venerdì 19 aprile 2013
ET TERRA MOTA EST : L’Aquilastagnazione Italia
ET TERRA MOTA EST : L’Aquilastagnazione Italia
"L'Aquila è il simbolo estremo della grande stagnazionedell'Italia".
Così il Financial Times che dedica una intera pagina alle sortidella città e al blocco della ricostruzione post terremoto.
Il quotidiano finanziario scrive di "una città distrutta e abbandonatache incarna la disperazione di una nazione paralizzata dalla politica e daltorpore economico" e che è simbolo di una "crisi di leadershippolitica ed economica di cui la classe politica ne è l'espressione".
Il Financial times racconta L'Aquila partendo dalla storia di AldoDi Bitonto, 83 anni, che nei giorni del quarto anniversario del sisma,fa una breve visita alla sua casa distrutta.
Il principale giornale economico-finanziario del Regno Unito non è il primoa dedicare ampi approfondimenti alla situazione post sisma del capoluogoabruzzese.
Lo scorso dicembre sul New York Times il critico ed esperto diarchitettura Michael Kimmelman definì L'Aquila un"esempio da non seguire" per la città americana da poco devastatadall'uragano Sandy.
Così infatti,a questo proposito riferiva .abruzzoweb.it/
"L'Aquila è lontana da Staten Island o Rockaways, le aree dello Statodi New York più colpite dall'uragano Sandy, ma le difficoltà del capoluogoabruzzese dopo il devastante terremoto dell'aprile 2009 possono essere unmonito per New York nella ricostruzione delle zone danneggiate dal passaggiodella recente calamità naturale".
A sostenerlo è Michael Kimmelman, giornalista e massimoesperto d'arte del New York Times, che ha visitato varie volteL'Aquila dopo il sisma.
Kimmelman ricorda la costruzione delle "new towns" lanciatedall'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e i"tristi, isolati, minuscoli e costosi appartamenti di cui lo stessoBerlusconi si vantò di avere ordinato per gli abitanti della città",rimasti senza un tetto dopo il sisma e collocati "nella periferia dellacittà, tagliati fuori dai trasporti di massa e dalla vita civile".
Ma il centro storico dell'Aquila è rimasto deserto, un cumulo di rovine oggettodi "turismo pornografico".
La morale, secondo il giornalista, è che sarebbe meglio ricostruire in mododiverso: le case antisismiche in legno costerebbero meno e L'Aquilaricomincerebbe a vivere, anche senza gli edifici in pietra della sua tradizione.
E questa è la lezione che anche New York dovrebbe apprendere: "Perdiversi motivi L'Aquila è diversa da New York - scrive il quotidiano americano- ma i suoi ultimi anni suggeriscono che un disastro non distrugge solo case evite. È un test per l'immaginazione e la capacità di cambiare di una città e diuna nazione".
"Un segno positivo è arrivato a ottobre - continua Kimmelman - quandoil presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è arrivatonella città abruzzese per l'apertura del nuovo auditorium progettato da RenzoPiano", promosso come "una delle poche iniziative urbaneintraprese" nella città dopo il sisma.
In quell'occasione, "Napolitano criticò le 'nuove città' dicendo cheavevano sottratto attenzione e risorse" alle sfide più importanti da intraprendereper rimettere in vita il centro cittadino.
Bisogna, secondo il giornalista, abbandonare il "pensiero magico"e la speranza di ricostruire tutto com'era. L'auditorium concepito da Piano eClaudio Abbado, fatto di paviglioni colorati in legno, potrebbe essere preso adesempio (sebbene, noti Kimmelman, "come spesso in Italia non fosse finitodel tutto per l'inaugurazione sicché è stato chiuso subito dopo; pare ci sianoprogetti per metterlo in funzione l'anno prossimo).
Per metro quadro, dice Kimmelman, l'auditorium è costato un quarto delle"new town".
