mercoledì 20 luglio 2011

BIBLIOFOLLIA : STORIE DI LIBRI PERDUTI

BIBLIOFOLLIA : STORIE DI LIBRI PERDUTI

“Questo luogo è un mistero, Daniel, un santuario. Ogni libro, ogni volume che vedi possiede un’anima, l’anima di chi lo ha scritto e l’anima di coloro che lo hanno letto, di chi ha vissuto e di chi ha sognato grazie a esso. Ogni volta che un libro cambia proprietario, ogni volta che un nuovo sguardo ne sfiora le pagine, il suo spirito acquista forza.” … “Noi li vendiamo e li compriamo, ma in realtà i libri non ci appartengono mai. Ognuno di questi libri è stato il miglior amico di qualcuno.”

(Dal capitolo il cimitero dei libri de “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafòn).

Scrive http://soslibri.diogenemagazine.eu/home/il-progetto

“Non ci sono dati certi, ma secondo la AIE (Associazione Italiana Editori) su 262 milioni di volumi stampati ogni anno (dati del 2005) l’invenduto è del 35%, ossia una montagna di 75 milioni di volumi.

Nei siti ambientalisti e presso le associazioni attive nella lotta allo spreco (ad esempio, www.greenreport.it) questa cifra è equiparata senza ulteriori mediazioni a quella della macerazione, ma l’analisi dovrebbe essere svolta a un livello di maggior sottigliezza, perché se è vero che il destino finale dell’invenduto sta, o prima o dopo, nella macerazione, è altrettanto vero che il cammino è lungo e prevede una serie di passaggi (secondo mercato a metà prezzo, vendita a stock, ecc.).

Va poi tenuto presente che nei calcoli dell’invenduto forniti dall’AIE entrano anche i volumi editi da case editrici di dimensioni tanto piccole da non riuscire a presentare i propri prodotti tramite il sistema di distribuzione libraria organizzata a livello nazionale. Una realtà, questa, caratterizzata da un’eterogeneità e da una dispersione tali da rendere incerte le statistiche basate su aggregati complessi. Basta pensare che lo stesso numero delle case editrici scende da più di 8.814, se si assume la ragione sociale delle aziende registrate, sino a poco più di 2.900, se si escludono quelle che in realtà sono emanazione di aziende, fondazioni, enti con altre finalità, o che hanno una produzione occasionale, ecc. Ed ancora: gli editori che hanno una presenza organizzata sul mercato (pubblicano almeno un titolo al mese, hanno un piano editoriale, una distribuzione in libreria e almeno 100 titoli commercialmente vivi in catalogo) sono solo 1.016.

Indicativamente, si può fare riferimento alle dichiarazioni rese da responsabili aziendali di alcune grandi case editrici (per il resto restie a informare il pubblico su un dato “rischioso” a livello di immagine, perché in definitiva enfatizza un dato negativo della propria attività) che indicano nel 5-6% la quota di macerazione “strutturale” dei libri da parte delle grandi aziende editoriali (vedi intervista al direttore della Hoepli).

A queste cifre, quali esse siano, vanno comunque aggiunti i dati relativi alla macerazione dei libri diffusi nelle edicole, un settore distributivo che non entra nei calcoli dell’AIE pur essendo di notevole entità. Sebbene in calo rispetto al successo del 2002 (44,2 milioni di copie di libri), e 2003 (60 milioni di copie), nel 2007 sono stati diffuse nelle edicole 45 milioni di copie, con 432 titoli (erano 988 nel 2006).

In definitiva, non è possibile allo stato attuale indicare una cifra realistica della macerazione di libri, sebbene si possa sicuramente affermare il suo essere costituita da grandi cifre.

Alla macerazione di testi operata dalle case editrici va poi aggiunta quella messa in atto dalle 12.000 biblioteche complessivamente presenti sul territorio italiano. Anche questa una realtà difficilmente quantificabile in termini assoluti. Si può comunque farsene un’idea valutando la situazione di Milano, le cui 23 biblioteche comunali, che detengono un patrimonio di 480 mila volumi, hanno scartato complessivamente circa 79 mila libri nel 2008 (da notare che i volumi in uscita superano quelli in entrata: nello stesso periodo sono stati, infatti, acquistati dalle stesse biblioteche solo 36 mila testi cartacei). A Torino le 17 biblioteche civiche, che custodiscono più di 1 milione 400 mila documenti, nel 2008 hanno acquisto 79 mila volumi, ma ne hanno congelato in un magazzino altri 60 mila destinati al macero.

