Di Marina Benedetti • 8 agosto 2010


i palazzi del centro rivestiti ” Marcegaglia”

Ma cominciamo dall’inizio…..

Mi è stato chiaro fin da subito che la gestione dell’ emergenza aveva qualcosa di “innovativo” che una sorta di esperimento sociale era stato messo in atto. Quale cavia migliore di un popolazione inerme devastata dal dolore?
La protezione civile interviene tempestivamente e gestisce la fase dei soccorsi con efficenza, supportata anche da migliaia di volontari resisi disponibili con generosità e passione civile fin dalle prime ore. Ma con il passare dei giorni si intravede una linea di gestione che permette, in deroga a leggi e regolamenti, di commissariare di fatto gli enti locali, sospendendo i diritti civili dei terremotati.

I campi sono blindati: le tendopoli sono presidiate da funzionari della digos e della polizia. E’ proibito introdurre volantini e macchine fotografiche; vietato importare ed esportare informazione e democrazia. Si vigila attentamente affinchè tra le maglie delle reti dei campi non filtri un filo di libertà , di partecipazione. C’è un presidio permanente della Rai, ma a parte le passerelle governative non trasmette nulla di quel che sta succedendo. Al paese viene raccontata solo la verità istitruzionale. La popolazione, con il decreto 39 viene espropriata di ogni potere decisionale; sia per quanto riguarda la fase dell’emergenza (impossibile l’ autogestione nei campi della protezione civile e per i disubbidienti blocco degli aiuti da parte della stessa), sia per quanto riguarda quella della ricostruzione per la quale il decreto, invece di privilegiare i lavoratori del posto, dà il via ad una giungla di subappalti ad imprese provenienti da altre zone d’Italia.

Il tempo nei campi viene scandito dall’ ozio forzato, dalle esigenze di profitto dell’emergenza e non da quelle della ricostruzione del tessuto sociale; e così con la convivenza forzata, la perdita totale dell’identità collettiva e di qualsiasi intimità, agli aquilani, dal 6 aprile, viene tolto il diritto all’autogoverno; vengono praticamente aboliti i diritti civili in nome dell’ assistenzialismo, “l’esperimento sociale” ha successo e l’autodeterminazione di un popolo viene barattata con la proverbiale efficenza della macchina organizzativa, garantendo così al “governo del fare” gratitudine e consenso. Tutto è soffocato dalla burocratizzazione e tutto viene demandato al di DI.COMA.C.(DIrezione di COMAndo e Controllo, l’organo di Coordinamento Nazionale delle strutture di Protezione Civile) qualsiasi atto, qualsiasi domanda diviene un percorso ad ostacoli, un odissea per la gente stremata, in tanti hanno perso il lavoro e sono costretti ad emigrare, gli ammalati spediti fuori dall’abruzzo, gli anziani, soprattutto ma non solo, sulla costa negli alberghi, le comunità disgregate, le famiglie smembrate, il tessuto sociale distrutto.

E poi arriva il G8, che invade militarmente la città, sottraendo preziose risorse economiche (circa 90 milioni di denaro pubblico), occupando la caserma “V. Giudice” che potrebbe accogliere da subito 25.000 sfollati. L’evento viene spostato in tempi record dalla Maddalena all’ Aquila per una mera questione di visibilità e di propaganda governativa, e a questo punto, il diritto alla salute, alla casa, al lavoro, alla mobilità e alla sicurezza dei terremotati passa in secondo piano rispetto ai privilegi dei potenti della terra e del governo.
il progetto C.A.S.E

Dalla fontana delle 99 cannelle verso il centro


“Forti e gentili, fessi no! si legge su uno striscione e sulle magliette dei manifestanti che decidono di portare le loro rimostranze direttamente a Roma. In 5.000 si presentano ma vengono accolti a manganellate e per giorni si parla dei presunti “scontri” dimenticando le richieste legittime degli aquilani : una legge speciale che garantisca un flusso costante e sicuro di fondi per la ricostruzione, l’istituzione di una tassa di scopo per finanziare la ricostruzione e la sospensione delle tasse.

Assemblea cittadina in piazza Duomo
Nella settimana in cui sono stata all’ Aquila, squisitamente ospitata da un amica, ho camminato per il centro storico, per i borghi del cratere, ho sfiorato chilometri di transenne, ho accarezzato con lo sguardo le case abbandonate, le macerie fino a rendermele familiari, scontate. Ho conosciuto persone con cui avevo avuto solo contatti virtuali, ho parlato con tante altre di cui non sapevo l’esistenza, ho colto frammenti di conversazioni il cui principale argomento è tragicamente ricorrente, ho sopratutto ascoltato tante storie, ho raccolto decine di testimonianze di speranza ma anche di lucida rassegnazione, ho visto un popolo dignitoso, forte e gentile che fatica a ritornare a vivere, a sognare, al limite della sopportazione e tutti , indistintamente, mi hanno chiesto un’unica cosa : non lasciateci soli!!
Onna: le sue macerie

Il 31 luglio, la città si è magicamente riempita di migliaia di persone, centinaia di artisti hanno animato la notte. Finalmente luci e rumore, musica e canti, rapresentazioni di gioia e di dolore, il vociare dei bambini, l’apparente allegria e spensieratezza degli adulti per la prima festa dopo il 6 aprile. E allora… in mezzo a quella marea composta e variopinta di persone ho riflettuto sul senso più profondo di quella magica notte. Tante piccole gocce formavano quel fiume, lento e fluido, incanalato nell’unica via aperta della città, gli argini: i vicoli le vie transennate. Ho capito che quel fiume avrebbe dovuto poter fluire liberamente nelle vicoli e nelle piazze, che non era naturale il suo corso, che avrebbe potuto diventare impetuoso, rompendo quegli argini innaturali. Era terribilmente ingiusto e pericoloso delimitarne il percorso e allora ho pensato che l’unica salvezza, l’unica via di fuga fosse ridare l’anima all’Aquila.
Riaprire la città !
Ho aggiunto le foto tratte da un altro sito "Valigia blu" Ritengo l'articolo della Benedetti esemplificativo della vita aquilana e dei suoi problemi conseguenti al terremoto del 2009,mentre i commenti approfondiscono alcuni aspetti con equilibrio e in funzione di una informazione la più completa possibile.
Le immagini sono di "Valigia blu"
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