sabato 27 marzo 2010

GRAFFITI 6 : DIVERSITA'

GRAFFITI 6 : DIVERSITA’

Fabrizio De Andrè l’ha cantata con questi versi e con la sua musica inconfondibile.
Il poeta di Marinella, ,dei vicoli di Genova, il poeta amato da Don Andrea Gallo che dalle sue canzoni ha tratto un quinto evangelio non poteva rimanere indifferente davanti alla storia di Princesa (la canzone è contenuta nell’album “Anime Salve del 1996)
Canta Fabrizio di Andrè:

Sono la pecora sono la vacca
che agli animali si vuol giocare
sono la femmina camicia aperta
piccole tette da succhiare

Sotto le ciglia di questi alberi
nel chiaroscuro dove son nato
che l'orizzonte prima del cielo
ero lo sguardo di mia madre

"che Fernandino è come una figlia
mi porta a letto caffè e tapioca
e a ricordargli che è nato maschio
sarà l'istinto sarà la vita"

e io davanti allo specchio grande
mi paro gli occhi con le dita a immaginarmi
tra le gambe una minuscola fica

nel dormiveglia della corriera
lascio l'infanzia contadina
corro all'incanto dei desideri
vado a correggere la fortuna

nella cucina della pensione
mescolo i sogni con gli ormoni
ad albeggiare sarà magia
saranno seni miracolosi

perché Fernanda è proprio una figlia
come una figlia vuol far l'amore
ma Fernandino resiste e vomita
e si contorce dal dolore

e allora il bisturi per seni e fianchi
in una vertigine di anestesia
finché il mio corpo mi rassomigli
sul lungomare di Bahia

sorriso tenero di verdefoglia
dai suoi capelli sfilo le dita
quando le macchine puntano i fari
sul palcoscenico della mia vita

dove tra ingorghi di desideri
alle mie natiche un maschio s'appende
nella mia carne tra le mie labbra
un uomo scivola l'altro si arrende

che Fernandino mi è morto in grembo
Fernanda è una bambola di seta
sono le braci di un'unica stella
che squilla di luce di nome Princesa

a un avvocato di Milano
ora Princesa regala il cuore
e un passeggiare recidivo
nella penombra di un balcone

”Mi sono innamorato di te. Ma mi sono innamorato anche della tua storia” Le aveva detto quel signore attraverso le sbarre del cancello che separava le sezioni. Così Fernanda aveva creduto di nuovo alla vita dopo aver tentato il suicidio in preda alla depressione.


