E’ stato il
Mediterraneo inteso come crocevia di storie, passaggi e migrazioni il filo
conduttore della quarta edizione di Volta la Carta,
la fiera delle letterature e dell'editoria indipendente tenutosi
dal 7 al 9 ottobre all'Aquila alla Cartiera del
Vetoio.In particolare il tema era ispirato a una frase di Giovanni Verga:
"...perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo
stanno ad ascoltare, di qua e di là, dove nasce e muore il sole".
La Giuria
presieduta da Emiliano Poddi, docente alla
Scuola Holden fondata da Alessandro Baricco, autore per
Feltrinelli, del bellissimo Le vittorie imperfette per il III Premio Letterario Volta la Carta ha voluto
assegnare per la “sezione poesia” il primo premio alla mia composizione
IL MARE DI QUA E DI LA’
Al mare ancora non l’ho detto
forse non ce la farei oggi;
culla il mare la fine del giorno
e io della tua assenza
ancora non gliene parlo,con gli occhi
urto il tramonto
ed è la stessa salsedine che portò il vento
nei pensieri a dire
“ora dovrò essere custode,
custode delle vostre solitudini
perché sono io il mare” il mare di qua e di là
del paese del tuo
corpo,
il mare che con le sue mani
ora carezza il tuo volto
che con le sue labbra bacia
le tue labbra,che con il suo sogno
culla il tuo sonno.
Non lo sa il mare
e io non gliel’ho ancora detto
e lui fa finta di non saperlo .
con la seguente motivazione “per aver trasformato un
celebre verso di Alexander Pope – and seas
but join the regions they divide – ( il mare unisce i paesi che
divide ) in una poesia intima, sofferta e crepuscolare nel vero senso della parola : è il tramonto
,la persona amata è assente e il mare
,annullando le distanze , custodisce un
segreto che non c’è bisogno di esprimere
a voce “.
Nel ringraziare la giuria e tutti gli amici che mi hanno fatto gli auguri per questo premio voglio ripetere quello che ho detto al momento
della premiazione. Sono un montanaro che ama il mare. Perché il mare è come le valli e il deserto. Hanno la stessa
intensità di materia l’uno d’acqua, gli
altri due di terra .Due elementi di vita
ma anche di morte . E oggi che sul mare
e in particolare su quel mare di cui stiamo parlando ,il Mediterraneo, si danno il cambio la vita e la morte come si legge
nelle cronache dei migranti: Sui barconi della speranza nascono bambini e
bambine ,muoiono uomini e donne .
Pensando al mare ho sempre pensato al racconto di Kafka
“Davanti alla legge “ ovvero davanti alla conoscenza impossibile. Un uomo
giunto davanti a una porta sorvegliata da un custode vorrebbe attraversarla ma il
custode gli frappone delle difficoltà. Non è possibile, almeno non ora; forse
dopo. L’uomo prova a convincere il custode, con mezzi leciti e illeciti. Questi
lascia fare e accetta tutto, ma non promette nulla né lo lascia entrare. Così
l’uomo comincia anche a dimenticare perché se ne sta lì ad osservare quasi
ininterrottamente il custode. Passa il tempo di una vita . Alla fine
l’uomo muore, ma prima di morire chiede
perché nessun altro all’infuori di lui ha chiesto accesso a quella porta . Ma
quell’ingresso era destinato a lui, e a lui solo. Quando l’uomo muore, la porta
viene definitivamente richiusa dal custode.
E così con il mare
,per la conoscenza del mare o ti ci tuffi dentro o rimani a guardare .
Ho una lunga dimestichezza con il mare e con il mare
Mediterraneo fin da quando ho letto Breviario mediterraneo di Predrag Matvejevic. Il
Mediterraneo di Matvejevic non mi ha mai lasciato solo; mi ha accompagnato
fedele in molti viaggi ed è stato generoso di sempre nuovi stimoli di
riflessione e di immagini tratte dal susseguirsi delle civiltà marittime, fuse
e sovrapposte nella stratificazione secolare degli eventi e delle lingue. Come
pure Terra e mare di Carl Schmitt
.Nel 1942, totalmente isolato nella Berlino in guerra, Carl Schmitt
decide di scrivere
per la figlia
Anima questo singolare saggio in
forma di racconto, in cui la storia del mondo viene riletta nella
prospettiva di una opposizione fondamentale,
quella tra terra
e mare. Non si tratta soltanto di due elementi, di due forze naturali,
di due spazi vitali che determinano la vita
dell’uomo: Schmitt intende
mostrare come la terra
e il mare,
nella loro polarità,
siano le componenti di uno dei
segreti motori della storia. In un abbagliante intreccio di interpretazione
storica teoria politica, mitografia e teologia, filosofia ed esoterismo, il
grande giurista si inoltra così in un affascinante territorio al confine tra
speculazione e immaginazione, dove la ricerca dell’«elementare» si spinge «alle
soglie dell’escatologia».
Mediterraneo dunque ,mare delle tempeste dei conflitti, ma
soprattutto mare dei cieli limpidissimi delle culture che si sono incontrate e
si sono sovrapposte tra loro come un groviglio di alberi o una mescolanza di
dialetti chiuso tra le sue coste,
ma mare più ricco e più libero del
mondo.
