lunedì 26 settembre 2016

“Le Ateniesi” un romanzo di Alessandro Barbero



“Le Ateniesi” un romanzo di  Alessandro Barbero in cui l’autore si  trasforma in un  «viaggiatore incantato» in tempi lontani da noi  .Una riflessione sulla storia  di ieri e di oggi che sembra essere sempre la stessa

Ne è valsa la pena. Lo dico subito a scanso di equivoci e polemiche per quello che scriverò di seguito in merito ad alcuni luoghi di L’Aquila post terremoto . ( Discorso  forse non pertinente  ma che ho voluto qui affrontare  in modo chiaro anche se  fuori da ogni polemica o “fomentazioni”  che non appartengono  al dna della mia scrittura). E’ valsa la pena di fare lo slalom tra cantieri aperti, lavori in corso, odore di polvere, umidità e muffa  che non va via dal sei aprile di quell’anno. E’ valsa la pena di raggiungere ,tra l’angoscia per la constatazione di una ricostruzione che riporterà vita nel centro storico di L’Aquila forse tra venti, trenta anni,il Palazzetto dei Nobili. Dove venerdì pomeriggio organizzato dall’Associazione Volta La Carta in collaborazione con il Rotary il prof. Alessandro Barbero ha parlato del suo libro Le ateniesi (Mondadori pp.216 €19 ).
Una conversazione affascinante sia per i temi affrontati sia per la capacità del prof. Barbero di evocare   con la forza delle parole ma anche delle innumerevoli letture che stanno dentro questa storia da lui raccontata  nel romanzo Le ateniesi. Che poi , (certo romanzo è  come lui stesso lo ha definito), è  anche un chiaro modo  di fare storia  secondo una certa scuola  francese ovvero tenere davanti i documenti del tempo – ecco i testi della drammaturgia greca  che Barbero ha ricordato-  entrando però anche nella quotidianità dei protagonisti  .
Come dicevo all’inizio   questa gradevole ,affascinante e coinvolgente immersione nel mondo antico ,ha sofferto di un fastidio ( non più di tanto ) dell’infelice scelta del luogo il Palazzetto dei nobili in questo caso per la capienza   ( posti a sedere insufficienti ) ,per la dislocazione, per l’immagine . Permettetemi  di dire due parole  su questo luogo e poi lo abbandoneremo  “al suo  destino “ per tornare a quella che è stata la presentazione de Le ateniesi .Voglio dire che il Palazzetto dei nobili è stata la prima struttura  comunale ad essere recuperata al suo uso .Ma se fosse per me ora io lo chiuderei e ne butterei la chiave fino a quando appunto il centro storico non sarà ripopolato. E’ un inutile blasone, con tutti quegli stucchevoli  ammennicoli alle pareti, buio in tutte le sue stanze, inadatto a molte esigenze specialmente per le mostre di opere visive ( che ospita sovente ). Insomma voglio dire  non può essere l’immagine del fare cultura a L’Aquila.   Meglio sarebbe stata la scelta  dell’auditorium Renzo Piano il cui interno almeno appare più luminoso o la sala di Palazzo Fibbioni  se proprio di voleva restare in centro . Voci sussurranti dicono che il Palazzetto dei nobili  come  la sala Fibbioni  vengono  concesse all’uso   gratuitamente mentre l’auditorium comporta delle spese  per gli utilizzatori.
E su questa disparità su chi può permettersi l’auditorium e chi no, torniamo alla presentazione de Le ateniesi  e a uno dei temi affrontati (in cui c’entra appunto la riflessione sui luoghi  che abbiamo appena stoppato ) la democrazia  e nel caso del libro la democrazia ateniese che è uno dei tre filoni narrativi del romanzo. Uguale alla nostra. Manco per sogno. Certo la nostra democrazia  è la peggior cosa che esista ma è meno peggio di tutte le altre forme di governo esistenti. La democrazia  ateniese era ancora  tutta un’altra cosa .
Oltre al tema della democrazia in Atene il romanzo racconta la storia di una violenza sessuale e la rivolta delle donne  ateniesi e spartane  con la presa dell’Acropoli da parte loro e con il rifiuto  sessuale per costringere i mariti  a porre fine al conflitto Atene Sparta  negli anni 400 a.C . ricordato dagli storici come guerra del Peloponneso   e narrata da Tucidide .Questo l’esordio della presentazione con un Barbero veramente  proiettato verso la ricostruzione di un impegno narrativo nel quale ha fortemente creduto anche perché vi ha voluto travasare alcuni temi che gli urgevano -
Ma andiamo per ordine .
“Le Ateniesi è un romanzo sorprendente, a tratti durissimo, che narra con potenza visionaria la lotta di classe, l'eterna deriva di sopraffazione degli uomini sulle donne, l'innocenza e la testardaggine di queste ultime, la necessità per gli uni e le altre di molto coraggio per cambiare il corso della storia.”
L’idea  è venuta all’autore leggendo un saggio di Luciano Canfora su Tucidide in cui c’è appunto Il racconto del colpo di Stato antidemocratico del 411  a .C. Un colpo di stato per abbattere la democrazia in una città in cui  la democrazia, quella ateniese , che è espressione del governo della città da parte appunto di pochi cittadini  che in assemblea votano tutte le decisioni . Un sistema democratico ,quello ateniese  che assicurava il voto a tutti e offriva anche forme di sussistenza e di reddito garantito per i più poveri. Democrazia però fortemente osteggiata dall’altra classe quella degli oligarchi che non perde occasioni per contrastarla fino ad  abbatterla .Una città Atene divisa in classi  se si aggiungono gli schiavi che sono barbari ossia immigrati .Siamo  negli anni in cui si svolge un  decennale conflitto la guerra del Peloponneso  tra Sparta ed Atene. In questo quadro viene narrata  appunto una storia di stupro , la violenza sulle due figlie di Polemone e Trasillo due popolane da parte del figlio del ricco Eubulo, Cimone e dei suoi amici Argiro e Cratippo che ricorda la vicenda della violenza del Circeo che  impressionò l’autore all’epoca del verificarsi dei fatti e che in realtà , a distanza di secoli, riproponeva lo stesso problema :Cimone  violenta le ragazze perché sono due popolane come i  violentatori  del  Circeo erano tali anche per affermare la loro superiorità sociale ed economica.
A questo punto l’autore confessa ,nella sua ricostruzione appassionata e affascinante, fatta presentando il libro  che sarebbe stato bello poter  descrivere un colpo di stato  per abbattere  la democrazia degli ateniesi  con protagonista le donne .E glielo permette Aristofane un autore coevo  che comunque  lui ama fin dai tempi del liceo,con la sua Lisistrata. Questa opera teatrale  narra come Lisistrata e le altre donne ateniesi e spartane conquistino l’Acropoli e il suo tesoro,inizino uno sciopero  del sesso per costringere i mariti, gli uomini a porre fine  a quella che gli storici ricordano come guerra del Peloponneso. E mentre  avviene la violenza  sessuale  il popolo di Atene assiste alla rappresentazione  della Lisistrata . Barbero  porta dunque in scena nell'Atene classica un dramma sinistramente attuale (quella dei pariolini  di buona famiglia che usano violenza su due popolane) e al tempo stesso porta sul palcoscenico una commedia antica facendoci divertire e appassionare come se fossimo i suoi primi spettatori.
 
