuto sessuale per costringere
i mariti a porre fine al conflitto Atene
Sparta negli anni 400 a.C . ricordato
dagli storici come guerra del Peloponneso
e narrata da Tucidide .Questo l’esordio della presentazione con un
Barbero veramente proiettato verso la
ricostruzione di un impegno narrativo nel quale ha fortemente creduto anche
perché vi ha voluto travasare alcuni temi che gli urgevano -
Ma andiamo per ordine .
“Le Ateniesi è un romanzo
sorprendente, a tratti durissimo, che narra con potenza visionaria la lotta di
classe, l'eterna deriva di sopraffazione degli uomini sulle donne, l'innocenza
e la testardaggine di queste ultime, la necessità per gli uni e le altre di
molto coraggio per cambiare il corso della storia.”

A questo punto l’autore confessa ,nella sua ricostruzione
appassionata e affascinante, fatta presentando il libro che sarebbe stato
bello poter descrivere un colpo di
stato per abbattere la democrazia degli ateniesi con protagonista le donne .E glielo permette Aristofane
un autore coevo che comunque lui ama fin dai tempi del liceo,con la sua
Lisistrata. Questa opera teatrale narra
come Lisistrata e le altre donne ateniesi e spartane conquistino l’Acropoli e
il suo tesoro,inizino uno sciopero del
sesso per costringere i mariti, gli uomini a porre fine a quella che gli storici ricordano come
guerra del Peloponneso. E mentre avviene
la violenza sessuale il popolo di Atene assiste alla
rappresentazione della Lisistrata .
Barbero porta dunque in scena nell'Atene classica un dramma sinistramente attuale (quella
dei pariolini di buona famiglia che
usano violenza su due popolane) e al tempo stesso porta sul palcoscenico una
commedia antica facendoci divertire e appassionare come se fossimo i suoi primi
spettatori.
Ma il romanzo ha anche altri
personaggi e affronta molti temi .In una intervista Barbero ha ricordato :”
«Quello ateniese era un governo del popolo che, è necessario ricordarlo, aveva
anche un volto assolutamente spietato. Quando gli abitanti di Melos scelsero di
essere neutrali, i combattenti di Atene sgozzarono gli uomini e ridussero in
schiavitù donne e bambini. Ho affidato a Crizia, politico, filosofo e
scrittore, il compito di organizzare un putsch pacifista con altri nobili
riuniti nelle Eterie, le sette segrete che praticavano la lettura di opere
poetiche, la pederastia come forma di educazione per i giovani e l’abitudine
del simposio esclusivamente maschile». Come pure la paura da parte degli
ateniesi del castigo degli dei , del loro olimpo che hanno
virtù e difetti simili a quelli degli uomini. Dei spietati che si
vendicano ferocemente .Dei che vanno
placati appunto con la condanna a morte dei responsabili delle offese come nel
caso di Socrate messo a morte per quello che insegna e di Alcibiade che si salva fuggendo perché da una donna greca
di Milo ridotta in schiavitù dopo la conquista di quell’isola ha avuto un
figlio.
Ma il romanzo va letto e alla sua lettura invitiamo in attesa appunto del ricco programma della rassegna Voltalacarta che si terrà il
prossimo 7-8 e 9 ottobre nei locali dell’ex cartiera del Vetoio.
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