VERSI D'ALTRI E ALTRI VERSI : Kikuo Takano ( I )
In me
Sono come l’orologio che si ferma poco dopo averlo caricato,
come il piatto incrinato che non torna nuovo
se anche lo incolli con cura.
In me c’è qualcosa di schiacciato.
Sono come il tubetto di dentifricio
quando nulla ne esce se anche lo premi,
come la pallina da ping-pong ammaccata
che non può tenere più in gioco
nemmeno un buon giocatore.
Ci sono oggetti distrutti e schiacciati dal principio,
senza motivo, in me: l’ombrello che non sta aperto,
il violino fuori uso e i sandali coi cinturini rotti, i
l rubinetto intasato, il flauto sfiatato,
la lampada consumata.
Eppure non mi perdo di morale,
l’ira non mi trascina, né mi tormento come una volta,
anzi mi auguro di potermi riempire di quelle cose inutili,
restando distrutto e schiacciato,
in questo trovando il mio orgoglio.
Spogliata vorrei
come camminare scalzo sulla spiaggia
se penso all'altra sponda della vita se penso a te,
sopra ogni altra cosa.
Spogliato vorrei il mio desiderio.
Alla voce che mi chiama mi fermo
se vedo brillare le fronde dell'olmo,
se incontro te, sopra ogni altra cosa.
Spogliate vorrei le mie parole
se dico al tramonto una cosa indicibile
nel mio cuore, se solo a te l'affido.
Spogliato vorrei il mio pensiero
nell'incessante movimento dell'anima,
se con la mano sento una cosa grande,
se tocco la tua, sopra ogni altra cosa.
Non So
ma ad ogni mio risveglio
a poco a poco mi trasformo
in un nido d'uccello.
Quale specie verrà?
Da quali lontananze verrà 1'uccello
non lo so immaginare.
Senza motivo, chissà perché,
mi balza il cuore per la gioia d'attendere.
Forse l'uccello invisibile alla fine non verrà?
È mai esistito 1'uccello incorporeo?
Eppure, certo stringerò
tra le braccia quell'uovo che dovrebbe appartenergli.
Rendiamo
Tante parole, tanta mancanza d'amore.
Pure, 1'uomo si confronta con le parole
chiama la vita un lavoro che rende.
Rendiamo il pulcino caduto in terra al suo nido,
il canto d'allodola al campo di grano,
l'agnello smarrito al suo padrone, al precipizio la roccia frantumata.
Rimettiamo a posto ciò che abbiamo fissato con gli occhi,
nel mare ciò che viene dal mare,
nel bosco invisibile la nave galleggiante,
il ceppo nell'abisso del sonno profondo.
Rendiamo ogni grande causa al nonsenso,
gli alberi verdeggianti al deserto sbagliato,
ogni braccio alla vigoria di senso dovuto,
soprattutto all'altezza di senso dovuto l'anima.
[ Le foto sono di Laura Mohonea ]
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