Diario di un terremoto. Diario per certi versi in prosa e per certi versi in poesia
L’Aquila, 22 Agosto 2009
Tu vuoi fare il terremotato a vita.
Io no. Anch’io ho avuto paura
quella notte. Anch’io sono solidale
con il tuo dolore.Anch’io
sono addolorato per questa città
e per quelle quattro mura tutte dissestate
ma non voglio fare il terremotato a vita.
Mi bastano questi quattro mesi.
Perché non ti rimbocchi le maniche
E la smetti di stare a sentire il cuoco
di Roma
che fa sempre dei bei minestroni
ma sta zitto sulle cose più importanti
e crede che tacendo il problema cessa di
esistere
e sono cattivo a parlare così?
Pure il terremoto se n’è accorto
e non ha ritenuto degno questo G Otto
nemmeno di una bella scossa Richter
e comunque in caso di scossa ha pensato
dal grande raduno sarebbe volato un bel
pugno di mosche
quattro mosche dal sei aprile
non sono riusciti ad acchiapparle
che solo tende a pane e mortadella
ci hanno dato
(e non fa niente se la mortadella ci piace
anche se c’è chi non la digerisce)
come si fa con una tenda e con pane
e mortadella
a campare in questa città
mi spiace doverglielo dire
davvero mi spiace ma non mi resta
altra scelta
non la prenda sul personale lei sta benissimo
non c’è niente che non vada in lei
continui pure a mandarci i suoi tentativi
letterari
sul terremoto ( come queste mie
povere poesie) e noi li prenderemo
in considerazione – la giuria popolare
è sempre pronta – nel frattempo
cerchiamo un lavoro e non lo troviamo,
aspettiamo la cassa integrazione e non arriva,
abbiamo la casa maciullata e non capiamo
le ordinanze, ci mancano i soldi
non ci mancano i cessi, riempiamo
le schede, facciamo i censimenti e continuiamo
cercare lavoro , a dormire sulle panchine
e nelle tende a rimanere imbottigliati
traffico di Viale della Croce Rossa,
cerchiamo un lavoro, un lavoro per sbarcare
il lunario
anzi se lo cerchi pure lei
diverso da quello che fa ora anche se
lei di sicuro ha da sbarcare il lunario.
L’Aquila, 23 agosto 2009
Lui aveva filmato il paesaggio della valle
le torri e i campanili, i tetti e le fontane
tutto aveva filmato : era un gioco che ripeteva
ogni giorno
e il cuore era diventato un set
tutti i cuori come tanti set, straziati
e io le scrivo per lui queste cose
lui che dorme ora tra le pietre che aveva
filmato
intrappolato così ha più tempo per guardarle
mentre sorride da quella foto
e questa è la stagione ora in cui
i bambini e le bambine colmano
piano piano
di giocattoli e di bambole
la tua tomba
e la tomba si alza e sobbalza diventando
una rosa furente
e perché sono morto e perché sei morto
quello è andato
quello è venuto ed è stato per caso.
Ora mi ha infiammato il cuore e non so dire
che cosa di preciso
ed il mio cuore che non è avvezzo ad essere
felice
il mio cuore pompa sangue ed è
anche lui un set.
Il set dei nostri giorni
-e ovunque si presenti un “mentre”-
È come perdere tempo.
Perdiamo tempo senza andare a zonzo
qui fermi qui ammutoliti qui tristi
qui addolorati la tua foto è laggiù
tra le pietre
tu che amavi quelle pietre alle quali
hai costruito
ali di carta vuote
da indossare per volare. Era questo il tuo
mestiere
ora le pietre si sono denudate
e dormono con te nella terra nera
cucita da cima a fondo sul tuo cuore
con grandi grandi imbastiture bianche .
L’Aquila, 24 Agosto 2009
- Quande mammete t’ha fatte,quande mammete
t’ha fatte
vò sapè che ce mettette, vò sapè che ce
mettette –
cantava stasera Renzo Arbore con la sua
band
all’aeroporto dei parchi di Preturo ingresso
rigorosamente gratuito
ma a prenotazione per i terremotati in tenda.
Oh terremotato c’era da riaffatarsi, pure
Renzo Arbore
che vuoi di più dalla vita!
Arbore non sono mai riuscito a sentirlo dal vivo
-dice Giuseppe- una volta ho prenotato
il biglietto e poi il concerto è stato annullato
e da quella volta mai più , mai più.
- Vo’ sapè come facette, vò sapè che ce mettette
pe’ fà sì carni belle pè fa sì carni belle –
e poi cantava – Reginè ti si fatta ‘na veste scullata-
e ancora – Tu cà non chiagne e chiagnere me fai
tu stanotte addò stai, voje a te, voje a te
te voje ‘natra vota vedè –.
Ma tu veramente dove stai questa notte
che Arbore , che hai fatto Arbore stanotte,
sei venuto a turbare il mio cuore
stanotte lei non c’è e tu sei venuto
ad invecchiare il mio cuore
che hai fatto Arbore
sei venuto a turbare il nostro cuore lasciandoci poi,
lasciandoci nei cesti , come frutti al mercato.
Dalla tenda n. 2 del complesso "L. Ferrari" Via Acquasanta L'Aquila
Nessun commento:
Posta un commento