L’ASSIUOLO

notava in un’alba di perla ,
ed ergersi il mandorlo e il melo
parevano a meglio vederla.
Venivano soffi di lampi
da un nero di nubi laggiù;
veniva una voce dai campi :
chiù
(da Myricae)
IL PONTE

e scopre i campi nella notte occulti
e il fiume errante. In suono di singulti
l’onda si rompe al solitario ponte :
Dove il mar, che lo chiama? E dove il fonte,
ch’esita mormorando tra i virgulti ?
Il fiume va con lucidi sussulti
al mare ignoto dall’ignoto monte.
Spunta la luna : a lei sorgono intenti
Gli alti cipressi dalla spiaggia triste ,
movendo insieme come un pio sussurro.
Sostano, biancheggiando, le fluenti
nubi, a lei volte, che salìan non viste
le infinite scalee del tempio azzurro.
(Da Myricae)
PAESE NOTTURNO

sono,od un tempio dell’antico Anubi,
fosca rovina? Stampano una bruna
orma le nubi
su la campagna, e più profonda e piena
la notte preme le macerie strane ,
chiuse allo sguardo, dove alla catena
uggiola un cane.
Ecco la falce d’oro all’orizzonte :
due nere guglie a man a ma dipinge ,
indi non so che candido. Una fronte bianca
di sfinge ?
(da Myricae)
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