Fernanda era nata in un paese lontano al di là del mare. Di quel paese a volte ora, richiusa in una cella sognava i colori , sentiva i profumi, i suoni,amava gli orizzonti. In quella terra lontana era nato Fernando che di giorno era Fernando e di notte diventava Fernanda. Poi come tutti i poveri che si trovano in quella condizione , che non ha soldi per affidarsi al chirurgo estetico , si affida alle donne del silicone.Mescola “ sogni con ormoni”,i suoi seni diventano miracolosi. E così Fernandino si trasforma in Princesa . Per vivere e fare soldi guarda all’Italia come un miraggio e raggiunge prima Milano e poi Roma. In queste città regala il corpo e il cuore “ad un passeggiar recidivo” fino a quando per una serie di eventi sfortunati viene arrestato deve scontare una pena. Qui in carcere conosce un sardo condannato per omicidio con il quale fa amicizia , del quale si innamora e al quale confida la sua vita. Per combattere la depressione lui la spinge a raccontare la sua vita scrivendo .Fernanda non sa esprimere bene le sue idee sulla carta. Anche quel signore non sa bene come fare. Sa che nella sezione accanto ci sono detenuti che sanno “scrivere”.Sono uomini che hanno dato vita ad un progetto “Sensibili alle foglie” che è una cooperativa di produzione e lavoro, ma è anzitutto un modo di guardare, un modo di cercare, un modo di porre domande sui vissuti delle esperienze estreme, sui dispositivi totalizzanti che sono all'opera nelle istituzioni, sull'immaginario, sulle risposte adattative e sulle risorse creative delle persone che le attraversano. Così giorno dopo giorno Fernanda scrive su dei pezzi di carta le sue idee e il suo amico le passa attraverso le sbarre a quegli altri uomini anche loro chiusi dietro le sbarre.
Il 15 aprile 1994 il Corriere della sera scrive dopo la presentazione del libro che racconta la storia di Fernanda Farias de Albuquerque:
“Princesa": il racconto del transessuale Fernanda nato a Rebibbia dall' incontro con un terrorista e un pastore. "…Non ho mai capito se i milanesi, molto piu' viziosi dei romani, comprassero una donna con il pene o un uomo con i seni... Lungo i marciapiedi di via Melchiorre Gioia, non seppi piu' se ero maschio o femmina. Furono loro, i 15 milanesi della prima notte, a precipitarmi nella confusione; quasi tutti vollero toccare; era maschio e femmina che mi volevano: 810 mila lire il guadagno della prima sera...". Righe di diario di un transessuale, ex drogato, ex sifilitico, sieropositivo, condannato a 6 anni per aver tentato di uccidere una sfruttatrice. Un vero "rifiuto della societa' "(…) L' autrice del diario si chiama Fernanda Farias De Albuquerque, nata, nel ' 63, come Fernandinho nel Nordeste, in Brasile. Gia' a 6 anni si rende conto di non essere ne' donna ne' uomo: "Due mezze noci di cocco furono il mio primo seno. La mia fantasia, pancia tonda e fessura di bambina". A 7 anni, lui, che la mamma sognava di vedere soldato, viene posseduto per la prima volta. Da allora si trasforma in un oggetto di piacere per uomini, fino a che, diciottenne, non si trasferisce in citta' , dove, la sera "sfilo i pantaloni, infilo mutandine femminili". Proprio come quella povera guardia giurata sorpresa l' altra sera a Milano. Quindi per Fernanda si apre una sola strada: la prostituzione, col nome d' arte di "Princesa", in Brasile, a Madrid, Roma, Milano. Con tutto il mercato che gira intorno: silicone o pastiglie per il seno, bombadeire (costruttrici clandestine di transessuali), alcool, eroina, relazioni con uomini sposati, perversioni di ogni tipo(…) Dopo un tentato omicidio finisce a Rebibbia. Attraverso le sbarre, a Giovanni Tamponi, detenuto da 15 anni, racconta dell' Amazzonia, della sua prostituzione. E lui, che sardo e' , parla con tenerezza della sua terra, della sua vita di pastore conclusa in ergastolo dopo una rapina. "Inventano una lingua, un misto di portoghese, sardo e italiano, costruiscono un mondo", racconta Maurizio Jannelli, il terzo protagonista irregolare di questo diario che apre squarci su un mondo infernale. Maurizio Jannelli, romano, ha 41 anni e due ergastoli. Dal 1976 ha preso parte a quella "disgrazia collettiva, per noi e per le vittime, che e' stato il terrorismo". Per non trasformarsi in "reduce", Jannelli cerca una strada diversa: scrive, ma non di lotta armata. "Ho scritto l' autobiografia di Princesa . ricorda .. Me ne aveva parlato Giovanni, che conoscevo da Fossombrone. E per un anno gli appunti viaggiano da una cella all' altra. La mia si popola di giaguari e diavoli del Nordeste brasiliano, di quella sessualita' in bilico che trascina sui marciapiedi un' onda di padri di famiglia, soprattutto italiani e spagnoli". Cosi' "l' esperienza di un corpo in transito da un' identita' sessuale all' altra" diventa un libro straordinario per umanita' dolentissima e per stile da grande scrittore: "Princesa", dove la protagonista appare "nuda e cruda", specchio ambiguo delle nostre ambiguita' . "Un libro senza lieto fine . dice Jannelli . perche' nato da tre persone senza illusioni".
Ed è questo un modo di ricordare Fabrizio De Andrè ora che tanto i mass media parlano di lui per una delle loro consuete o inconsuete celebrazioni.

Eremo di Via Vado di Sole, L’Aquila giovedì 25 marzo 2010

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