E IL RITORNO LASSU’ - poesie –
1.
E il ritorno lassù tra le antiche
strade e i muri sbrecciati ,
i campanili silenziosi e le fontane mute
è come un filo d’Arianna
d’una vita. Quante vite . Dove
si gonfia quel mare di soglie povere,
usci vuoti ,gugliate gugliate
di luce e sole perdute
nei cortili e sui cornicioni
della mia città lassù.
Lassù non ci sono voci , non senti
“come va “,”prendi un caffè”,
“che cosa mi racconti “.
Senti solo pensieri come cumuli
di terra da riporto e non c’è
più nessuno, sono tutti di passaggio .
Mentre sono qui è come guardare
il volto d’Iddio caldo di speranza
con l’occhio di una lungimirante
preghiera sulle labbra
e poi cedere a poco a poco al freddo
2.
Perché parlare di sogni
mentre lavi le tazze del caffè latte
e togli le briciole delle fette di pane .
E’ un mattino come un altro
con un po’ di sole e molto vento
di questa pronunciata primavera .
E’ uno dei giorni in cui viene da dire
“vieni a passeggiare questo pomeriggio
se il tempo mantiene “ e sta tutto qui
l’ingarbugliato pensiero di una vita
che ora si dipana nel quotidiano
con la fretta di chi non ha più
molto tempo e s’ingegna
a non pensare quando sarà sull’uscita.
Che sarà limpido quel sentiero
di fitti incontri e forse ancora di traversie
ma non più solitario .
Compagni gli amori vecchi e nuovi
nei giorni incerti al crocevia del tempo,
letti nei versi dei poeti , compagni
delle notte insonni di ansia
quando anche il dolore ha fine,
compagna tu finalmente ritrovata.
E tutto per anticipare i baci ritrovati
Nella luce dissipata d’un giorno
che volge alla fine iniziato
sparecchiando la tavola
dei rimasugli della colazione.
3.
“Tu che continui a dirmi che verrai domani
e non capisci
che per me il domani è già passato …”
Così leggevi
in quel piccolo libro di poesie
ed era come parlare
un po’ tra noi ed io ti amavo
troppo per mentire o consolarti.
4.
E tornare ancora lassù
tra i giorni dissipati , teneri
e pieni d’ombra tra il rosa
delle albe e quell’acceso
arancio di tramonti di sole.
Tornare lassù, come a chiedere perdono
per non essere più capaci
di vedere l’immagine dei baci
il suono dei canti
il rumore dei sogni.
Varcare poi appena appena
la porta delle chiese
che non hanno più soglia
per pronunciare una preghiera
come quelle delle devozioni della sera
quando scacci dal sonno
case grigie e volti di uomini
voci e parole, insonnia, il tempo
d’una giornata ormai passata.
Tornare lassù come un mesto
rituale senza vita
che la vita di qui è passata
ed è oggi scomparsa.
In questa vecchia casa
non ci sono più vecchi
che cuciono il tempo
con i ricordi
e non ci sono bambini
che guardano dalle finestre le rondini .
Ora c’è il peso della terra
della polvere , del cuore
che ha perso ogni carità
e non sa più dire
lassù , lassù sono tornato
e ho trovato le immagini
addormentate dell’amore
l’amore di chi
di qui passò e poi scomparve .
5.
Io salivo nel silenzio
la costa pietrosa
e l’ombra delle case
pareva appannata
come un amore impari.
Poi nella grande piazza
alla sommità
un chiacchiericcio di sole
vendeva i propri meriti
ma portava sempre
il lutto
di tutta quella devastazione
attorno.
Io non ho ora più
il coraggio di ricercare
i luoghi delle scorrerie
d’estate e delle passeggiate
dell’età matura.
E nemmeno più il coraggio
d’un amore senza limiti
che ti perde per la vita
e per la vita ti fa andare
alla deriva
tra memoria e desiderio.
Da lassù ora ho voglia
di andare via
e dico a bassa voce
- io ti lascerò -.
Passato ed avvenire si invertono
lo so
ma ho salvo l’uso della parola
per poter dire sempre
che il dolore brucia sempre
tutti allo stesso modo
chi va e chi resta.
6.
L’altro ieri in sogno
ho visto un quadro di Chagall
e le mani e le ciglia e gli occhi
e i balconi e le braccia
dipinte sembravano luoghi
dove si è perduto il cuore.
Un cuore perduto dietro il sole
sulle case offuscate dalla sera
case di pietra come anime struggenti
della terra
al passo del nostro tempo
ma anche senza tempo.
Ho visto campi color vinaccia
del pomeriggio e rocche brunite dal tempo
e dal colore taciturno
splendido e un po’ smaniose
di dialogare nelle vicende
che accarezzano il cuore.
E proprio del cuore dirò
dirò di un cuore perduto
come il sogno dell’altro ieri
nel vino delle feste familiari
ricordate con un po’ di nostalgia
e commozione o tra le lacrime
che bagnano le mani
allacciate intorno
a quella voce che sola batte
sulle sillabe.
D’ un cuore dissonante
dunque parlerò
come di un quarto di luna
come di una crepa sull’asfalto
come di un silenzio
che suona strano anche a Dio.
Di questo parlerò come per guardarmi
indietro con curiosità
e avrò voglia di parlare
per poco con l’improvvisa certezza
che è forse inutile
ora, parlare ancora.
7.
Quando poi ti accorgi che il silenzio
sopra un foglio bianco
è un assedio di frasi che ballano
a somiglianza di un riflesso ,
è tardi per dire che un bicchiere
è un bicchiere, una sedia una sedia,
una penna una penna. Un sorriso
un sorriso.
Devi dire che ci sono giorni che ritornano
notti uguali ,due baci somiglianti ,
due sguardi tali e quali.
Perché invece “ non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali ,
né due baci somiglianti ,
né due sguardi tali e quali “.
Così avviene che smette di piovere,
ti cucini un piatto di pasta,
e dormi qualche ora nel pomeriggio .
Avviene così, semplicemente
che andando in giro per la città
ti ritorna in mente quel silenzio
e una via dopo l’altra
ma senza ritorno,
errori , dolori speranze, propositi
e nuove speranze riempiono quel silenzio
e non hai più bisogno di frasi
perché tutto diventa
stupore su stupore
amore su amore
sogno su sogno ,
in poche parole, un silenzio
che ha lasciato qualcosa per dopo .
Le foto sono di Erica Simone
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, domenica 22 aprile 2012
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