Allegro funerale re carnevalea S.Demetrio ne’Vestini
Il
sole del primo pomeriggio di un marzo atmosfericamente un
po’matto,quasi come quei “ marzi “ d’altri tempi ,illumina la scena. Il
palcoscenico è quello della piazza di S. Demetrione’ Vestini.La scena è
la rappresentazione dell’”allegro funerale di Carnevale“ organizzato
dalla Pro Loco con il patrocinio della Confcommercio e con laconsulenza
scientifica del prof.Vincenzo Battista. Una piazza che conserva i segni
del tempo e degli avvenimenti, delle storie singole e collettive. Fino
a quelli delrecente terremoto che li ha dispersi,travisandoli. In quel
senso di catastrofe e di incombente pericolo che da sempresono stati la
linfa,la circolazione sanguigna del corpo e della vita
identitariadella comunità paesana.
Raccolti andati a male, intemperie procellose con leravare e i danni al
territorio, guerre, morbi,fame, liti ,hanno tenuto il filonegativo
dell’esistere individuale e di gruppo. Un filo dipanato in un volgere
di accadimenti che sono di ieri ma anche di oggi ,che vivono
nellacontemporaneità proprio nella categoria dell’accadere ,quello che
non cambia niente o cambiatutto. Perchè il mondo di dentro delle
persone e quello di fuori che all’apparenza appare immobile, taciturno
,esile, in realtà cambia,inesorabilmente. E inesorabilmente prorompe.
Pur se dovuto ai pericoli,allesofferenze , ai dolori ,è anche specchio
di impegno, attività lavorativa,ricerca delle condizioni per stare e far
stare meglio al mondo.
Bene ha fatto la Pro loco di S. Demetrio
ne’Vestini a recuperare tutti questi segni. In modosingolare se
vogliamo. Ma non tanto. Organizzando nella domenica di carnevale
appunto un“Allegro funerale di re Carnevale”.Proprio per stare
all’interno di quei segni dicui si parlava. Per restituire alla vita di
tutti i giorni ,quella tappa ciclica che è la festa del carnevale,che
insieme a nascite, matrimoni, morti e alle feste della religiosità
popolare e dell’attività del lavoro,ne esprimono il senso più
profondo. Unacorale rappresentazione quella del funerale carnascialesco
che fa rivivere una particolare tradizione del paese di S.Demetrio,
ricostruita attraverso la tradizione orale e la memoria delle personepiù
anziane. Che con i loro saperi hanno riprodotto dei manufatti come,per
esempio, il fantoccio di re carnevale. In una fattura che fa della
manualità un’espressione altissima appunto di saperi condivisi.
Unfantoccio che dopo l’uso per la festa di carnevale veniva
riutilizzatonei campi come spaventapasseri,affermando così il suo valore
apotropaico.
Una festa ,quella di carnevale,che fa da cerniera tra la festa di S. Antonio del porcello e la Quaresima.. L’annuncio
della finedell’inverno e per questo la possibilitàdi stravolgere per
un attimo ogni cosa.Se la vita appunto di rinnova va tuttobuttato
all’aria perché torni a depositarsi in un altro modo .Con la
stranacertezza che comunque tutto torneràuguale a prima e con
l’altrettanta “certa“ speranza che l’inversione di ruoli per un istante
può essere il germe di un cambiamento.
Uno stravolgimento che
liberadalle ansie e dai dolori ,affidando a re carnevale e alla sua
sorte anche, per esempio , i debiti.
In una economia di
sussistenzache era quella contadina dell’Ottocento e della prima metà
del Novecento ( fino alla grande emigrazione e al boom economico del
dopoguerra che hannosegnato l’abbandono delle campagnee assegnato alla
terra un valore irrisorio e quindi la fine del mondo contadino)
,idebiti contratti per far fronte all’inverno risultavano un macigno per
le famiglie. Così quel peso si affidava al re carnevale perché lo
portasse lontano, nell’al di làdell’al di qua .Sperando che l’al di là
fosse migliore dell’al di qua e potesse pietosamente risarcire quanto
veniva tolto spesso dai soprusi, dauna ingiusta giustizia terrena, da
unacondizione disarmata di sopravvivenza.
Il
recupero dunque di unatradizione “esigente” che la Pro Loco
haarricchito anche con l’attualità di unconcorso per maschere
individuali (cinque partecipanti ) e di gruppo ( dieci gruppi ).Tutte
premiate proprio persottolineare lo spirito di carnevale ma
anche l’impegno che le singole persone, le scolaresche e le loro
insegnanti ,igruppi di amici, hanno messo per questoappuntamento
fortunatamente sotto ilsole di marzo.
Una ricostruzione del
carnevalefatta dunque insieme alla Pro Loco dall’intera comunità del
paese che fuori da ogni protagonismo dice l’importanza della sua
identità. Che si esprime in punti di forza edeccellenze che
sicuramentel’Amministrazione Comunale e la Pro Loco ,appunto, sapranno
valorizzare. Acominciare dalla storia della famigliaCappelli e del
suo ruolo nella vitaeconomica e sociale di S. Demetrio ne’Vestini fino
al recupero del valore del pane come elemento nutritivo e simbolico
passando attraverso il ciclo delgrano, con l’accento sulla storia di una
qualità di grano selezionato e denominato proprio “Cappelli”.(
ValterMarcone ) valtermarcone@hotmail.it valtermarcone osservatoriodiconfineblogspot.it
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