ET TERRA MOTA EST : Anno Domini 2012 Anno III dell’era della ricostruzione aquilana

A proposito degli alloggi del progetto CASE l’assessore al comune di L’Aquila Fabio Pelini ha recentemente messo in evidenza come malgrado ci sia disponibilità di alloggi , il numero degli sfollati non accenna a diminuire. Probabiòmente a causa di una cattiva gestione commissariale. Nel corso del 2011 la situazione degli alloggi ha avuto il seguente andamento come scrive Patrizio Trapasso su 6 aprile. it . “ A gennaio 2011, come evidenziato in un precedente articolo, la SGE (Struttura per la Gestione dell’Emergenza) ci aveva confermato la disponibilita’ di 73 alloggi del progetto CASE. Sono passati 4 mesi, l’emergenza abitativa non e’ stata risolta, e non si riescono a comprendere le troppe difficolta’ nell’assegnare gli appartamenti disponibili.
Prendiamo le CASE: l’11 maggio 2010 erano 14.581 le persone assegnatarie di un alloggio in questo progetto, i cui ideatori si apprestano a farne l’icona rappresentativa in un master sulla Gestione dei Rischi e delle Emergenze. Organizzato da Eucentre, l’ex capo della Protezione Civile nazionale Guido Bertolaso curera’ il corso “Gestione post-terremoto: un caso di studio”.

Nello stesso giorno si riuniva a Villa Gioia la Commissione di Garanzia del Comune del’Aquila. Il neo-assessore per l’assistenza alla popolazione, Fabio Pelini, nel corso della riunione ha fornito i numeri relativi a 131 alloggi disponibili. A parte 5 in riparazione, si hanno
- 26 monolocali
- 37 bilocali
- 7 trilocali
- 43 alloggi da quattro
- 6 alloggi da cinque
- 7 alloggi da sei.
A questi alloggi, di cui non si conosce tuttavia l’ubicazione, sono da aggiungere quelli del Fondo Immobiliare, altri 122 appartamenti. Il consigliere Enrico Perilli, come si legge in un verbale a firma dell’assemblea cittadina, ha comunicato la mancanza dei criteri nell’assegnazione per tali appartamenti, che entreranno a breve nella disponibilita’ del Comune. Sempre Perilli rileva che sara’ necessario procedere attraverso un bando per destinarli, poiché trattasi di patrimonio pubblico residenziale da mettere in vendita, con diritto di prelazione da parte di coloro che vi abitano, con il dubbio evidenziato da Ezio Lombardi (Presidente della Commissione di Garanzia) se in tale diritto vi rientri o meno un eventuale assegnatario con casa inagibile. Ma sono differenti le problematiche relative al Fondo Immobiliare, e forse in gioco gli interessi di più persone, per cui l’argomento sara’ oggetto di un prossimo incontro tra Commissione di Garanzia e SGE.
Nel frattempo, centinaia di sfollati restano in albergo (922) e caserme (242). Con oltre 13.000 in autonoma sistemazione, e casi di sfollati in roulotte, senza diritto alcuno dopo oltre 2 anni dal sisma.
La parola fine, quella dell’emergenza degli alloggi, che da qualche parte non si vuole ancora scrivere. “

“La nomina a ministro annunciata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, una commossa lettera di addio agli abruzzesi su una pagina del ‘Centro’. Così Guido Bertolaso, capo della Protezione civile, alla fine di gennaio ha passato le consegne al nuovo commissario per la ricostruzione, il presidente della Regione Gianni Chiodi e al suo vice, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente. Se ne e’ andato con la riconoscenza dei terremotati per il modo in cui la Protezione civile ha offerto i suoi generosi aiuti e l’orgoglio per quanto realizzato per avviare il rientro alla normalita’, a cominciare dal Progetto Case (Complessi antisismici ecocompatibili ecocostenibili), oltre 180 edifici, per non parlare di qualche migliaio di Map, le casette in legno. In tutto, Bertolaso ha speso oltre 1 miliardo e mezzo di euro per assistere la popolazione e completare opere in grado di dare un tetto sicuro a oltre 20 mila persone. Un successo, insomma, anche se non sono solo rose. Nell’eredita’ che lascia a Chiodi ci sono anche problemi: il numero degli sfollati ancora in alberghi e case private; una situazione incandescente nei comuni fuori dal cratere del sisma; una citta’ intasata di macerie; i guasti ambientali provocati dal Progetto Case.
La carica dei 40 mila. Il problema più grande e’ senza dubbio quello degli sfollati aquilani. A oltre dieci mesi dal terremoto e nonostante le promesse del premier che aveva assicurato una casa per tutti entro il 31 dicembre, sono oltre 40 mila gli aquilani che continuano a vivere in hotel (6 mila), caserme (1.100), appartamenti lungo la costa (2.400) e soprattutto in autonoma sistemazione in case in affitto o altro (più di 31 mila). Come mai così tanta gente non e’ riuscita ad avere un nuovo alloggio o a rientrare nelle proprie abitazioni?

