INTERSTIZI : Atene, la libertà degli antichi

La politica è, comunque, per Aristotele, detto alla moderna, «arte del possibile», ma un possibile inteso come ciò che meglio, date certe premesse, corrisponde alla ragione; e perciò egli ricercava quale fosse il migliore ordinamento di una città. Non si sapeva, però, fino al 1890, che fosse anche autore di una tale analisi per la maggiore città greca, ossia Atene. La scoperta ha destato anche vari dubbi sullo stile e su altri aspetti dell'opera, pervenutaci incompleta, e si è stati incerti se ne fosse lui l'autore. Poi, per lo più, lo si è riconosciuto come tale, ma si può ben dire, crediamo, che, se non si tratta di un'opera di Aristotele, si tratta pur sempre di un'opera aristotelica.
La «costituzione» (politeía) era per i greci l'ordinamento istituzionale della città, il suo governo, le magistrature, la sua struttura politica e sociale. Nulla di comune con ciò che oggi si intende per «costituzione». La Costituzione degli ateniesi ha perciò una natura prevalentemente descrittiva in entrambe le sue parti: la prima, in effetti storica, sulle vicende del governo di Atene fin dai suoi inizi; la seconda sul regime di Atene al tempo in cui Aristotele scriveva, un po' prima del 322 a. C.

Se ne deduce che per Aristotele l'affermazione della democrazia (come intesa dai greci, e quindi escludendo non solo gli schiavi, ma anche chiunque non fosse cittadino di pieno diritto) costituiva il filo rosso della storia di Atene, stabilizzatosi dopo la fine dell'ultima fase di tirannia nel 403 a. C. Il resoconto aristotelico è impressionante. Esso conta undici riforme della costituzione ateniese, di cui nove nel giro del VI e V secolo a. C. L'undicesima «attribuisce il massimo potere al popolo», che «si è reso direttamente padrone di tutto e regola ogni cosa con decreti e tribunali, nei quali è sovrano». Ordinamento preferibile ad altri, perché quando il governo è ristretto in poche mani è più facile la corruzione, laddove corrompere molti è ben più difficile.

Si erano realizzate tutte queste condizioni nella democrazia ateniese ristabilita nel 403 a. C. che Aristotele ci descrive? La risposta di Aristotele sembrerebbe affermativa, ma nel 322 i macedoni sottomisero di nuovo Atene e le altre città, insorte nel 323 alla morte di Alessandro Magno, e imposero un regime fondato sul censo, sopprimendo le libertà.
Un epilogo che spinge il lettore della Costituzione a riflettere al di là delle ragioni interne cui sono dovute per Aristotele la natura e la durata di un regime; e a pensare che in questo calcolo debbano rientrare anche gli elementi non interni costituiti dagli equilibri e dai rapporti di forza nell'area storica in cui un regime è inserito. È un punto che la stessa Costituzione comprova: ad esempio, con il regime tirannico imposto dagli spartani nel 404 a. C. dopo la sconfitta di Atene nella guerra dei Trent'anni. Ed è, dunque, anche perché, oltre a fornire numerosi spunti e motivi di interesse storico e teorico, la Costituzione induce a ulteriori considerazioni, che essa è ancor oggi una lettura storica e politica che vale la pena di fare.
Fonte
ARISTOTELE Corriere della Sera 28.2.12 Atene, la libertà degli antichi
Aristotele vedeva nell'accordo tra i nobili e il popolo la formula più efficace per il buon governo della città di Giuseppe Galasso

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