ANIMALI VERI ANIMALI IMMAGINARI : La mattanza dei delfini calderon nelle isole Faroe della Danimarca
Le Isole Fær Øer (far. Føroyar, dan. Færøerne) sono un arcipelago che si trova nel nord dell'oceano Atlantico tra la Scozia, la Norvegia e l'Islanda.
Sono un membro del Regno Unito di Danimarca che comprende anche Danimarca e Groenlandia. Sono diventate una regione autonoma del Regno di Danimarca dal 1948 e, nel corso degli anni, hanno ottenuto il controllo su quasi tutte le questioni di politica interna, tranne la difesa. Con l'eccezione di una piccola forza di polizia e guardia costiera, non hanno una forza militare organizzata, (che rimane responsabilità della Danimarca) e gli affari esteri.
Le Fær Øer hanno legami tradizionali con l'Islanda, le Shetland e le Orcadi, le Ebridi e la Groenlandia. L'arcipelago si separò politicamente dalla Norvegia nel 1815. Le Fær Øer hanno due rappresentanti nel Consiglio nordico. Le Fær Øer sono nazione costitutiva della Danimarca. Le isole rivendicano l'isola di Rockall, isola rivendicata anche da Islanda, Irlanda e Regno Unito.
Le Isole Faroe si trovano nel cuore della Corrente del Golfo nell’Oceano Atlantico settentrionale, alla latitudine 62º 00’ N; esattamente si trovano a nord ovest della Scozia e quasi a metà strada tra Islanda e Norvegia.
L’arcipelago è composto da 18 isole che occupano circa 1400 km2; l'arcipelago si estende in lunghezza per 113 km, mentre in larchezza per 75 km. La forma ricorda quella di una punta di freccia.
Dal sito www.elicrisi .it in cui compare un articolo di Maria Giovanna Davoli riportiamo le informazioni e le foto che seguono .
Le motivazioni ufficiali che spingono questo popolo a compiere queste mattanze le possiamo leggere dal sito delle Isole Faroe: l’uccisione di questi cetacei è una tradizione molto antica che risale a 1200 anni fa ed è legata alla sussistenza: per ottenere cibo (considerato un alimento essenziale per la loro dieta), pelle per realizzare corde, grasso per ricavare olio come combustibile, stomaci come galleggianti e così via. Ora, sempre dallo stesso sito si legge che l’economia è retta da una fiorente industria della pesca, che produce prodotti ittici di alta qualità per l’esportazione, si allevano le pecore che forniscono fino al 60% di tutti i prodotti a base di carne, si cacciano gli uccelli marini, si allevano i bovini da latte che soddisfano tutte le esigenze interne di latte, così come la coltivazione delle patate. Insomma da quel che si legge non si comprende, come mai ci sia questo bisogno di caccia per sussistenza delle balene pilota.
Questa motivazione, che poteva essere valida secoli fa, sicuramente oggi appare alquanto anacronistica, considerando che i faeroesi godono oggi di elevati standard di vita e che occorre molta fantasia per immaginare che per illuminare le loro case usino le lampade alimentate con olio di balena! Tra l’altro non si spiega come mai, pur essendo scientificamente appurato che la carne dei globicephala melas contenga alti livelli di mercurio, estremamente dannosi per la salute umana, si continui questa caccia. Infatti, sempre nello stesso sito si legge “questo fatto è fonte di preoccupazione ma non è un motivo per smettere la caccia perché i rischi alla salute devono essere controbilanciati dal fatto che la carne di balena è ricca di grassi polinsaturi, è magra e ricca di proteine”.
Allora quale è il vero motivo? Forse una caccia che ormai è diventata uno sport?
Ma come avviene questa caccia?
I calderones, animali pacifici, molto curiosi e che si muovono in branchi, durante le loro migrazioni, passano nelle vicinanze delle isole Faroe, soprattutto nel periodo estivo. Come vengono avvistate viene dato l’allarme e tutta la popolazione si mette in moto per iniziare la caccia (i datari di lavoro danno dei permessi per partecipare ed anche una diaria). In pratica le balene vengono circondate a semicerchio dalle barche e convogliate verso piccole baie prestabilite che si trovano a ridosso delle città, verso l’acqua bassa, dove le attendono i loro massacratori.
Secondo le fonti ufficiali, verrebbe fatto un taglio netto nel collo per recidere il midollo spinale e le arterie per cui l’animale rimarrebbe paralizzato e perderebbe coscienza in 5-10”. Secondo le testimonianze delle persone che hanno assistito a questa mattanza, i video e le foto che si trovano in rete, le cose non si svolgono esattamente in questa maniera: le balene, per essere portate verso l'acqua bassa verrebbero uncinate per la coda, trascinate a riva e quindi uccise barbaramente a coltellate mentre si dibattono e gridano di dolore ed il mare diventa rosso del loro sangue.
