Lunedì 26 Ottobre 2015, alle ore 16, presso l’Accademia di
Belle Arti dell’Aquila, siè tenuto l’incontro – aperto alla cittadinanza –
“L’ARTE MULTIMEDIALE tra poesia, didattica creativa ed editoria massmediatica”
proposto unitariamente dalle Associazioni Culturali aquilane “Itinerari
armonici”, “MuBAQ” e “Angelus Novus” attive nel territorio sin dagli Anni
Ottanta del secolo scorso.
L’incontro inserito nel calendario degli appuntamenti
mensili propedeutici alla Festa Nazionale della Creatività che si terrà nella
città capoluogo nel giugno del prossimo anno (promosso e organizzato
dall’“Associazione 180amici L’Aquila Onlus”) dopo il saluto del Direttore
dell’Accademia, il prof. Marco Brandizzi, ha visto svolgersi :
La presentazione,
a cura della poeta Anna Maria Giancarli, del libro di Marco Tabellione “Canto
silenzioso”- Solfanelli 2015, conperformance dell’autore (lettura, suoni,
immagini) attraverso un viaggio nei segreti della poesia
L’intervento
dell’artista Lea Contestabile sul fecondo rapporto intercorrente tra la
creatività, la formazione e l’arte, con contestuale proiezione e commento di
immagini relative alla complessa esperienza pedagogico-didattica, progettuale e
artistica, nella quale la creatività si è rivelata uno strumento di
rielaborazione di un momento tragico, quale il terremoto, cambiando in segno
positivo la realtà personale e collettiva
La presentazione /
proiezione del trimestrale multimediale online ZRAlt! giunto al suo VIII numero
(www.zralt.it) – Angelus Novus Edizioni – a cura del suo direttore
responsabile, il critico Antonio Gasbarrini, il quale oltre a motivare la
scelta monotematica della rivista incentrata sul binomio “Catastrofe &
Creatività”, snoderà il suo intervento (con collegamento internet e sincronica
proiezione delle pagine multimediali della rivista) tra testi, filmati, suoni e
immagini concernenti i percorsi tematici di Arti visive, Fotografia, Teatro,
Cinema, Scienza, ecc. presenti in ZRAlt!
Giovedì 29 Ottobre alle ore 17.30 presso la storia libreria
Colacchi in via Fermi a L’Aquila, Anfiteatro Editore è stato poi presentato “Il nido della follia” l’ultimo romanzo di
Francesco Proia.
Il giornalista Gianluca Rubeo ha condotto l’evento cheha
avuto come ospiti, oltre all’autore, lo
psicologo Alessandro Sirolli e l’attore Antonio Pellegrini che ha letto qualche brano dal libro. E’ stato presente, inoltre, anche il signor Stefano
Mazzetta, colui che ha ritrovato la famosa collezione dei fantasmi di
Collemaggio, le inquietanti lastre fotografiche che ritraevano gli internati
agli inizi del secolo scorso in nudo integrale, magrissimi e con indicibili
smorfie di dolore dipinte sui volti che le rendono particolarmente simili a
quelle viste mille volte nei lager nazisti. Il signor Mazzetta ha deciso di
renderne pubbliche alcune durante la presentazione del romanzo di Francesco
Proia, proprio perché leggendolo non ha potuto fare a meno di notare alcuni
incredibili nessi tra i reperti fotografici e la trama dell’avvincente
thriller.
Di seguito la sinossi del libro curata da : Diego Renzi “Manicomio di Collemaggio L'Aquila “ in AbruzzoLive
L’Aquila – 1956 – ospedale psichiatrico di Collemaggio:
Danilo e il suo superiore, due funzionari ministeriali, devono indagare sulle
strane voci riguardanti la struttura manicomiale aquilana. Il nido della
folliaIl ragazzo si ritroverà tra gli orrori di un manicomio, ambiente
oppressivo e violento, dove avrà la possibilità di comprendere meglio tutte le
sfumature della pazzia umana. Confrontandosi con il suo superiore, all’ultima
ispezione prima del pensionamento, capirà che dietro la paura della pazzia, spesso
si nasconde il rifiuto della diversità e che il manicomio in molti casi non è
un luogo di cura, bensì di segregazione, isolamento e cronicizzazione di quella
“vergogna” sociale con cui è sempre stata bollata la malattia mentale. Danilo
interpreterà la scienza medica con occhi nuovi e capirà il perché, nella
medicina come nella vita, non sempre è meglio curare. Pian piano la storia del
romanzo s’intreccerà con quella del capoluogo abruzzese, mentre fuori infuria
la tempesta più violenta degli ultimi cento anni che costringerà i protagonisti
e inevitabilmente anche i lettori di quest’avvincente thriller, a rimanere
bloccati tra le mura del manicomio, museo degli orrori e sala d’aspetto della
morte.