Una città è più di un gruppo di edifici. "L'Aquila ha bellissimiedifici, fra cui chiese barocche e palazzi di uffici razionalisti del primoventesimo secolo.
Potrebbero essere riaperti. Ma quel che rende speciale la città sono gli spazipubblici, le strade e le piazze".
La lezione che anche New York dovrebbe apprendere dunque eccola: bisognapensare all'urbanismo e non fissarsi sulle costruzioni".
Anche nello Stato americano "i funzionari pubblici hanno seguitol'esempio italiano", promettendo a persone distrutte dall'uragano laricostruzione di interi quartieri, senza ammettere che una politica diricollocazione è una "impossibile".
"In molti cittadini e politici sembrano aperti a grandi idee",conclude il quotidiano, sostenendo che "una calamità può anche essereun'opportunità per politici ambiziosi e non di meno per un presidente al suosecondo termine (Barack Obama), dunque libero da pensieri con ottichedecennali".
CIALENTE: "STARE NEI CONTAINER SAREBBE STATO PIU' DURO"
"La strategia emergenziale è stata decisa dal governo Berlusconi, d'altraparte l'alternativa al progetto C.a.s.e., le cosiddette new town, sarebbe stataquella di costruire Map (moduli abitativi provvisori) e container. Ma stare neicontainer per cinque anni sarebbe stato ancora più duro".
L'ha detto il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente,commentando la posizione di Michael Kimmelman, giornalista emassimo esperto d'arte del New York Times che ha visitato varie volteL'Aquila dopo il sisma.
Kimmelman in un articolo critica il modello utilizzato all'Aquila perl'emergenza post terremoto.
"L'alternativa con 4.500 Map avrebbe richiesto l'utilizzo di ancoramaggiore territorio", ha proseguito Cialente, difendendo quindi la sceltadell'ex premier Berlusconi.
Il sindaco ha colto l'occasione per accusare invece l'ex commissario per la Ricostruzione,nonché attuale presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi,e l'ex capo della Struttura tecnica di missione, Gaetano Fontana.
"Il problema non è il progetto C.a.s.e. - conclude - ma l'eccessivotempo perso, il che ha fatto dilatare i tempi di ricostruzione e rientro acasa, a causa del commissario Chiodi e del capo struttura Fontana, incapaci difar andare con speditezza le procedure sostenute dal piano di Berlusconi".
PROPERZI: ''MANCANO PROGRAMMAZIONE E CERTEZZE''
"Non ci sono né cultura né programmazione, benché ci sia stato unimpegno forte delle associazioni culturali e un impegno anche sul fronte dellaprogrammazione".
Lo ha detto l'urbanista Pierluigi Properzi, docenteall'università dell'Aquila, ex vice presidente dell'Istituto nazionale diurbanistica, commentando la posizione espressa da Michael Kimmelman sul NewYork Times a proposito del modello utilizzato all'Aquila per l'emergenzapost-terremoto.
Properzi è anche consigliere comunale nel capoluogo abruzzese.
"Non a caso, il ministro Barca ha chiesto, quando è venuto per la primavolta in Consiglio comunale, dove è venuto molto tardi, una programmazione -ricorda Properzi - Gli è stato risposto che per farla bisogna avere certezzadelle risposte".
"Oggi all'Aquila non si ha certezza di nulla, non si può programmare,non c'è una posizione culturale fatta propria dall'amministrazione comunalesulla ricostruzione", sbotta il prof.
È ingeneroso, comunque, attribuire a Berlusconi tutte le responsabilità,perché sono di tutti quelli che hanno avuto ruolo decisionali.
Sul fatto che ci siano stati problemi e ci sono ancora oggi, non c'è bisognoné del critico d'arte e giornalista americano né di me.
È grave, però, che su questi temi non ci sia ancora chiarezza e assunzionedi responsabilità".
Fonte : abruzzoweb.it/
Eremo Rocca S.Stefano venerdì 19 aprile 2013
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