Conti in rosso Le cifre dicono chiaramente che rispetto ai 7.181 aventi diritto a uno degli alloggi del Progetto Case in quanto proprietari di abitazioni classificate E ed F (quelle distrutte e le altre inutilizzabili perché vicine ad altre pericolanti) la Protezione civile ne ha costruite solo 5.565, ben 1.616 in meno del necessario. Con il risultato che altrettanti nuclei familiari composti da single giovani e anziani o da coppie sono rimaste senza l’alloggio. Questo errore, a sentire il Comune, e’ stato determinato dal fatto che il primo censimento dei danni avviato da Bertolaso venne fatto trascurando la ‘zona rossa’ del centro storico quasi completamente distrutta e lavorando sulla fascia della cinta urbana meno danneggiata. Questa circostanza, unita al fatto che spesso i fabbricati compresi nelle fredde statistiche non erano case monofamiliari ma condomini anche con più di 20 appartamenti, hanno favorito l’errore di stima che ha spinto Bertolaso a fine maggio a fare costruire soli 3.775 alloggi.

Avanti piano. Ma la fetta più grossa dei 40 mila e’ senza dubbio quella costituita dagli abitanti meno danneggiati e le cui abitazioni sono state classificate B e C (le A sono quelle agibili), circa 15 mila case riguardanti 30 mila persone. Vista la lieve entita’ dei danni, riparabili in poche settimane, proprio la veloce sistemazione di queste abitazioni avrebbe dovuto favorire il rientro degli sfollati. Invece, gli interventi più leggeri si stanno rivelando una via Crucis visto che ancora all’inizio di febbraio pochissimi lavori sono partiti. Colpa del caos normativo provocato dai decreti del governo in materia di ricostruzione che ha spinto la gran parte dei terremotati a temporeggiare; della mancanza del prezzario della Regione Abruzzo varato solo a meta’ settembre; dei lenti controlli sulla regolarita’ delle pratiche; dell’allungamento dei termini per la presentazione delle richieste di contributo prorogati fino al 31 gennaio. Un circolo vizioso che dovrebbe spezzarsi ora che Cialente dice di voler usare il pugno di ferro con l’obbligo di inizi lavori entro sette giorni dalla concessione del contributo pena la perdita dello stesso e di qualsiasi forma di assistenza. Un giro di vite che dovrebbe consentire al massimo entro il mese di agosto il rientro nelle case dei 40 mila sfollati aquilani.

UN MURO DI MACERIE. Tra quelli aperti lasciati in eredita’ dalla Protezione civile, secondo l’assessore alle politiche ambientali dell’Aquila Alfredo Moroni, quello delle macerie “e’ il problema dei problemi”. Nonostante un’intesa raggiunta con il comune nei mesi scorsi per risolvere lui la questione, Bertolaso ha passato le consegne lasciando per le vie del centro storico ancora chiuso circa 4 milioni di tonnellate di materiale frutto di crolli e demolizioni. E ora questa enorme massa impedisce la circolazione dei mezzi necessari ad avviare anche la minima riparazione degli immobili danneggiati, come a piazza S. Maria Paganica oppure nella storica via Cascina.

La questione non e’ trascurabile: “Se non liberiamo le strade”, spiega Moroni, “non e’ possibile nemmeno avviare la ricostruzione”. Per questo Cialente aveva scritto a Bertolaso sollecitandolo ad allestire i siti necessari allo smaltimento dei rifiuti. Il sindaco aveva addirittura invocato l’impiego del Genio militare. Ma senza successo. Così oggi per la drammatica emergenza aquilana e’ in funzione un solo sito per lo smaltimento delle macerie, mentre altri due potrebbero essere allestiti a breve. Ad appesantire la situazione c’e’ poi la circostanza che la normativa in materia e’ particolarmente spinosa. E gli amministratori preferiscono procedere con i piedi di piombo per evitare guai giudiziari. Se comunque anche gli altri due impianti verranno aperti, con una spesa di 30 milioni di euro nel 2010 verranno rimosse 1 milione di tonnellate di detriti, quasi un terzo del totale. Ma occorre fare di più: con questo ritmo ci vorranno infatti tre anni per aprire le vie del centro storico ai mezzi necessari alla ricostruzione. Troppi.
CHI INQUINA DI PIU’: L’emergenza del terremoto in Abruzzo si e’ aggiunta a un’altra, quella ambientale del fiume Aterno. A questo fiume il cui bacino e’ da sempre assediato dagli scarichi fuori norma di molti paesi e persino della facolta’ di ingegneria ambientale dell’universita’ dell’Aquila, la Protezione civile ha assestato un altro colpo con le fogne non depurate di alcuni insediamenti del Progetto Case: quelli di Assergi, Camarda e Paganica che vanno a inquinare l’affluente Vera; ma soprattutto quello di Bazzano, per il quale l’associazione Libera si appresta a scendere sul sentiero di guerra, completato in fretta e furia per consentire a Berlusconi di consegnarlo ai terremotati il 29 settembre, giorno del suo compleanno.
Il caso di Bazzano e’ singolare perché proprio al di sotto delle nuove case che ospitano circa 2 mila terremotati e’ in costruzione un depuratore voluto da Adriano Goio, commissario governativo per l’emergenza ambientale del fiume Aterno, per pulire gli scarichi dell’abitato preesistente. A causa dei ritardi dell’Enel, il depuratore non e’ però funzionante per mancanza di energia. Ciononostante, il consorzio Forcase incaricato da Bertolaso di realizzare le abitazioni dei terremotati ha iniziato a scaricare senza preavviso nella condotta del depuratore. Morale: Goio ha chiuso con dei palloni l’accesso all’impianto e solo per carita’ di patria, per non creare altri dispiaceri ai terremotati bisognosi di quegli alloggi, ha autorizzato il consorzio a scaricare la fogna direttamente nel fiume. Solo negli ultimi giorni Goio ha autorizzato la reimmissione della fogna nel depuratore, che però continua a non funzionare.”

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