Scarti di tempo - poesie -
1.
Gli orari in fila
allineano i treni
mentre un flauto fuori tempo
ristagna l’armonia nel sole
che scotta sul muro di marmo
già nero di fumo.
Le colonne come un fascio
di ceri si allineano sul marciapiede
e la vetrina del bar scintilla;
io la guardo e ripasso una legge
di ottica ;
il giorno ormai quasi tutto passato
allinea anche lui i fischi dei treni.
E’ la vita del pendolare:
giostre ,marionette,bambini e donne
nelle carrozze di un treno :
la borsa leggera del desinare
e poi non avere tempo per perdere
il treno che parte sempre in orario.
Alla stazione la sera e la mattina
recito sempre una mistica preghiera
viatico e companatico di uno scarto
di tempo da trascorrere tra la gente .
E’ anche così il treno della vita :
con sul petto un cartello
con su scritto “fragile “ “alto”, “basso “
mi invento il cartellino
“porto franco a destinazione “
e spero che il destinatario ,anzi la destinataria ,
mi rispedisca al mittente
con una firma corta , sgraziata
e insincera che si legge “morte “.
Ma non accadrà perché nella sua bottega
prende tutte le mercanzie, ahimè tutte
le mercanzie .
2.
Mi hanno chiesto la via:
strada da denominare
sette, nove ,ventisette.
Sono tutte eguali le vie di questa
città
e allora che ci va a fare uno
a via da denominare .
Ci va lo stesso.
Non lo accompagno perché
va di fretta .
Non ho voglia di andare fuori tempo .
Nella testa un flauto sale e scende le scale
con un andante tranquillo allegro assai
e per questo io non ho voglia
di accompagnare quello che va
a strada da denominare ;
io vado per questa città con andante
tranquillo allegro assai
e non posso andare di fretta.
D’altra parte che fretta c’è ora :
la lunga dialisi di una rabbia
cresciuta con il confuso palpitare delle stelle
ogni notte e anche questa notte
ormai è senza tentazione.
La tentazione di disfarsi della propria storia
in questa città
diventata dopo il terremoto ,
uno scarto di tempo.
3.
Occhi di cane, occhi di legno,
occhi di luna, occhi di prato ,
la casa dalle finestre buie
sulla piazza della grande chiesa
è tinta di grigio e gli occhi,
occhi di cane, occhi di legno,
occhi di luna, occhi di prato,
non la vedono .
Prigioniero della bellezza
affronto discorsi a bassa voce
e inginocchiandomi sul calore
del pavimento
non so dire che preghiere
4.
Colorate i manichini anchilosati
ristretti in vetrine piccole e buie ;
hanno visi grandi, bianchi e puri ,
non sopporto la loro tristezza.
Mi fa impazzire la loro tristezza
per la paura antica del rifiuto della realtà:
una vetrina senza colore .
Colorate i manichini ….
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 5 luglio 2011
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