BIBLIOFOLLIA : .
Vocabolario degli Accademici
della Crusca, con tre indici delle voci, locuzioni, e proverbi latini, e greci,
posti per entro l’opera. Venezia, Giovanni Alberti, 1612.

PRIMA EDIZIONE di quello che è unanimemente considerato come il primo
dizionario scientifico di una lingua europea moderna. Esso ebbe inoltre un
ruolo fondamentale nello sviluppo dell’italiano nei secoli successivi fino
all’unità d’Italia.
I primordi dell’Accademia della Crusca risalgono al decennio 1570, quando
cominciarono le prime riunioni di un gruppo di amici che si dettero il nome
giocoso di “crusconi”, prendendo così le distanze dalle pedanterie
dell’Accademia fiorentina. La prima adunanza, in cui si cominciò a parlare di
leggi e statuti, si svolse il 25 gennaio del 1583, ma la cerimonia inaugurale
dell’Accademia risale al 25 marzo del 1585.
Vengono tradizionalmente indicati come fondatori della Crusca Giovan
Battista Deti (il Sollo), Anton Francesco Grazzini (il Lasca), Bernardo
Canigiani (il Gramolato), Bernardo Zanchini (il

Macerato), Bastiano de’ Rossi
(l’Inferigno) e, soprattutto, Leonardo Salviati (l’Infarinato), il quale, pur
essendo entrato per ultimo, dette la spinta decisiva verso l’istituzionalizzazione
dell’Accademia e la codificazione della terminologia legata alla farina.
L’Accademia aveva infatti il compito di separare il fior di farina (la buona
lingua) dalla crusca, secondo quel modello linguistico già promosso dal Bembo
nelle
Prose della volgar lingua (1525), che prevedeva il primato del
volgare fiorentino modellato sugli autori del Trecento (Dante, Petrarca,
Boccaccio). Tutti gli oggetti e i mobili dell’Accademia avevano nomi attinenti
al grano e al pane, compresi gli stemmi personali degli accademici.
Intorno al 1590 l’attività dell’Accademia iniziò a focalizzarsi sulla
preparazione del
Vocabolario. I primi testi ad essere spogliati furono
quelli volgari delle Tre Corone, seguiti da altri testi fiorentini, per lo più
letterari, del

Trecento e da autori più recenti come Francesco Berni, Niccolò
Machiavelli, Pietro Bembo, Giovanni della Casa, Ludovico Ariosto e lo stesso
Salviati. L’aperto fiorentinismo arcaizzante proposto dal
Vocabolario,
che, quando apparve nel 1612, suscitò immediatamente grandi dispute, destinate
a durare fino alla fine dell’Ottocento, ebbe tuttavia il merito di codificare
per secoli, in un’Italia politicamente e linguisticamente divisa, un idioma
comune, realizzando uno strumento indispensabile per tutti coloro che volevano
scrivere in buon italiano.
Il
Vocabolario ebbe grande fortuna in tutta Europa e fu preso a
modello dalle altre accademie europee nella redazione dei vocabolari delle
rispettive lingue nazionali:
Dictionnaire de la langue françoise (1694),
Diccionario de la lengua castellana (1726-1739),
Dictionary of the
English Language di Samuel Johnson (1755),
Deutsches Wörterbuch dei
fratelli Grimm (1854).

La seconda edizione del
Vocabolario apparve a Venezia nel 1623, a cura di Bastiano
de’ Rossi, senza sostanziali modifiche o aggiunte rispetto alla prima. La terza
edizione, uscita nel 1691 a
Firenze in tre volumi, ebbe una lunga gestazione (i lavori iniziarono nel 1648)
e contiene per la prima volta termini tecnici di arti e mestieri. La quarta
edizione del
Vocabolario della Crusca fu stampata a Firenze da
Domenico Maria Manni in sei volumi, dal 1729 al 1738.
Descrizione fisica. Un volume in folio di pp. (28), 960,
(104). Sul frontespizio grande calcografia raffigurante l’impresa
dell’Accademia della Crusca. Testo stampato su due colonne entro riquadratura.
F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano,
Regnani, 2010
Eremo Rocca S.Stefano giovedì 21 febbraio 2013
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