Gli stranieri non possono assistere a questa caccia, per cui mi domando: se realmente le cose sono così "umane" come viene descritto dai feroesi perché è vietato assistervi?
Una grossa denuncia su questa situazione viene fatta dalla Sea Shepherd Conservation Society la società fondata nel 1977 dal Capitano Paul Watson, a suo tempo, cofondatore di Greenpeace, da sempre in primo piano per cercare di fermare queste atrocità che intitola l'articolo "Vi è qualcosa di molto marcio in Danimarca" di cui riportiamo alcuni passaggi tradotti dall'inglese:
"L'orribile macellazione annuale di migliaia di balene pilota indifese ogni anno nelle isole Feroe, in lingua danese Isole Fær Øer, è altrettanto crudele come la macellazione del delfino effettuata dai giapponesi nelle Taiji. Ho visto le baie delle isole Færøer tinte di rosso dal sangue e ho sentito le urla delle balene pilota ferite mortalmente che urlavano per la propria vita mentre bagnavano i volti avinazzati dei loro massacratori con il loro sangue caldo, ridendo mentre le stupravano con le loro lame. E' uno spettacolo mostruoso ed è una oscenità abbracciata completamente dal governo danese e da molta gente danese. (...)"
Anche se non ci sono prove che sono in via di estinzione in quanto la stessa Red List 2008 dell’IUNC la classifica tra le specie delle quali non ci sono notizie (a questo indirizzo potete trovare la scheda), per cui non è possibile fare una stima della loro popolazione, è indubbio che il loro principale alimento, i calamari, sono in costante diminuzione con le conseguenze che questo comporta sulla popolazione di questa specie oltre il fatto che sono seriamente minacciate dall’inquinamento ambientale.
Ora la domanda che sorge spontanea è: dato che queste isole pur appartenendo alla Danimarca, non fanno parte dell''Unione Europea, esiste una possibilità di intervento che possa mettere la parola fine a questa strage?
Ad una domanda posta alla Commissione europea su questo problema, Stavros Dimas, il Commissario UE per l'ambiente risponde che l'Unione Europea vieta la caccia di tutte le specie di cetacei (balene, delfini e focene) in base alla direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della fauna e della flora selvatiche nota come la Convenzione di Berna in base alla quale è anche vietato vendere o scambiare cetacei e l'introduzione a fini prevalentemente commerciali ai sensi del regolamento (CE) n. 338/97 del Consiglio relativo alla protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio. Questa legislazione però non si applica alle balene pilota che vengono cacciate nelle isole Faroe in quanto non fanno parte dell'Unione Europea. E' altresì vero che la Danimarca ha firmato la convenzione di Berna ma dichiarando che tale accordo non si applica alla Groenlandia ed alle isole Faroe. Pertanto l'Unione Europea non può intervenire legalmente nei confronti di questi paesi. Stesso discorso per la IWC (International Whaling Commission) infatti pur tutelando le balene a livello internazionale, le balene pilota, facendo parte della categoria "piccoli cetacei" non sono di loro pertinenza.
Nella riunione del 5 giugno 2008 la Commissione Europa rafforza quanto detto sopra: "La caccia alla balena non è autorizzata nelle acque dell’Unione europea. Nel quadro del diritto ambientale comunitario, tutte le specie di balena sono protette nelle acque dell’UE. Tuttavia, l’UE non si oppone alla caccia alla balena praticata dalle popolazioni autoctone a fini di sussistenza – secondo quanto previsto dalla Convenzione IWC - a condizione che tale attività rispetti limiti di cattura stabiliti sulla base di pareri scientifici. (…) La Commissione condanna invece la caccia alla balena dissimulata sotto forma di ricerca scientifica, quale viene praticata in Giappone."
Ora il fatto che questo arcipelago non aderisca all’UE significa che è vincolato in tal senso per cui la stessa Unione Europea non può essere una voce autorevole, considerando anche che il governo danese, non entra in merito all’argomento.
Ma allora se nè a livello comunitario, nè a livello internazione non è possibile alcun controllo sull’uccisione delle balene pilota nelle isole Feroe, che cosa si può fare per porre fine a queste stragi?
Se non si acquista una coscienza culturale ma si continua a pensare che l’essere umano, in quanto specie dominante, abbia dei diritti incondizionati su ciò che è diverso dalla sua natura e possa disporne a suo piacimento; se continueranno a prevalere gli interessi economici; se non cesserà il piacere fine a se stesso di una caccia fatta per puro sport e divertimento, non si riuscirà mai a risolvere il problema.
