venerdì 14 ottobre 2016

Premio Volta La Carta




E’ stato  il Mediterraneo inteso come crocevia di storie, passaggi e migrazioni il filo conduttore della quarta edizione di Volta la Carta, la fiera delle letterature e dell'editoria indipendente  tenutosi  dal 7 al 9 ottobre all'Aquila alla Cartiera del Vetoio.In particolare il tema era  ispirato a una frase di Giovanni Verga: "...perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là, dove nasce e muore il sole".
La Giuria  presieduta  da Emiliano Poddi, docente alla Scuola Holden fondata da Alessandro Baricco, autore  per  Feltrinelli, del bellissimo Le vittorie imperfette per  il III Premio Letterario  Volta la Carta  ha voluto  assegnare per la “sezione poesia” il primo premio alla mia composizione  
IL MARE DI QUA E DI LA’

Al mare ancora non l’ho detto
forse non ce la farei oggi;
culla il mare la fine del giorno
e io della tua assenza
ancora non gliene parlo,con gli occhi
urto il tramonto
ed è la stessa salsedine che portò il vento
nei pensieri a dire
“ora dovrò essere custode,
custode delle vostre solitudini
perché sono io il mare” il mare  di qua e di là
del  paese del tuo corpo,
il mare che con le sue mani
ora carezza il tuo volto
che con le sue labbra bacia
le tue labbra,che con il suo sogno
culla il tuo sonno.
Non lo sa il mare
e io non gliel’ho ancora detto
e lui fa finta di non saperlo .

con la seguente motivazione “per aver trasformato un celebre verso di Alexander Pope – and seas  but join  the regions  they divide – ( il mare unisce i paesi che divide ) in una poesia intima, sofferta e crepuscolare  nel vero senso della parola : è il tramonto ,la persona amata è assente  e il mare ,annullando le distanze , custodisce  un segreto  che non c’è bisogno di esprimere a voce “.

Nel ringraziare la giuria e tutti  gli amici che mi hanno fatto gli auguri  per questo premio  voglio ripetere quello che ho detto al momento della premiazione. Sono un montanaro che ama il mare. Perché il mare  è come le valli e il deserto. Hanno la stessa intensità di materia  l’uno d’acqua, gli altri due di terra .Due elementi  di vita ma anche di morte .  E oggi che sul mare e in particolare su quel mare di cui stiamo parlando  ,il Mediterraneo, si danno  il cambio la vita e la morte come si legge nelle cronache dei migranti: Sui barconi della speranza nascono bambini e bambine ,muoiono uomini e donne .

Pensando al mare ho sempre pensato al racconto di Kafka “Davanti alla legge “ ovvero davanti alla conoscenza impossibile. Un uomo giunto davanti a una porta sorvegliata da un custode vorrebbe attraversarla ma il custode gli frappone delle difficoltà. Non è possibile, almeno non ora; forse dopo. L’uomo prova a convincere il custode, con mezzi leciti e illeciti. Questi lascia fare e accetta tutto, ma non promette nulla né lo lascia entrare. Così l’uomo comincia anche a dimenticare perché se ne sta lì ad osservare quasi ininterrottamente il custode. Passa il tempo di una vita . Alla fine l’uomo  muore, ma prima di morire chiede perché nessun altro all’infuori di lui ha chiesto accesso a quella porta . Ma quell’ingresso era destinato a lui, e a lui solo. Quando l’uomo muore, la porta viene definitivamente richiusa dal custode.
E così con il mare ,per la conoscenza del mare o ti ci tuffi dentro o rimani a guardare .

Ho una lunga dimestichezza con il mare e con il mare Mediterraneo fin da quando ho letto Breviario mediterraneo di Predrag Matvejevic. Il Mediterraneo di Matvejevic non mi ha mai lasciato solo; mi ha accompagnato fedele in molti viaggi ed è stato generoso di sempre nuovi stimoli di riflessione e di immagini tratte dal susseguirsi delle civiltà marittime, fuse e sovrapposte nella stratificazione secolare degli eventi e delle lingue. Come pure  Terra e mare di Carl  Schmitt .Nel 1942, totalmente isolato nella Berlino in guerra, Carl  Schmitt  decide  di  scrivere  per  la  figlia  Anima questo singolare saggio in  forma di racconto, in cui la storia del mondo viene riletta nella prospettiva di una  opposizione  fondamentale,  quella  tra  terra  e mare. Non si tratta soltanto di due elementi, di due forze naturali, di due spazi vitali che determinano la vita  dell’uomo:  Schmitt  intende  mostrare  come  la terra   e   il   mare,   nella   loro   polarità,   siano   le componenti di uno dei segreti motori della storia. In un abbagliante intreccio di interpretazione storica teoria politica, mitografia e teologia, filosofia ed esoterismo, il grande giurista si inoltra così in un affascinante territorio al confine tra speculazione e immaginazione, dove la ricerca dell’«elementare» si spinge «alle soglie dell’escatologia».
Mediterraneo dunque ,mare delle tempeste dei conflitti, ma soprattutto mare dei cieli limpidissimi delle culture che si sono incontrate e si sono sovrapposte tra loro come un groviglio di alberi o una mescolanza di dialetti  chiuso tra le sue coste, ma  mare più ricco e più libero del mondo. 
Nei miei post su facebook  ma soprattutto su  http://osservatoriodiconfine.blogspot.it/ ho molte volte parlato del mare mediterraneo appunto con una rubrica proprio dal titolo “Mediterraneo.Potrei continuare  questa riflessione con altre considerazioni su questo tema .Mi piace però  qui occupare un po’ di spazio inserendo alcune poesie  (rimandando  magari ad un altro post la riflessione sul mare e in particolare sul Mediterraneo  ) , e ringrazio  chi  ha letto fin qui e continuerà a leggere.
Quando ho scelto la poesia di inviare al concorso di Volta la Carta  sono stato  a lungo indeciso su quale inviare  Eccone alcune altre che mi sembravano di pari dignità:
DE PROFUNDIS CLAMAVI
Ho visto il mare
era come una semiminima
sul rigo di uno spartito
per un violino e una viola
ora in attesa ora in fuga.

