LETTERE DALL’EREMO : ( 1 ) Dalla Dives in misericordia alla Deus Caritas est: il cammino della Chiesa di oggi all’insegna dell’Amore Misericordioso

«Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (I Gv, 4. 6). Queste parole dell’evangelista Giovanni – scrive Benedetto XVI nella DCE – esprimono con chiarezza «l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino». E aggiunge: «In un mondo in cui al nome di Dio viene a volte collegata la vendetta o perfino il dovere dell’odio e della violenza, questo è un messaggio di grande attualità e di significato molto concreto. Per questo nella mia prima Enciclica desidero parlare dell’amore, del quale Dio ci ricolma e che da noi deve essere comunicato agli altri»1.
Il Papa, cioè, ritiene che l’annunzio di Dio-Amore sia «di grande attualità e di significato molto concreto» in questo inizio del Terzo Millennio, segnato da profondi contrasti: da un lato, il terrorismo islamico insanguina il mondo in nome di Dio, gli Stati Uniti teorizzano e praticano la «guerra preventiva», il mondo è sull’orlo di un terribile scontro di civiltà, esplodono nuove tensioni sociali in seguito ai crescenti flussi migratori, le intelligenze e le coscienze sono disorientate dal relativismo morale e dall’ateismo pratico; d’altro lato, non mancano segni che annunziano che un mondo diverso è possibile: la riconciliazione e la collaborazione tra nazioni che si sono combattute ferocemente, una sensibilità nuova e generalizzata per il rispetto dei diritti umani, la domanda di una nuova qualità di vita specialmente da parte dei giovani, il bisogno crescente di pace e di giustizia, di dialogo e di comunicazione.

Il «messaggio» di Benedetto XVI – che egli stesso definisce «di grande attualità e di significato molto concreto» – si può enunciare così: 1) la Chiesa del XXI secolo è chiamata a promuovere la «civiltà dell’amore», essa pertanto sarà «la Chiesa dell’Amore Misericordioso»; 2) a questo fine, però, è necessaria la presenza di un «laicato maturo», pertanto la Chiesa del XXI secolo sarà la «Chiesa dei laici»; 3) infine il messaggio del Dio-Amore si concretizza nella «testimonianza della carità» nelle forme più alte, cioè nel servizio ai poveri e nella assunzione delle responsabilità civili e politiche da parte dei fedeli laici. Saranno queste le tre parti della mia relazione.
1. La «Chiesa dell’Amore Misericordioso»

Giovanni Paolo II sviluppa ulteriormente questo insegnamento di Paolo VI: «L’umanità è come a un bivio. […] Una domanda interpella la nostra responsabilità: quale civiltà si imporrà nel futuro del pianeta? Dipende infatti da noi se sarà la civiltà dell’amore, come amava chiamarla Paolo VI, oppure la civiltà – che più giustamente si dovrebbe chiamare "inciviltà" – dell’individualismo, dell’utilitarismo, degli interessi contrapposti, dei nazionalismi esasperati, degli egoismi eretti a sistema»; e conclude a sua volta: «La Chiesa sente il bisogno di invitare quanti hanno veramente a cuore le sorti dell’uomo e della civiltà a mettere insieme le proprie risorse e il proprio impegno, per la costruzione della civiltà dell’amore»5. Papa Woityla ritorna più volte su questo tema, chiarendo le ragioni che rendono necessaria una nuova civiltà, fondata sull’incontro tra giustizia e amore. Per costruire un mondo nuovo – spiega – non ci si può fermare alla giustizia, che Paolo VI definiva «la misura minima della carità»6; infatti l’uomo, oltre che di giustizia, ha bisogno di carità, anzi di perdono, che è il vertice dell’amore. La ragione è – continua Giovanni Paolo II – che «la giustizia umana è esposta alla fragilità e ai limiti degli egoismi individuali e di gruppo. Solo il perdono risana le ferite dei cuori e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati»7.

