La letteratura è piena di cani. Più o meno eroici, più o meno intelligenti, guidano slitte abbaiano ai vicini, aspettano fedeli per anni il ritorno del padrone. Cose da cani. Per molto tempo abbiamo tenuto bene a mente che un cane è un cane e fa cose da cani. Poi siamo crollati. Diceva Seymour, il fratello più grande della famiglia Glass creata da Salinger, che il vero saggio è colui che è capace di disimparare le differenze. Sassi piante unomini. Cani. E’vero c’è un punto dell’esistenza in cui tutto è uguale a tutti , ma quel punto, anche secondo Seymor, è il rispetto e la cura. Invece questa uguaglìanza diventa nevrosi e paura della diversità, deraglia in quelle forme isteriche che abbiamo sotto gli occhi. Il presunto amore genera maschere grottesche, ìrcocervì come i barboncini rosa o i chihuahua da bòrsetta con collier di Swarowsky e la parrucca verde.
E per questo.credo.che la maggior parte dei libri (e sono moltìssìmi) dedicati in questo periodo ai cani non sono più romanzi: - alla narrazione servono scontri, amori, personaggi, servono differenze non molli gateaux di tutto mischiato con tutto - ma manuali. Opere più o meno fantasiose che dovrebbero servire a colmare il divario, a trasformare loro in noi e viceversa. Sulla mia scrivania in questo momento c'è, per esempio, un Dizionario bilingue italiano/Cane Cane/italiano, il cui sottotitolo è 150parole per imparare a parlare cane correntemente (edizioni Sondar.). Apro alla parola «Soglie: punti di passaggio carateterizzati dall' essere stretti e dalla presenza di porte»: il dizionario dice che quando il cane si scaraventa a tutta velocità' tra le nostre gambe per uscire di casa per primo.sta pensando: «che bello, si va fuori». Nella parte riservata ai consigli dell' etologo, spiega quindi che sarebbe più corretto che il cane passasse dalla porta dopo il suo padrone, rìconoscendogli così il ruolo di capobranco.
E ancora «Comunicazione non verbale: lui/lei fa un lungo discorso al proprio cane e il cane lo guarda con attenzione. A cosa pensa il cane: Non capisco niente, ma che bello ascoltarti». L'etologo consiglia una serie di cose riguardo alla prossemica e la perentorietà dei comandi, fino all'affermazione secondo cui il cane, essendo capace di interpretare la nostra mimica facciale, sarebbe anche in grado di «sorridere» al padrone come segnale di benvenuto.
Accanto al dizionario, c'è il Galateo per il cane, o Manuale di educazione sociale pe una buona convivenza di Roberto Marchesini. Pubblicato da Giunti, in una collana della quale fanno parte anche Come sviluppare l'intelligenza del cane Giocare con il cane, Educare o rieducare il cane. E, ultimo uscito,Educazione dolce del cane. Nel Galateo, leggo: «il cane di oggi deve avere una competenza molto più raffinata, che affianchi alla disposizione alla socializzazione, ovviamente di primaria importanza, altre qualità che investono tutto il suo profilo cognitivo e comportamentale ... parliamo della capacità del cane dr inserirsi in modo positivo nel contesto sociale nelle interazioni e nei luoghi pubblici, parliamo di cittadinanza». Un appello accorato, delicatamente etico, per imporre ai nostri animali prestazioni molto eccentriche rispetto alle loro competenze. È vero che spesso sono costretti a vivere in un condominio, ma forse come . interazione basta che imparino a non essere molesti nell'androne. Seguono, in ordine sparso sulla mia scrivania, Quelli che il cane, lo sto con i cani, Anche i cani vanno in paradiso, lo parlo con la coda, Io cane tu uomo?,Il cane che amava troppo, Fidologia, Cani Felici, Bastardo a chi?,Amicane, L'uomo che sussurra ai cani, 101 ricette da . preparare al tuo cane almeno una volta nella vita ... Quest'ultimo, scritto di Laura Rangoni e pubblicato da Newton Compton, ha come sottotitolo «piatti gustosi e nutrienti per palati di razza» e propone menu composti da tagliolini alla crema di milza o durelli di pollo in salsa di riso, rigatoni con fegato di bue in salsa di prosciutto e ruote con zucchine mozzarella e filetti di platessa ... Presa da un'irredimibile nostalgia per Iack London, e quella corsa di Buck che dopo aver vendicato il padrone, sbranando gli assassini, sceglie di tornare nella foresta, mi rifugio in un bel libro intitolato I cani in guerra (pubblicato da Oasi Alberto Perdisa), scritto da Giovanni Todaro, giornalista e conduttore di un programma radiofonicodiRai3 sull'etologia degli animali domestici. Sperando che restituisca loro dignità, leggo invece di cani addestrati a terrorizzare i prigionieri, come abbiamo scoperto guardando le foto del carcere di Abu Grahib. O persino a sbranarli e mangiarli, secondo quanto riportano i missionari al seguito dei conquistadores nel Nuovo Mondo. Aperreamiento, veniva chiamata questa pratica che si usava come deterrente, per terrorizzare gli indigeni e dissuaderli da qualsiasi tentativo di ribellione. I cani, in guerra, sono stati usati come staffette, hanno portato alcool per rallegrare la truppa, hanno fiutato i gas tossici
e alcuni di loro erano persino in grado di percepire l' arrivo di una granata prima del suo scoppio. L'unica cosa che i soldati non sono mai riusciti a insegnare ai cani, è a comportarsi da kamikaze. Ci hanno provato: legavano loro sulla schiena delle bombe dalle quali pendeva una cordicella che il cane doveva tirare per innescare la carica. Ma il problema era che il povero cane, una volta tirata la cordicella, correva di nuovo tra le fila dei suoi padroni, per cercare rifugio. Molti astuti soldati russi sono morti in questo modo durante la seconda guerra mondiale, prima che l' esperimento fosse definitivamente abbandonato. Grazie al cielo, alla nostra follia, talvolta corrisponde una reazione naturale e contraria che la neutralizza.
Elena Stancanelli Vite da cani La Repubblica 6 luglio 2011
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, giovedì 14 luglio 2011
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