Il mondo civile con le persone di buona volontà sta lavora intensamente per cercare di trovare una soluzione. Ma la strada è lunga e difficile. La stessa riunione dell’IWC che si è tenuta a Santiago del Cile a giugno del 2008, non ha sortito risultati concreti sul problema della caccia alle balene: saranno ancora oggetto della caccia per scopi scientifici e la caccia aborigena a fini di sussistenza.
Le Nazioni Unite, il 25 settembre 2008 nella loro relazione annuale sui progressi realizzati per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio, hanno incluso di "ridurre significativamente il tasso di perdita della biodiversità entro il 2010". I progressi saranno monitorati misurando la percentuale di specie minacciate di estinzione (calcolata con la Lista Rossa IUCN) che tra le altre specie include anche il Globicephala melas.
La cosa che sconcerta di più è che oggi sta subentrando una nuova motivazione per queste cacce: le balene, come i delfini mangiano troppo pesce e quindi stanno impoverendo i mari e per questo motivo devono essere cacciate! Tesi sostenuta soprattutto dal Giappone, dalla Norvegia e dall’Islanda (i più grandi cacciatori di balene del mondo).
Purtroppo conosciamo la ferocia dei giapponesi e le stragi da loro effettuate al largo di Taiji in Giappone: tutti gli anni cacciano e uccidono circa 20.000 delfini destinati, i meno robusti, alle industrie alimentari e ai ristoranti mentre gli esemplari migliori ai delfinari e ai circhi acquatici. A tal proposito segnalo le interessanti domande/risposte dell'Institute of Cetacean Research giapponese che sono molto "illuminanti" riguardo le motivazioni che spinge questo popolo a queste uccisioni di massa.
Le associazioni ambientaliste, a livello mondiale, si battono, ognuna a modo loro, per fermare questi massacri a tutti i livelli ed in tutti i paesi del mondo. Molti progetti mirano alla creazione di riserve marine e a rafforzare quanto sancito dall’IWC sulla caccia commerciale. Purtroppo non ci sono fondi sufficienti per sostenere tutte le campagne che dovrebbe essere portate avanti. Per cui è “la voce del popolo” che deve farsi sentire, assumere una maggiore coscienza in merito all’argomento, smettere di mangiare carne di balena, fare pressioni sui governi perché adottino delle politiche conservative.
Qualche tempo fa, spinta dalla curiosità, ho iniziato a fare una ricerca per capire chi e che cosa si occupasse di questo problema, così ho iniziato a cercare nella rete per vedere quante associazioni, enti, commissioni, sottocommissioni, organismi di controllo, società, ecc. ecc. (e consentitemi ’“ecc. ecc.” che in questo caso è doveroso) che alla fine ho dovuto rinunciare perché la situazione è talmente vasta ed ingarbugliata che non si riesce a trovare un filo conduttore: è un universo. Ora, sono fermamente convinta che ognuna a modo suo sia importante e dia il suo piccolo/grande contributo ma forse se esistessero un po’ meno organismi e quei soldi venissero spesi per fare più studi approfonditi, per creare delle riserve naturali, per portare avanti delle campagne di sensibilizzazione, forse qualche risultato in più oggi si potrebbe ottenere.
A questo punto ritorna la domanda iniziale: perchè pur essendo le stragi delle isole Feroe perpetrate da anni se ne sente parlare solo ogni tanto, sottovoce, come se la cosa dovesse passare sotto silenzio?
Credo che fra le tante questioni ambientali che angosciano il nostro paese, e più in generale il mondo, questa di fatto sia considerata una goccia infinitesimale e quindi come tale venga considerata, vale a dire in modo totalmente irrilevante.
Questo fatto non lo considero una giustificazione perché nell’era della globalizzazione, della dichiarazione del millennio (la dichiarazione più importante a livello mondiale che sia mai stata realizzata) proclamata dalla Nazioni Unite ed alla quale hanno aderito 189 paesi (su 191) tra cui la Danimarca ed anche l’Italia dove si parla, tra l’altro, di conservazione della specie, delle biodiversità, della tutela del mare e degli oceani, anche questa piccola goccia deve avere una sua voce.
Vi segnalo il sito di Youtube, che mostra questo massacro e che data la crudeltà delle immagini non me la sento di metterlo online per precauzione nei confronti di bambini e adolescenti che dovessero leggere articoli del blog.
Eremo Via vado di sole ,L'Aquila, mercoledì 4 agosto 2010
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