Certo – commenta il Papa – la nostra generazione «avverte di essere privilegiata, perché il progresso le offre molte possibilità, appena qualche decennio fa insospettate. L’attività creatrice dell’uomo, la sua intelligenza e il suo lavoro hanno causato profondi cambiamenti sia nel campo della scienza e della tecnica, come nella vita sociale e culturale»9; nello stesso tempo, però, esiste tanto male fisico e morale da rendere il mondo contemporaneo un groviglio di contraddizioni e di tensioni, di minacce contro la libertà e la pace, generando un clima diffuso di inquietudine e di paura10. Ecco perché non basta fare giustizia, ma è necessario che la giustizia sia integrata dall’amore. In altre parole, il nostro tempo, affamato di giustizia, ha bisogno di riconciliazione e di perdono; che è quanto dire: ha bisogno di amore misericordioso, di agàpe. È giunta l’ora della «Civiltà dell’Amore», dell’Amore Misericordioso.
La Chiesa del XXI secolo non solo dovrà annunziarlo al mondo, ma anche dovrà mostrare con la vita e con le opere che il perdono e la misericordia perfezionano la giustizia, in quanto portano gli uomini a incontrarsi sul valore della loro uguale dignità, al di là della mera uguaglianza dei beni. «Un mondo, da cui si eliminasse il perdono [= la misericordia] – conclude l’enciclica DM – sarebbe soltanto un mondo di giustizia fredda e irrispettosa, nel nome della quale ognuno rivendicherebbe i propri diritti nei confronti dell’altro; così gli egoismi di vario genere, sonnecchianti nell’uomo, potrebbero trasformare la vita e la convivenza umana in un sistema di oppressione dei più deboli da parte dei più forti, oppure in un’arena di permanente lotta degli uni contro gli altri»11.

Benedetto XVI, con l’enciclica DCE, va oltre, fino a cogliere la radice ultima dell’insegnamento di Paolo VI e di Giovanni Paolo II sulla Civiltà dell’Amore. Papa Wojtyla, in particolare, aveva insistito sull’«agire» di Dio, cioè sul fatto che Dio agisce sempre per amore, Papa Ratzinger sposta l’accento sull’«essere» stesso di Dio: Dio agisce sempre per amore, perché è amore. Così, dopo aver distinto l’agàpe dall’eros (cioè l’amore primo, totalmente gratuito e disinteressato, dall’amore secondo, che non esclude la propria soddisfazione), mostra che l’Amore in Dio è un’unica realtà, in cui eros e agàpe si integrano.
La novità stravolgente del Nuovo Testamento sta nel fatto che questo Amore Misericordioso acquista una forma del tutto imprevedibile: quella del Figlio unigenito, che si incarna, cerca e insegue l’uomo peccatore, per abbracciarlo, perdonarlo e salvarlo, immolandosi sulla croce e perpetuando la sua oblazione e la sua presenza nell’Eucaristia. La Chiesa, che continua la missione di Cristo-Amore, non potrà mai fare a meno di annunziare la Carità, di incarnarsi con Lui nel mondo, assumendo su di sé le angosce e le speranze della umanità, dei poveri di tutti i tempi. Questa missione della Chiesa è resa più efficace anche dal fatto che la persona umana non è soltanto ragione e intelligenza, ma «porta dentro di sé, iscritto nel più profondo del suo essere, il bisogno di amore, di essere amata e di amare a sua volta»13.
La rivelazione biblica, dunque, è sconvolgente: «il Creatore del cielo e della terra, l’unico Dio che è la sorgente di ogni essere ama personalmente l’uomo, lo ama appassionatamente e vuole essere a sua volta amato da lui. […] il suo amore si mostra ricco di inesauribile fedeltà e misericordia, è l’amore che perdona al di là di ogni limite. In Gesù Cristo un tale atteggiamento raggiunge la sua forma estrema, inaudita, drammatica: in Lui infatti Dio si fa uno di noi, nostro fratello in umanità, e addirittura sacrifica la sua vita per noi»14. Questo significa Amore Misericordioso.
Di conseguenza, l’annunzio e la testimonianza dell’Amore Misericordioso nel nostro tempo impongono – per usare l’immagine della parabola evangelica – che la Chiesa non si chiuda in sé, non viva ripiegata su se stessa; essa non può essere la Chiesa «clericale», del «levita» che tira diritto per la sua strada, ma deve essere la Chiesa «del samaritano», che fa proprie le sofferenze altrui e si prende cura dei problemi del prossimo, pagando di persona. In altre parole, la Chiesa del XXI secolo si impegnerà affinché amore dell’uomo e amore di Dio, filantropia e carità, eros e agàpe, ragione e fede, giustizia e perdono si incontrino e si integrino nella civiltà dell’amore. Sarà la Chiesa dell’Amore Misericordioso.
(Bartolomeo Sorge S.J.)

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