Il primo esilio - poesie –
1.
Posso scrivere versi tristi
ma stanotte con questo canto
sulle labbra
è come andare sottobraccio
ancora con te.
Amare t’amo perché è così breve
l’amore ed è lungo l’oblio
lungo come una notte come questa .
Ed è quest’amore
che mi fa sentire le tue braccia
come un mare solo, nella solitudine
della tua morte. E se le radici della notte
sono ora lievi sulla terra amata
è perchè sulla terra vestita
di sole a grappoli discesi
come un vestito di colori
è spuntato il giorno.
Il giorno arriva.
Come l’azzurro del mare.
il rosso del sole, il calore dell’aria
muovendo contro il cielo
i fiori gialli del nostro amore.
2.
La mia voce cerca il vento
nella notte stellata e silenziosa
perché sono stanco di essere uomo
e voglio affidargli il pianto
per essere radice,albero
pietra, seme e fiore.
La mia voce cerca il vento
e arde come un lucignolo
e muove passi ardenti nella notte
alla ricerca dei profumi,
della vita, della storia,
attraverso porte e cortili
con i panni stesi sul filo di ferro
e i mobili pieni di tarli.
La mia voce cerca il vento
per affidargli il mare di ciò che continua
quando il cuore si ritira dalla terra
e non ha più senso continuare
ad essere uomini .
meglio essere radici. Seme e fiore
pietra e goccia di mare.
3.
Domandavo dove sono le rose ,
di lì si vedeva il giardino
ma non le rose e le siepi
con i buchi per gli uccelli.
Come un oceano di pelle
vidi le rose e quella casa :
la chiamavo la casa delle rose ,
dove dormivano gatti e ragazzini.
Mi ricordo quei ragazzini
tutti spettinati e infangati dopo
la partita a pallone
e il lento declinare dei giorni
mentre aspettavano che passassero.
Mi ricordo la mia casa senza balconi
con le finestre a piano terra
e il freddo dei pini che toglievano il sole
divorando il sangue di chi ci viveva vicino.
Era il giardino dell’Acqua Santa
quella strada sui terreni per le patate
e i fiori di rosmarino e il profumo
del pane appena cotto.
E una mattina poi mi sono scordato
di tutto . Ed era come aver abbandonato
una mercanzia sulla bancarella
di pomodori ripetuti fino al mare .
4.
Perché la mia poesia non parla
del sogno .
Venite a vedere la mia città
rasa al suolo
venite a vedere per le strade
le macerie e l’erbacce e la polvere
che ancora non va via.
Perché la mia poesia non parla
del sole
venite a vedere la mia città
e il sangue per le strade.
Tutto giace quello che fu costruito
e quello che fu usato
su un fazzoletto di terra
tra le onde di una terra irrequieta
dall’odore di zolfo ,
dal profumo dell’azzurro distrutto
dal cemento inco9llato ai sogni
degli esseri che qui dormirono
mangiarono. Fecero l’amore, sorrisero
e piansero.
Perché la mia poesia non parla.
Non parla.
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, sabato 14 gennaio 2012
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