Riaffiorano dal passato e iniziano a rivelare verità inquietanti
le lastre fotografiche ritrovate durante i lavori di ristrutturazione nell’ex
ospedale psichiatrico di Collemaggio e messe a disposizione degli esperti. Come
fantasmi hanno fatto la loro irruzione mediatica dividendo e interrogando la
pubblica opinione. Si tratta di oltre 400 foto scattate agli internati del
manicomio aquilano all’inizio del secolo scorso. In molti casi sono scatti di
nudi integrali, persone denutrite, volti segnati dal dolore, particolarmente,
orribilmente simili a quelle dei lager nazisti. Immagini eccezionali, che
proponiamo in esclusiva e che trasmettono ansia, terrore, sofferenza riportando
alla pubblica attenzione il difficile tema della sanità mentale, della cura e
delle strutture, dell’assistenza e del sostegno a malati e familiari.
Tantissime foto sono di donne, molte di uomini, alcune addirittura di bambini.
Sono molti gli aspetti che stanno analizzando gli specialisti per provare a
interpretare i motivi che hanno spinto i medici dell’epoca, o chi per loro, a
scattare foto così dure, crude, violente a quelle anime che vagano in uno
spazio senza tempo. Il lavoro consiste nell’analisi delle singole immagini, ma
anche nel tentativo di incastrarle in un mosaico che, in una visione d’insieme,
potrebbe rivelare segreti fino ad ora tenuti nascosti nella mente malata di chi
è passato per quell’atroce anticamera della morte che è il manicomio. Tante
sono le domande, difficili sono le risposte. Perché sono state scattate quelle
foto? A cosa servivano? Perché sono finite sepolte? Chi le ha fatte sparire e
per quale motivo? Tante sono le ipotesi, tante le testimonianze raccolte, tante
voci su presunte sperimentazioni sui malati, sulle violenze fisiche, su quanto
era facile una volta finire in manicomio e marcire nel più totale abbandono.
Le immagini sono molto importanti anche dal punto di vista
fotografico poiché sono state immortalate su rarissime lastre dell’italiana
Ferrania, sono quelle all’albumina e al bromuro d’argento. Nella redazione di
AbruzzoLive quelle immagini sono finite grazie alla segnalazione di Stefano
Mazzetta, ristoratore aquilano che le ritrovò, ormai una quindicina di anni fa,
durante la ristrutturazione del canile interno al manicomio. L’occasione per
riaprire la scatola contenente quel materiale dall’alto valore storico,
sociologico, documentale, si è presentata un paio di settimane fa, leggendo “Il
nido della follia”, il nuovo thriller di Francesco Proia, ambientato nel
capoluogo abruzzese, proprio nel manicomio di Collemaggio e durante la nevicata
del secolo, quella del 1956. Un romanzo dove la linea di demarcazione tra
realtà e fantasia è sorprendentemente sottile, fino a diventare invisibile,
fino al sorpasso; la cruda realtà che supera la fantasia di uno scrittore che
ama indagare, studiare tutte le carte conservate o nascoste in antichi
schedari, pesanti faldoni rivelatori di storie di vita vissuta nel dolore, nel
terrore, nella disperazione dell’abbandono. Gli accadimenti sono minuziosamente
contestualizzati e frutto di lunghi studi che consentono una rilettura nel
tempo e nella storia della vita dei malati mentali e di una struttura
ospedaliera che ha ancora tanto da raccontare, che può e deve essere
valorizzata come monumento alla memoria, un biglietto per un viaggio
emozionante nella storia di una città colta e martoriata che non può
dimenticare. Un biglietto d’invito a non chiudere gli occhi davanti agli orrori
di ieri e di oggi, a non restare indifferenti, a cercare di comprendere le
ragioni del male, a non far finta che la cosa non ci riguarda, perché è allora
che non c’è limite all’orrore, è in quel momento, con quell’atteggiamento che
l’umanità si perde nel labirinto degli incubi senza una via di fuga. Gianluca
Rubeo
L’Aquila. Quindici ettari di terreno, costellati di decine
di edifici abbandonati, sono il triste paesaggio che si affaccia oggi sulla
collina di Collemaggio. Un’area, quella dell’ex ospedale psichiatrico, che
costituisce potenzialmente una grande risorsa per la città dell’Aquila, ma che
versa purtroppo nel degrado. Unico centro pulsante nel parco semiabbandonato è
quello dei ragazzi di 3e32, associazione nata dopo il sisma che da anni
combatte contro l’indifferenza di Regione e Asl verso questo sito. Da cinque
anni occupano un edificio dismesso, reinventato in un centro culturale di
musica, poesia e socialità. Quello di Collemaggio è l’esempio emblematico in
cui la spinta al rinnovamento di alcune forze sociali si imbatte contro il muro
di negligenza delle istituzioni. Una storia che inizia dal post terremoto e che
si protrae fino ad oggi, senza grandi cambiamenti. Se non altro si è
accresciuta la percezione dell’opinione cittadina su questo argomento, cruciale
per il futuro della città. Merito di tante associazioni che nel corso degli
anni hanno alimentato dibattiti e organizzato proteste. Un grande manifesto
collettivo ha visto nel giugno scorso la partecipazione di cittadini
volenterosi, che oggi chiedono a gran voce una riqualifica dell’area dell’ex
manicomio. Un percorso tutto in salita, basti pensare che è ancora da
verificare l’agibilità degli edifici abbandonati. “Noi, cittadini, cittadine,
collettivi, associazioni e individualità, riuniti nella prima assemblea del 4
giugno 2015, dichiariamo il nostro interesse affinché l’area dell’ex ospedale
psichiatrico di Collemaggio all’Aquila, venga riscattata dal degrado e
dall’incuria, venga riqualificata e diventi un centro nevralgico e strategico
della vita sociale, economica e culturale della comunità aquilana”, si legge.
