domenica 21 novembre 2010

VERSI D'ALTRI E ALTRI VERSI : Itaca di Costantinos Kavafis

VERSI D’ ALTRI ED ALTRI VERSI : Itaca di Costantinos Kavafis

Quando ti metterai in viaggio per Itaca

devi augurarti che la strada sia lunga

fertile in avventure e in esperienze.

I Lestrigoni o i Ciclopio la furia di Nettuno non temere:

non sara' questo il genere di incontri

se il pensiero resta alto e un sentimento

fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.

In Ciclopi o Lestrigoni no certo,

ne' nell'irato Nettuno incapperai

se non li porti dentro

se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga,

che i mattini d'estate siano tanti

quando nei porti – finalmente e con che gioia -

toccherai terra tu per la prima volta:

negli empori fenici indugia e acquista

madreperle coralli ebano e ambre,

tutta merce fina, e anche profumi

penetranti d'ogni sorta, piu' profumi

inebrianti che puoi,va in molte citta' egizie

impara una quantita' di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca

–Raggiungerla sia il tuo pensiero costante.

Soprattutto, pero', non affrettare il viaggio;

fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio

metta piede sull'isola, tu, ricco

dei tesori accumulati per strada

senza aspettarti ricchezze da Itaca.

Itaca ti ha dato il bel viaggio,senza di lei

mai ti saresti messo in viaggio:

che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera,

non per questo Itaca ti avra' deluso.

Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso

già tu avrai capito cio' che Itaca vuole significare.


Stefania Martini mi ha regalato una poesia di Costantinos Kavafis , Itaca , e non ho potuto fare a meno di trascrivere questi versi che la poesia mi ha suggerito e lontanissimo da fare accostamenti glieli regalo

E alla fine della strada

là dove dorme il merlo

e l’aria sa di rosmarino

e il giorno passa subito in silenzio,

là dove finisce la strada

e non c’è più odore di aglio a sfidare

le ossa

che nelle pietanze cercano

cibo per gli anni ,

là dove non si vede più

il mare di Odisseo figlio di Laerte

il mare che luccica e risuona d’un canto

per voce sola , sola voce, là poseremo

anima cuore e corpo.

In cerca d’un abbraccio

l’abbraccio di questa città.

E se anche sono passati a sfregiare

i tuoi santuari città mia

tu rimani intatta

anche se come una tenda di pastori

la nostra tenda

è stata divelta e gettata lontana ,

come un tessitore sono state arrotolate

le nostre vite

e recisa dall’ordito la vita

la vita di alcuni di noi ,

città tu rimani intatta

e tra le tue strade e sul colle

e nei tuoi cortili

ripenso ai giorni passati

ricordo gli anni lontani.

Un canto nella notte ritorna nel cuore

con il latrare dei cani e il rumore dei martelli

fino a sera

è il canto di Odisseo laggiù nel mare

che arriva da in calcolata distanza

dentro il petto delle statue , negli occhi

dei bambini

sul volto delle donne .

E in cerca di quel canto d’Itaca

un poco d’ottobre mi sono portato dentro

novembre

e piango in questo giardino dal lauro nano

la rosa sfiorita al poco sole di novembre .

Eremo Via vado di sole, L’Aquila, domenica 21 novembre 2010



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