Nei miei post su facebook
ma soprattutto su http://osservatoriodiconfine.blogspot.it/
ho molte volte parlato del mare mediterraneo appunto con una rubrica proprio
dal titolo “Mediterraneo.Potrei continuare
questa riflessione con altre considerazioni su questo tema .Mi piace
però qui occupare un po’ di spazio
inserendo alcune poesie (rimandando magari ad un altro post la riflessione sul
mare e in particolare sul Mediterraneo )
, e ringrazio chi ha letto fin qui e continuerà a leggere.
Quando ho scelto la poesia di inviare al concorso di Volta la
Carta sono stato a lungo indeciso su quale inviare Eccone alcune altre che mi sembravano di pari
dignità:
DE PROFUNDIS CLAMAVI
Ho visto il mare
era come una semiminima
sul rigo di uno spartito
per un violino e una viola
ora in attesa ora in fuga.
Così il mare attende con pazienza
e fugge presto e andante
e fugge con le sue onde
gonfie, andanti, veloci e
precipitanti :
con le sue onde
quando poi si spengono.
E quando il mare si spegne
accogli tu il suo calare
come le stelle in una notte
di S.Lorenzo,
accogli tu nel tuo corpo inquieta
quella sua vita,quella vita
che cercavi
e che ora riposa in te.
Riposa in fondo al mare
e brutale è stato il suo
acquietarsi.
Venivi dall’altra sponda
portavi a questa terra
quello che ti rimaneva
e cercavi una zolla dopo
l’altra
la terra, la terra
d’oltremare
per aggiungere zolla a
zolla,
colori a colori ,profumi a
profumi,
grida a grida.
Anche il mare tra le
due sponde
si aggiunge e suona con te
sopra di te, dentro di te ,
tu che riposi ormai laggiù
e non è più mare
il tuo ultimo altrove.
E non è più mare.
Anche il mare suona come
l’ultimo strumento
,straziato strumento ,
solitario strumento
il suo de profundis clamavi
per te , solo per te.
TERRA E MARE
Mare al di là della terra
terra oltremare .
Terra e mare. Salpare.
Confuse onde di terra
zolle di mare al largo .
E un porto attende
ancora .
VENNERO ED ERANO SOLI
Era il mare
che si scontrava con il
tramonto
e portava a riva il suo
colore
ed io sulla spiaggia
accesi un fuoco rosso
segnale per non confondere
oltremare l’approdo.
Vennero ed erano soli
senza sirene
lasciate a cantare
il colore del tramonto .
IO STESSO MI PORTO
DENTRO IL MARE
Io stesso mi porto dentro
il mare
come mia madre schiava
sulla spiaggia mi portò in
grembo
e sulla spiaggia attese
che io nascessi
e che il mare si facesse
terraferma.
Maledetta, maledetta sorte
che giammai non vide sole
sul mare ,ma gocce di latte
annerito del suo seno allo stremo,
il latte che non precorre
ciò che sazia.
Ed ora eccomi qua.
Dalla mia terra io scappo
senza pace e senza
soluzione
e ritorno.Ma è inutile.
Ora il mare sopra di me
senza ritmo
e senza sosta
piange la mia morte, la mia
morte,
sopra una spiaggia.
Su una spiaggia son nato,
su una spiaggia sono morto
nel mezzo solo il mare,
solo il mare
Altre poesia sul mare avrei voglia di continuare a mettere qui .Ma concludo con una poesia che
ora mi è molto cara. Sono un nonno. E proprio nella settimana in cui ho
ricevuto questo premio è nato Francesco .Mentre lo aspettavo nel corridoio davanti alla sala parto ho continuato a scrivere quello che è stato
in questi mesi di attesa appunto un “Canzoniere dell’attesa”.Proprio in quei
momenti pensavo di scrivere :
IO TI ASPETTAVO
Io ti aspettavo.
Tu venivi dall’acqua
e io pensavo al mare
acquoso e lucente
il mare di Achab e Padron
Ntoni,
di Ulisse e delle sirene
delle balene e dei delfini
,
l’oceano mare con il suo
canto,
simile e valli e deserti
onde di mare e onde di
terra simili ,
fino a quando terra e mare
sono diventati
il pavimento di una stanza:
io ero là ed aspettavo.
Tu venivi dall’acqua
e io avevo nel cuore
un’alta marea
lasciava relitti di
emozioni e parole
salate,rigogliose,
spumeggianti
di una unica gioia
e non avevo ancora sguardi
e carezze e suoni e colori;
tutto era ancora silenzioso
.
Oh il silenzio che non è
del mare
ma solo degli uomini
quando non riescono a
parlare
al mare .
Io ti aspettavo,
tu venivi senza passi
,senza grida,
senza niente addosso o in
mano
come viene il mare
e sulle labbra avevi il
sorriso
di chi arriva da un lungo viaggio
ed era per te un
involontario sorriso
tra pensieri ancora d’acqua
e trasparenze di carne
e lo so amavi già quella voce,
eri arrivato per amare
quella voce ,
quella voce ormai
conosciuta
che da tempo ti raccontava
già il mondo
ed era il mio mondo.
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