Ma il romanzo ha anche altri personaggi e affronta molti temi .In una intervista Barbero ha ricordato :” «Quello ateniese era un governo del popolo che, è necessario ricordarlo, aveva anche un volto assolutamente spietato. Quando gli abitanti di Melos scelsero di essere neutrali, i combattenti di Atene sgozzarono gli uomini e ridussero in schiavitù donne e bambini. Ho affidato a Crizia, politico, filosofo e scrittore, il compito di organizzare un putsch pacifista con altri nobili riuniti nelle Eterie, le sette segrete che praticavano la lettura di opere poetiche, la pederastia come forma di educazione per i giovani e l’abitudine del simposio esclusivamente maschile». Come pure la paura da parte degli ateniesi del castigo degli dei , del loro olimpo  che hanno  virtù e difetti simili a quelli degli uomini. Dei spietati  che si vendicano  ferocemente .Dei che vanno placati appunto con la condanna a morte dei responsabili delle offese come nel caso di Socrate messo a morte per quello che insegna  e di Alcibiade che  si salva fuggendo perché da una donna greca di Milo ridotta in schiavitù dopo la conquista di quell’isola ha avuto un figlio.
Ma il romanzo va letto e alla sua lettura invitiamo  in attesa appunto del ricco programma  della rassegna Voltalacarta che si terrà il prossimo 7-8 e 9 ottobre nei locali dell’ex cartiera del Vetoio.

Eremo Rocca S,. Stefano sabato 24 settembre 2016











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