(Marcia Perugia-Assisi per la pace e la fratellanza dei popoli e il Meeting dei 1000 giovani per la pace in programma dal 23 al 25 settembre 2011.)
Non è una riunione tra "grandi" quella alla quale Papa Benedetto ha invitato, ancora una volta nella casa di Francesco d'Assisi, uomini di religioni e razze diverse. È una grande riunione tra persone di fede che torneranno a percorrere con umiltà e speranza la via aperta nel 1986 da una altrettanto grande intuizione di Giovanni Paolo II. Ed è un grande segno.
La pace - che si costruisce combattendo la povertà, custodendo il creato e realizzando un'autentica libertà religiosa (non a caso, idee guida degli ultimi tre messaggi di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace) - non è un compito esclusivo di governanti, legislatori e diplomatici. anzi non lo è quasi mai. La storia e le tristi cronache dell'oggi ci ricordano che ai potenti del mondo càpita. più che altro, di dichiarare guerre e armistizi e, quasi mai, di sancire paci durature.
La pace è un "gesto" che è la riunione di diversi "gesti": deporre le armi, coltivare la terra, solcare i mari, edificare case, dare fiducia agli altri uomini perché si è deciso di darsi con fiducia a Dio. La pace è, infatti, credere. Credere che c'è un progetto buono e bello su ciascuno di noi e su quel grande "popolo dei popoli" che è l'umanità. E per capire questo progetto, per. servìrlo. bisogna avere il coraggio di alzare gli occhi oltre l'orizzonte degli egoismi e dei sospetti, al di là della cortina delle presunzioni e delle intolleranze, sino al cielo. Questo significa pregare, un'azione che sembra una non azione, che qualcuno considera una fuga dal mondo.
Invece, quando preghiamo, la pace è già cominciata dentro di noi. Se poi riusciamo a pregare all'unisono - da diversi, da separati, da distanti - la pace diventa cammino segnato e sicuro agli occhi di tutti. Diventa "via". E, dunque, diventa possibile.È questo il miracolo che torna ad accadere ad Assisi. E forse, lo dico con umile orgoglio di cristiano e di figlio di questa terra, non potrebbe accadere con la stessa esemplare intensità in nessun altro luogo posto sotto il cielo di Dio.
Ma che cos’è Assisi per il processo di pace nel mondo ?
Scrive Ezio Mauro :”Le religioni del mondo riunite ad Assisi per un confronto e una discussione sono un segno di speranza per tutti, credenti e non credenti. L'incontro, voluto da papa Benedetto XVI, assume infatti oggi un significato che va al di là dell'ecumenismo. Certo, le religioni cercano un dialogo nel nome dell'uomo e di Dio, nella fedeltà ai propri valori, e pure nell'impegno a operare per quel bene comune che è la cifra dell'impegno laico - e non solo religioso - in qualsiasi comunità di uomini e donne liberi.
Ma non possiamo fingere di non vedere come una delle faglie che attraversano e dividono oggi i popoli e le civiltà cerchi di rivestire di motivazioni e addirittura di ragioni religiose le scelte politiche di contrapposizione e addirittura di conflitto. Bisogna evitare che si guardi alle religioni con paura, senza nemmeno conoscere e senza lo sforzo di capire. Non bisogna permettere che la fede si trasformi in ideologia, diventando armata e conflittuale, elemento di divisione e in qualche caso di odio. Proprio oggi che le religioni sono uscite dalla dimensione privata per riaffacciarsi nel discorso pubblico (col doppio obbligo di rimanere fedeli ai loro valori, ma di riconoscere che in
democrazia ogni verità è relativa perché non esiste una riserva veritativa fuori dal libero gioco delle opzioni che si confrontano su basi di uguaglianza nel voto dei cittadini e in parlamento) occorre evitare che la religione venga immiserita a strumento politico, invece di essere una pedagogia della trascendenza. Qualcosa di più dell'ecumenismo, dunque. Nella sede di Assisi, che da sempre parla a tutti gli uomini di pace e di fratellanza.”
