Rievocazione storica

Nell’anno del 150° anniversario dell’unità d’Italia ,revocare ancora una volta la particolare tensione ideale e politica del fenomeno chiamato brigantaggio risulta particolarmente significativo .
In risposta alle tensioni,polemiche e prese di posizione che hanno determinato un vivace dibattito, la riflessione sul brigantaggio , sotto forma di azione scenica su fatti di cronaca,episodi e documenti che, a quel tempo, diedero vita alla realtà del brigantaggio , pone l’attenzione ancor più su di un cammino risorgimentale che portò all’unificazione di alcuni stati in un unico stato.
E se l’idea mazziniana sembra aver avuto il sopravvento nella seconda parte del novecento e in questi decenni del secondo millennio, su quella giobertiana entrambe hanno concorso e stanno concorrendo a creare una identità che nel corso del tempo si è espressa in vari modi e che comunque ha fatto di un popolo una nazione , di una nazione uno stato.

Brigantaggio inteso come tentativo di sollevazione del popolo in favore del re borbone e per la conservazione dello stato quo a fronte di spinte di cambiamento e di innovazione che l’epopea garibaldina sublima attraverso la figura e il carisma proprio di Giuseppe Garibaldi e di quell’incontro a Teano dove consegnava nelle mani di un re “ quasi straniero “ quell’insieme di istanze , di idee e di cultura che gli uomini del risorgimento avevano messo insieme a frutto di prigione, morti . E quando i piemontesi occuparono il sud Italia , secondo una corrente storiografica, una parte di quel popolo si ribellò o fu usato per una ribellione in una pervicace resistenza appunto al cambiamento ma anche alla secolare ingiustizia che vide anche in quel caso i poveri rimanere o diventare più poveri , i ricchi sempre più ricchi. E si potrebbero indicare con Garibaldi , eroe dei due mondi ,altri eroi come per esempio quello di un mondo che scompare , il marchese di Salinas raccontato nel Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa o appunto tutte quelle figure sconosciute che vissero quelle tensioni.

Ma che era successo ? Scrive Donald Sasson nella prefazione della ristampa dell’editore Rizzoli all’opera di Giuseppe Mazzini “ De doveri dell’uomo”: “.. L’Italia che vide la luce nel 1861 era molto diversa da quella in cui ( Mazzini) aveva sperato. Forse era l’Italia di Cavour , forse quella di Garibaldi.
‘Forse’ perché Cavour non si era augurato di unificare un territorio tanto vasto,con tutti i problemi che ciò comportava (problemi di cui Mazzini era ignaro ) , e perché l’eroica impresa di Garibaldi consegnò le terre che aveva conquistato ad un sovrano e a uno stato per i quali non provava alcun affetto. Mazzini era stato nell’arco di tutta la sua esistenza un classico perdente (le sue rivoluzioni erano tutte fallite ) (…) e quindi nel 1860 quando pubblicava Dei doveri dell’uomo , Mazzini aveva ormai capito che tutti i suoi sogni e tutte le sue speranze erano stati spazzati via . La nazione che si stava costituendo non era quella per cui lui aveva combattuto …”

La rievocazione dell’associazione, attraverso l’iniziativa di una giornata con i briganti, vuole dunque riportare alla memoria, valorizzare un mondo degli uomini ormai scomparso all’interno di un mondo della natura che ha mantenuto intatto, malgrado tutto le sue peculiarità e i suoi valori agro pastorali che vanno preservati e salvaguardati perché rappresentano appunto le radici che hanno fatto il presente, di cui viviamo e con le quali camminiamo verso il futuro.
.jpg)
Una manifestazione che ci induce però anche ad altre riflessioni su quello che fu chiamato il Risorgimento, su quel moto di popolo che portò all’unità di alcuni stati sotto l’egemonia dei Savoia.
Sono cominciati il 17 marzo 2010 le manifestazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia e viene da domandarsi che cosa fu il Risorgimento e quanta la fatica per gli uomini del risorgimento che appunto dettero vita all’Italia. Per esempio Cavour che stando al suo epistolario, recentemente pubblicato ebbe rapporti con tutti i protagonisti del risorgimento e fu la mente, lo stratega di quella appassionata ricerca di unità. E Mazzini con il suo sogno di educare gli italiani e Garibaldi , davvero un galantuomo come lo definiva dunque lo stesso Cavour.

Alcuni studiosi dicono che il Risorgimento fu un moto di popolo composto da muratori, artigiani, uomini della strada che prima della battaglia di Custoza insorsero contro la dominazione austro ungarica del Lombardo veneto.
Altri ci dicono che fu l’idea di un’élite che raccontò con forme di comunicazione culturale apprezzabili un’idea, quella di nazione. La nazione intesa non più come potere da Dio al sovrano e dal sovrano sul popolo ma potere dal basso.
Una comunicazione che vide canali di penetrazione nell’opinione pubblica formidabili come per esempio romanzi come “ Le ultime lettere di Jacopo Ortis” o i racconti dei cantastorie sulle piazze o le storie del melodramma.

Altri ancora riferendosi al Risorgimento ci parlano di rivoluzione italiana ricordando per esempio le idee di Gioberti perché il processo risorgimentale portò alla scomparsa di cinque stati che avrebbero dovuto però federarsi, e così non fu , tra loro come fece Bismak venti anni dopo consegnando la federazione alla Prussica.
Una confederazione di stati per l’Italia che mai si realizzò perché una dinastia egemone prese il sopravvento e Vittorio Emanuele II dei Savoia ne fece un regno per sé e per i suoi discendenti.
Sui ricordavano le idee di risorgimento come movimento di popolo e di risorgimento come rivoluzione italiana. Entrambe le teorie ci dicono che però quello fu l’inizio del periodo risorgimentale che si tramutò in una guerra tra eserciti . La spedizione dei mille , veri eroi, in realtà è molto diversa dai primi moti popolari è soltanto l’evidenza di una lotta appunto tra eserciti , quello francese al nord d’Italia, quello inglese al sud sotto la regia di un genio della politica Camillo Cavour.

E proprio in questi termini di lotta di eserciti il fenomeno del brigantaggio torna in evidenza perché quelle bande che poi diedero vita a tutti gli episodi che la storiografia e la documentazione d’archivio raccontano voleva darsi un assetto da esercito per combattere l’esercito degli invasori, quello piemontesi. E invasori furono considerati i piemontesi nelle regioni del sud Italia, anzi quasi stranieri.
“Il brigante e la farfalla “, che ho pubblicato qualche anno fa, questo romanzo d’Ottocento che narra la lotta tra un brigante e un carabiniere in realtà offre attraverso la forma del racconto, del diario, del resoconto documentario, ecc. uno spaccato di questo fenomeno in una città come Sulmona e nel suo circondario .

E tanto per concludere momentaneamente su questo tema che è partito da una rievocazione storica mi piace ricordare quello che disse, poco prima di morire il 6 giugno 1861 Camillo Benso di Cavour :”L’Italia è fatta “ ma anche quello che aggiunse Massimo d’Azeglio, un altro protagonista del Risorgimento nelle sue memorie contenute ne “ I miei ricordi “ : gli italiani hanno voluto fare un’Italia nuova , e loro rimanere gl’Italiani vecchi di prima”.
(Le foto sono tratte dal sito della Cooperativa che organizza la maifestazione )
Nessun commento:
Posta un commento