martedì 23 marzo 2010

DIARIO DI UN TERREMOTO.Diario per certi versi in prosa e per certi versi in poesia 17 - 18 e 19 giugno 2009

DIARIO DI UN TERREMOTO.Diario per certi versi in prosa e per certi versi in poesia 17 -18. e 19 giugno 2009

L’Aquila, 17 Giugno 2009

Sapevate cantare già prima
del provino del karaoke alle feste nei centri commerciali,
potevate vedere i vostri sogni avverarsi
se guardavate avanti senza farvi distrarre,
avevate sempre appetito anche quando
eravate appena alzati,
eravate alla ricerca di un lavoro decente
con cui pagare le tasse,
eravate ancora vivi alla fine della giornata
dopo che “ chi la voleva bianca chi la
voleva nera “
la vostra terraporomessa erano i film in tivvù
che vi catturavano la mente
e vi facevano stare svegli la notte
sognando ad occhi aperti e poi anche un po’
ad occhi chiusi.
Non lasciatevi fregare.
Questo eravate prima del terremoto
e questo siete dopo il terremoto non “fatevi”
(detto in modo diretto) fregare:
il terremoto non c’entra niente, sentite a me.



L’Aquila 18 Giugno 2009
Errata corrige. E’ la poesia del giorno ma non c’entra niente con il terremoto. Oggi mi va così. D’altra parte se dovessi pensare un titolo per tutte queste poesie lo farei così : “ Terremoto : istruzioni per l’uso” altro che quella schifezza angelica: “ Dopo il terremoto. Una poesia al giorno”.
Ballata dei morti di fame
ovvero
La gente non vive per niente

E’ molto caro, è molto caro
dicevano i nostri padri
lavoravano
lavoravano
lavoravano
sono morti per niente
sognando sognando che i figli
crescessero e lavorassero
(Opera di Gaetano Pallozzi)
e loro potevano smettere di lavorare
sognando sognando vuoti sogni
immaginarie bistecche di vitello con cui
saziarsi
e soldi immaginari
con cui comprare un paio di scarpe.

O morti di fame
davanti alla tivvù ancora più
affamati dopo aver visto i programmi
preferiti,
morirete al verde
morirete veramente pieni di debiti.

E’ lungo il viaggio da qui all’eternità
e senza soldi in tasca
è ancora più lungo;
non ti puoi fermare a comprare una coca cola
né a dormire in un hotel
devi sempre viaggiare verso l’eternità.

E’ duro lavorare sette giorni alla settimana
per questo risultato,
sette giorni alla settimana venire pagati
per cinque
ma tant’è, è duro anche non lavorare
perché non trovi lavoro
su e giù per l’ufficio collocamento
e dopo due panini, un pacchetto di sigarette
e un quarto di vino
alla fine della giornata sei ancora
senza lavoro.

Morti di fame
venite tutti dallo stesso quartiere
della città o venite da più quartieri
con le strade ad esaurimento nervoso
se potessero linciarvi lo farebbero
perché siete ben addestrati
a rappresentare i problemi di questo
paese.

E tu Giò,Giò sei morto sognando
un’auto nuova
alle dodici del pomeriggio mentre
non avevano da scolare la pasta
e tu hai detto tanto non ho fame.

Morti di fame
sapevate che eravate nati per piangere
e nudi come siete nati avete pianto
tutta la vita,
c’è riscatto per voi
avete visto il vostro nome registrato
a fianco di un numero dell’assistenza
welfare in lingua inglese
per un bollino o una social card
sempre in lingua inglese.

(Opera di Gaetano Pallozzi)
Eppure solo voi morti di fame
siete in grado di dubitare dei supermercati
dove spesso è in vendita
merda di prima mano,
mobili di truciolato che si sciolgono
a contatto con l’acqua
offerte di tonno in scatolette che lo apri
è nero e non rosa che si taglia con un
grissino.

Morti di fame siete in grado di dubitare che
ora siete morti
ma morti veramente e non solo di fame
e che i morti non fanno ritorno.
Ci credete voi ?
Angeli e santi del paradiso
quando vedete arrivare dei morti di fame
non spaventatevi pure voi
e permettete loro di ritornare, così stanno
qua con noi
e stanno sempre qua con noi e più
ne muoiono
più ce ne stanno.

L’Aquila, 19 Giugno 2009


Noi diciamo la nostra micia,
la nostra Paola,
i nostri amici, la nostra vita
quando potremo dire di nuovo
la nostra casa,
chi lo sa alzi la mano.

Poeta che porti le tue metafore
nei sacchetti della spesa nel carrello
del supermercato
prestami due parole,
che un canto nella notte mi ritorni
nel cuore
e il giallo sia giallo , il rosso rosso
come i colori dei monti , del mare
della maglietta di Stefania.

Pochi palmi di tempo durerà questa notte
e allo schiudersi dell’alba
la solitudine delle case crollate e
delle tende bagnate di rugiada
sia solo una scheggia conficcata
nel cuore, il nostro cuore
che non ha più pace per il dolore.


Dalla tenda n.2 del Complesso "L. Ferrari" Via Acquasanta , L'Aquila

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