E qual è la storia di questa conquista ? Lo scenario .
Già dal lontano 27 ottobre 1986 Assisi fu scelta come il luogo più idoneo e ideale per permettere agli uomini di buona volontà del mondo intero, di riflettere sulle responsabilità comuni in relazione alla pace universale, I massimi responsabili delle Religioni aderirono allora, come anche nel 1993 e nel 2002, all'invito di papa Giovanni Paolo II per manifestare l'anelito alla pace, attraverso l'invocazione della preghiera, Gli sforzi della diplomazia, dell' orgoglio e dell'ideologia del dominio e degli interessi economici, si sono rivelati insufficienti a rompere il muro degli egoismi, per cui si è voluto proporre una via superiore e più efficace per invocare la pace: la forza della preghiera, e del-
l'amore per Dio e per i nostri simili, Questi elementi sono il cuore di ogni Religione vera e i mezzi infallibili per preservare e promuovere la pace e l'umana convivenza, Assisi dunque, anche nel prossimo ottobre, sarà lo scenario dell'incontro delle Religioni per la pace.
Il complesso delle Basiliche papali di Assisi , che, " custodiscono le Spoglie mortali' del Poverello d'Assisi, è stato e sarà l'immagine simbolo, l'icona che ci ha consegnato l'incontro delle Religioni di 25 anni fa, di quelli successivi e di quello che verrà,
È incancellabile nella nostra mente la figura bianca di papa Giovanni Paolo II, circondato da quelle variopinte e ieratiche dei vari rappresentanti delle grandi Religioni, sul palco della piazza inferiore di San Francesco, stretti nell'abbraccio ideale del colonnato che delimita la piazza, affettuosamente protetti dalla gente circostante quasi in una condizione di sospensione tra cielo e terra.
Incontro del 1986
È in un anno molto delicato, il 1986, attraversato da venti di "Guerrafredda", da tensioni fra i due blocchi americano e sovietico, da scenari di riarmo militare e nucleare, che Giovanni Paolo II invita ad Assisi i leader delle religioni di tutt? il mondo per una giornata di preghiere, di silenzio e di digiuno per la pace, Quella del Papa è una iniziativa senza precedenti,
Così, il 27 ottobre, giungono nella città di san Francesco più di sessanta capi religiosi, negli abiti più diversi, Uno per uno gli ospiti, tra i primi dei quali il Dalai Lama, vengono salutati dal Papa sulla soglia del tempio, «Non prenderemo alcun pasto - annuncia Giovanni Paolo II- e in questo modo diverremo più coscienti del bisogno universale di penitenza e di trasformazione interiore, Le nostre tradizioni sono molte e varie, ma riflettono il desiderio di uomini e donne lungo il corso dei secoli di entrare in relazione con l'essere assoluto, La preghiera comporta da parte nostra la conversione del cuore, vuol dire approfondire la nostra percezione della realtà ultima, Ed è per questa ragione che siamo convenuti in questo luogo»,
A conclusione di una giornata indimenticabile, in una Assisi battuta dal freddo e dalla pioggia, il Papa si rivolse ai leader mondiali: «li invitiamo a prendere atto della nostra umile implorazione a Dio per la pace, ma chiediamo pure ad essi di riconoscere le loro responsabilità e di dedicarsi con rinnovato impegno al compito della pace con coraggio e lungimiranza»,
Fra il 1985 e il 1989 i presidenti americano Ronald Reagan e sovietico Mikhail Gorbachev s'incontrarono più volte, Decisero di ridurre armi e missili nucleari: l'incubo di una guerra atomica svanì, lasciando il posto al processo democratico, L'appello del Papa era stato raccolto.
