ARTE FACTUM : Storia crudele di bellezze d’Abruzzo “puntellate “
Due sono gli itinerari che portano da L'Aquila a Celano nella Marsica: uno segue l'autostrada per Roma che si biforca più o meno all'altezza di Avezzano; l'altro passa per i paesi di Rocca di Mezzo, Rovere e Ovindoli ed è ancora più panoramico.
Dell'antica Celano, rasa al suolo da Federico II, rimangono pochi ruderi, mentre il centro abitato, anch'esso di fondazione federiciana, è dominato dal Castello Piccolomini che risale alla fine del XIV secolo ma venne ampliato nel Quattrocento. L'edificio è situato in posizione eminente, a ottocento metri d'altezza, e le mura come appaiono dopo il terribile terremoto del 1915 che le danneggiò gravemente e dopo i rifacimenti degli anni Cinquanta, cingono il mastio che sprigiona un senso di forza, ma se lo sguardo si alza e supera la cinta muraria può immergersi nel teatro montano che si spalanca intorno inondato di luce.
Anche il panorama che si apre sulla fertile piana del Fucino è di grande bellezza e, a differenza di altre più aride e sassose, è fertilissima e molto ricca. Anticamente era occupata da un lago, il Fucino, che venne interrato nella seconda metà del XIX secolo, a seguito di una colossale impresa di prosciugamento di cui si fece carico il principe Alessandro Torlonia che, a partire dal 1860 circa, concentrò nelle proprie mani l'impegno finanziario della poderosa operazione. È famosa la dichiarazione con cui il Torlonia aveva commentato tale investimento: «o io prosciugo il Fucino, o il Fucino prosciuga me». Le cose andarono per il meglio.
Una piccola sezione archeologica, sita in alcune sale al pianterreno del Castello, è intitolata ai Torlonia, ma non ha nulla a che vedere con la collezione archeologica conservata a Roma; dal 1992, il Castello custodisce anche il Museo d'Arte Sacra della Marsica. Trasformato in museo, il mastio è il più sicuro ricovero dei meravigliosi manufatti abruzzesi ivi radunati, frutto di una superba selezione che comprende opere databili fra il XII e il XVI secolo: sculture, dipinti, oreficerie da strabuzzare gli occhi, paramenti liturgici, arredi. Per merito dell'alacre impegno della Soprintendenza per i Beni storico artistici degli Abruzzi, capeggiata da Lucia Arbace, aiutata da bravi collaboratori, sono stati trasferiti a Celano sculture e dipinti già conservati nel Forte dell'Aquila, chiuso subito dopo il terremoto del 2009 .
Si fa di tutto perché gli interventi di restauro e di tutela procedano, ma il fervore delle Soprintendenze è inversamente proporzionale ai mezzi a disposizione. La sede della Soprintendenza dell'Aquila fu trasferita nel 2009 in una casa dalla facciata disadorna, sulla quale sventolano bandiere un po' scolorite, ma è soltanto la facciata a essere così dimessa, perché una volta entrati, gli uffici si inseguono in uno spazio che si diffonde in profondità .
Qui si allestiscono pratiche su pratiche per salvaguardare il patrimonio artistico, in una regione che, per essere impervia e poco esplorata dagli stessi abitanti, è estremamente esposta ai danni e ai furti. Tutelare il patrimonio artistico abruzzese è sempre stato affare serio, a prescindere dal terremoto. N ella medesima sede degli uffici della Soprintendenza, una parte dei quali sconfina in "zona rossa", alloggia anche il nuovo Direttore regionale per i Beni culturali e architettonici, Fabrizio Magani, uno storico dell'arte arrivato a L'Aquila circa otto mesi fa dopo un articolato servizio nel Nord d'Italia.
Pernottare in zone rosse non è il massimo delle umane aspirazioni, ma il centro storico di zone rosse è pressoché tempestato. Sono chiamate così perché il rischio dei crolli non è scongiurato del tutto.
Il centro è attraversato dalla lunga ruga del corso Vittorio Emanuele II, che nel secondo tratto prende il nome di corso Federico Il che fu probabilmente il fondatore della città. Come è risaputo è proprio questa parte della città ad avere più sofferto, così che, in questo punto, assomiglia a
una immane bestia trafitta da migliaia di frecce, tanti sono i puntelli che reggono gli edifici. La gente è sfollata, ma qualcuno, specie i vecchi, non ha lasciato la sua casa. Intorno al centro, costellato di monumenti inagibili, la vita ha ripreso il ritmo normale, ma il pensiero di chi visita la città corre inevitabilmente ai luoghi e ai monumenti colpiti, chiese e palazzi. È impressionante osservare come sembrino chiusi entro un involucro d' impenetrabile silenzio .
I lavori di ripristino o si svolgono lentissimamente o sono bloccati, ma ora si profilano notizie abbastanza confortanti riguardo un prossimo lotto di interventi di restauro del Forte Spagnolo, che prenderanno il via alla fine dell'estate, con un finanziamento statale di poco meno di cinque milioni di euro: una cifra irrisoria che comunque si spera iniziale. A essa se ne aggiungerebbe un'altra di consimile entità, destinata all'ex mattatoio a Borgo Rivera, nella zona dove si trova la Fontana delle 99 Cannelle.
Questa fontana si chiama così perché tante sono le bocche da cui fuoriesce l'acqua, le cannelle, che fanno riferimento ai 99 castelli che contribuirono alla formazione della città. La fontana subì danni minori rispetto ad altri monumenti, tuttavia neppure lei rimase indenne.
La struttura di questo magnifico monumento civile duecentesco è molto essenziale, come lo è l'architettura romanica e gotica degli Abruzzi, che spicca per la varietà degli apporti provenienti dalla Puglia, dall'Umbria e da Napoli. Stessa varietà la troviamo nelle sculture delle facciate, nei pulpiti, nei cibori, e negli arredi, conservati a san Clemente a Casauria, a Teramo, a Corfinio e in mille altri luoghi, ma tanto la scultura lignea che la pittura su tavola uniscono all'essenzialità .la nobiltà, in un connubio fra arte popolare e colta che è difficile a trovarsi altrove. Però l'ostacolo più arduo da superare è che spesso le testimonianze dell'arte abruzzese sono difficili da raggiungere, perché paiono volersi nascondere tra sassi e rovi, ed è questa una delle ragioni per cui sono così poco conosciute. Lo scoprirle rappresenta di per sé un fatto attraente, che ne aumenta - per così dire - il congenito fascino.
Marco Bona Castellotti Abruzzo ,la bellezza puntellata Il Sole 24 Ore 21 agosto 2011
Le foto sono di Paolo Virzì
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, venerd' 2 settembre 2011
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