Come ultimo elemento di questo complesso quadro vanno calcolati gli effetti della crisi economica in atto, che aggiungono una quota congiunturale alla macerazione strutturale prodotta dall’ordinario sistema distributivo. Il fallimento di grandi case editrici, come Editori Riuniti o Meltemi (per citare solo le più grandi), si conclude con un’ulteriore uscita dal mercato di una quantità di volumi calcolabile in centinaia di migliaia.

I costi ecologici del riciclaggio

La quantità di libri destinati alla macerazione supera di gran lunga le necessità della filiera del riciclaggio. Secondo il Comieco (Consorzio nazionale per la raccolta e il recupero degli imballaggi a base cellulosica) e l’Unionmaceri (l'associazione rappresenta le aziende del recupero della carta), l’offerta della carta da macero ha ormai superato la domanda dell'industria cartaria nazionale, tanto che l'Italia è divenuto un Paese esportatore netto di questa materia seconda. Secondo le associazioni di categoria ben 150 mila tonnellate di carta derivanti dalla raccolta differenziata e destinata al riciclo giacciono nei depositi.

Bisogna poi notare che dal punto di vista ecologico la macerazione non è a residuo zero, dato che, anzi, ogni chilo di carta riciclata produce circa 400 grammi di scarti tra pulper e fanghi di cartiera.

Infine, dal punto di vista della gestione aziendale, va sottolineata la quantità di obblighi formali che accompagnano la macerazione: in base alla normativa, è necessario per prima cosa inviare una comunicazione all'agenzia delle entrate e alla guardia di finanza specificando: prezzo di acquisto, valore ricavabile dal riciclo, il giorno e l'ora previsti per la macerazione e la ditta incaricata a farlo. E prima di sancire la definitiva morte delle copie invendute la legge sul diritto di autore prevede che questi sia avvisato e abbia la possibilità di acquistare le copie alle stesse condizioni che avrebbe l'editore se le avviasse al macero.

E’ comprensibile che in queste condizioni complessive la scelta di mandare libri al macero non offra alcun vantaggio economico per gli editori, ma che anzi si traduca spesso in un costo aggiuntivo (il trasporto dei volumi all’azienda di macerazione) giustificato solo con la necessità di razionalizzare gli stock per ridurre i costi di magazzino.

La macerazione dei libri in Lombardia

Nella macerazione dei libri, la Lombardia batte per la quantità l'Emilia Romagna, il Piemonte e il Lazio messi assieme, e vale come mercato quanto 8-9 regioni del Centro-Sud.

In termini assoluti i volumi stampati in Lombardia si aggirano annualmente attorno ai 125 milioni sul totale nazionale di 262 milioni. Nel 2009 i libri venduti a Milano sono stati il 19,9% del totale del mercato italiano (era il 20% nel 2008). E’ una percentuale di non molto superiore a quella di Roma, in cui la percentuale dei libri venduti sul totale italiano è 14,9% nel 2009 (nel 2008 il 15,3%).

Nello stesso anno i libri venduti in Lombardia (compreso il Canton Ticino) sono stati il 30,9% del totale (erano il 29,4% nel 2008). E’ una percentuale doppia rispetto a quella del Lazio: 16,6% nel 2009, con un leggero calo dall’anno precedente 17,3%. Nel 2009 le opere prodotte a Milano sono state 22 mila. Includendo la Lombardia si arriva a 24 mila, ovvero al 39,1% di quelle pubblicate in Italia. La tiratura dei titoli editi in Lombardia è il 54,2% di quella italiana. Al 31 gennaio 2010 a Milano città operavano 943 editori, a Roma 1059; la Lombardia ne ha 1727, il Lazio 1315. (Mondadori, Rcs, Gruppo Mauri-Spagnol, Feltrinelli rappresentano quasi il 55% del mercato).”

Eremo Via vado di sole, L'Aquila, mercoledì 20 luglio 2011


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