La proposta consiste nella ristrutturazione dell’asse centrale del complesso,
che potrebbe essere dotato di laboratori artigianali, spazi di musica e teatro,
orti botanici e tanto altro. Si pensa anche alla realizzazione di una
foresteria, gestita da una cooperativa, che lavori con persone con disagio
psicologico o psichiatrico, recuperando il progetto, stanziato nel 2008 e mai
realizzato, dell’Albergo in via dei matti. Qualche giorno fa anche il sindaco
Massimo Cialente è intervenuto sull’argomento, proponendo la creazione di un
grande studentato, finanziato dalla Cassa Depositi e Prestiti. Ma l’ex ospedale
psichiatrico, oltre a grandi potenzialità per il futuro, possiede un passato
tutto da riscoprire. Esso fu una vera e propria cittadella che per anni ospitò
uomini e donne con seri (o presunti) disturbi psichiatrici. Oggi la pubblicazione
di foto e documenti inediti riapre la discussione anche su quei giorni lontani
ed in generale su cosa significasse in Italia essere condannati ad entrare in
un manicomio. Perché se si vuole guardare al domani, non si può trascurare ciò
che fu ieri. (Diego Renzi Manicomio di Collemaggio L'Aquila AbruzzoLive )
Pubblicare foto come queste non è una mancanza di rispetto
per le vittime, ma è esattamente il contrario: è un riconoscimento, se pur
minimo, per quello che hanno patito. Infatti quale rispetto ci sarebbe stato
nel venire in possesso di tali foto e ignorare la tragica realtà dei loro
destini consegnandoli all’oblio della storia? Tutti sanno che la pubblicazione
delle immagini dai lager nazisti non è stato un errore, anzi, se fosse stato possibile
sarebbero dovute essere pubblicate ancor prima.
Pubblicare queste foto è stato un obbligo morale e sociale.
Questa non è cronaca, è una questione di politica e di società, una denuncia e
una indispensabile ammonizione alla storia a non sbagliare più: proprio ciò che
avrebbero voluto, se avessero potuto, quelle persone fotografate, che forse
persone non erano considerate.
L’Associazione si occupa della tutela della salute mentale.
La sua opera è a favore della solidarietà, del riconoscimento diritti e bisogni
delle persone con disagio mentale e delle loro famiglie. Attraverso in
interventi di assistenza sociale e socio-sanitaria, il coinvolgimento dei
cittadini e delle reti primarie e secondarie, si favorisce la tutela e la
promozione della salute mentale comunitaria anche per contrastare lo stigma e
il pregiudizio nei confronti del malessere mentale. Questa azione è a beneficio
di tutta la collettività; in particolare cercherà di favorire la conoscenza, il
confronto e lo scambio di esperienze tra i familiari, gli utenti e la
cittadinanza.
L’Associazione 180 Amici sostiene la necessità di una
completa applicazione della “legge 180”, lavora sulla fase della post-emergenza
e con progetti di ricostruzione sociale.
La 180 Amici è nata, partendo da un gruppo di cittadini
utenti, familiari e operatori, un’associazione di cittadini sensibili nei
confronti della salute mentale, questo anche perché il disagio mentale è un
problema di tutti, non solo degli utenti e dei loro familiari, e, in
prospettiva, potrebbe riguardare direttamente ognuno di noi.
attivo il gruppo di auto mutuo aiuto “Il dialogo”, ogni
martedi alle ore 15:30 presso la casa del volontariato;
L’associazione è impegnata in progetti di ricostruzione
sociale, inclusione, informazione e controinformazione, contrasto alla
istituzionalizzazione;
Ricostruzione storica del processo di chiusura dell’ospedale
psichiatrico S. Maria di Collemaggio; nel progetto “museo della Mente” e
archivio della memoria;
Aderisce al forum Salute Mentale, al comitato stop OPG, a
Cittadinanza Attiva e Tribunale del Malato ed è componente dell’U.N.A.S.A.M.
E’ attiva un esperienza di Rugby: “Matti per il rugby” in
collaborazione con la Gran Sasso Rugby.
Promozione di progetti di autogestione nella tutela dei
diritti della Salute Mentale: “esperti per esperienza” (coordinamento Nazionale
Utenti della Salute Mentale);
L’associazione partecipa a tutti i bandi di progetti sociali
e volontariato a favore della comunità;
Ha promosso e sostiene la Radio Web “Radio stella 180”
www.radiostella180.it .
Nessun commento:
Posta un commento