Incontro del 1993
Se l'incontro di Assisi del 1986, si rivolgeva al modo intero, «su cui si addensavano oscure nubi, oggi il nostro sguardo si volge all'Europa», dice Giovanni Paolo II, promuovendo un nuovo appuntamento di preghiera per la pace il 9 gennaio 1993 ad Assisi con i leader religiosi della tradizione europea, Si implora la pace al «Signore della storia - annuncia il Papa - certi di essere ascoltati» da quel Dio che, dopo la preghiera del 1986 «ha dato dei segni, anche tangibili, di avere ascoltato»,
Nel 1991 era scoppiata la crisi nei Balcani, dando luogo a una serie di guerre violenze che coinvolgeranno in particolare popolazioni. di territori - Croazia, Bosnia, Kosovo che costituivano parte di quella che era fino ad allora la Jugoslavia,
Obiettivo del Papa e degli altri leader religiosi è quello di «contribuire in modo specifico, con le nostre preghiere e con l'offerta del nostro digiuno, alla ricostruzione del continente europeo e forse alla sua sopravvivenza»,
Salgono così ad Assisi gli esponenti delle religioni e i testimoni degli orrori della guerra in Bosnia, «irrazionale come tutte le guerre»: a raccontare violenze e disperazione sono le delegazioni venute da Sarajevo, dall'Erzegovina, da Banja Luka e dalla Croazia.
A Sarajevo, ha raccontato l'arcivescovo della martoriata città, mons. Vinko Puljc, la diocesi aveva 500.000 fedeli. In nove mesi «62 parrocchie sono state totalmente devastate, la gente, insieme ai loro parroci, scacciata. Le fabbriche, le imprese, i negozi, gli edifici pubblici e privati distrutti dai bombardamenti».Giovanni Paolo II sottolinea: «Alla guerra e ai conflitti voglia¬mo contrapporre con umiltà, ma anche con vigore, lo spettacolo della nostra concordia, del rispetto dell 'identità di ognuno».
La giornata di preghiera per la pace in Europa si concluse con una fiaccolata per le vie della città e le preghiere di giovani e non nelle chiese della città di san Francesco.
La crisi nei Balcani trovò una sua conclusione il 21 novembre 1995 con l'accordo di,Dayton (Usa), formalizzato il 14 dicembre dello stesso anno a Parigi .
Incontro del 2002
Quando il 24 gennaio. 2002 i rappresentanti delle undici maggiori religioni del mondo in rappresentanza di gran parte dell’umanità arrivarono ad Assisi per la Giornata di preghiera per la. Pace nessuno ha ancora dimenticato quelle immagini dei due aerei che si abbattono sulle Torri gemelle di New York A seminare morte e orrore l' 11 settembre 2001 nel cuore della metropoli americana sono stati terroristi di Al Qaida, una organizzazione che si richiama al fondamentalismo islamico.
Giovanni Paolo II lancia un appello perché non venga strumentalizzato in modo offensivo il nome di Dio, e le religioni siano un «fattore di solidarietà e di pace» r dopo il «tragico attentato dell' 11 settembre scorso» e di fronte «al rischio di nuovi conflitti» .
«La Giornata di preghiera per la pace - dice il Papa - non intende in alcun modo indulgere al sincretismo religioso. Ciò che unirà tutti i partecipanti è la certezza che la pace è dono di Dio». « Su tale base, uomini e donne di diverse appartenenze religiose non solo possono collaborare, ma anzi - aggiunge - devono impegnarsi sempre più per difendere e promuovere l'effettivo riconoscimento dei diritti umani, condizione indispensabile per una pace autentica e duratura».
La giornata di Assisi si conclude con una sorta di decalogo:
No alla violenza, sì a dialogo, amicizia, difesa dei poveri, giustizia, solidarietà con chi soffre che passa oltre le differenze tra le religioni.
Nella città di san Francesco pregano e prendono la parola il sikh. il musulmano. il rabbino, il confuciano, l'ortodosso, il buddhista. Il metropolita Pitirim. vicario del Patriarca di Russia, dichiara solennemente: «ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, perché crescano la comprensione e la fiducia reciproca tra gli individui e i popoli».
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, lunedì 25 luglio 2011
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