Così  il mare attende con pazienza
e fugge presto e andante
e fugge con le sue onde
gonfie, andanti, veloci e precipitanti :
con le sue onde
quando poi si spengono.

E quando il mare si spegne
accogli tu il suo calare
come le stelle in una notte di S.Lorenzo,
accogli  tu nel tuo corpo inquieta 
quella sua vita,quella vita che cercavi
e che ora riposa in te.

Riposa in fondo al mare
e brutale è stato il suo acquietarsi.
Venivi dall’altra sponda
portavi a questa terra
quello che ti rimaneva
e cercavi una zolla dopo l’altra
la terra, la terra d’oltremare
per aggiungere zolla a zolla,
colori a colori ,profumi a profumi,
grida a grida.

Anche il mare  tra  le due sponde
si   aggiunge e suona con te
sopra di te, dentro di te ,
tu che riposi ormai laggiù
e non è più mare
il tuo ultimo altrove.
E non è più mare.

Anche il mare  suona come
l’ultimo strumento ,straziato strumento ,
solitario strumento
il suo de profundis clamavi
per te , solo per te.
  
TERRA E MARE
Mare al di là della terra
terra oltremare .
Terra e mare. Salpare.
Confuse onde di terra
zolle di mare al largo .
E un porto  attende
ancora .

VENNERO ED ERANO SOLI

Era il mare
che si scontrava con il tramonto
e portava a riva il suo colore
ed io sulla spiaggia
accesi un fuoco rosso
segnale per non confondere
oltremare l’approdo.
Vennero ed erano soli
senza sirene
lasciate a cantare
il colore del tramonto .

IO STESSO MI PORTO  DENTRO IL MARE

Io stesso mi porto dentro il mare
come mia madre schiava
sulla spiaggia mi portò in grembo
e sulla spiaggia attese
che io nascessi
e che il mare si facesse terraferma.

Maledetta, maledetta sorte
che giammai non vide sole
sul mare ,ma gocce di latte
annerito del suo seno  allo stremo,
il latte che non precorre ciò che sazia.

Ed ora eccomi qua.

Dalla mia terra io scappo
senza pace e senza soluzione
e ritorno.Ma è inutile.
Ora il mare sopra di me senza ritmo
e senza sosta
piange la mia morte, la mia morte,
sopra una spiaggia.

Su una spiaggia son nato,
su una spiaggia sono morto
nel mezzo solo il mare,
solo il mare

Altre poesia sul mare avrei voglia di continuare  a mettere qui .Ma concludo con una poesia che ora mi è molto cara. Sono un nonno. E proprio nella settimana in cui ho ricevuto questo premio è nato Francesco .Mentre lo aspettavo nel corridoio  davanti alla sala parto  ho continuato a scrivere quello che è stato in questi mesi di attesa appunto un “Canzoniere dell’attesa”.Proprio in quei momenti pensavo di scrivere :

IO TI ASPETTAVO

Io ti aspettavo.
Tu venivi dall’acqua
e io pensavo al mare
acquoso e lucente
il mare di Achab e Padron Ntoni,
di Ulisse e delle sirene
delle balene e dei delfini ,
l’oceano mare con il suo canto,
simile e valli e deserti
onde di mare e onde di terra simili ,
fino a quando  terra e mare
sono diventati
il pavimento di una stanza:
io ero là ed aspettavo.
Tu venivi dall’acqua
e io avevo nel cuore un’alta marea
lasciava relitti di emozioni e parole
salate,rigogliose, spumeggianti
di una unica gioia
e non avevo ancora sguardi
e carezze e suoni e colori;
tutto era ancora silenzioso .
Oh il silenzio che non è del mare
ma solo degli uomini
quando non riescono a parlare
al mare .
Io ti aspettavo,
tu venivi senza passi ,senza grida,
senza niente addosso o in mano
come viene il mare
e sulle labbra avevi il sorriso
di chi  arriva da un lungo viaggio
ed era per te un involontario sorriso
tra pensieri ancora d’acqua
e trasparenze di carne
e lo so amavi  già quella voce,
eri arrivato per amare quella voce ,
quella voce ormai conosciuta
che da tempo ti raccontava
già il mondo
ed era il mio mondo.







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