
Mi è tornata in mente questa frase mentre leggevo il rapporto Inea (Istituto nazionale di economia agraria) 2011 sullo stato dell'agricoltura: una relazione di grande utilità e di estremo interesse. È una lettura che consiglio, perché offre dati importanti e necessari. Ma non la consiglio a tutti. Perché se non si hanno potenti anticorpi si rischia di credere che quella sia l' agricoltura. Mentre l'agricoltura è molto di più e meglio di un rendiconto economico .I dati e i numeri ci servono ma occorre controbilanciarli con qualcosa di più ... realistico. Mi pare di vedere illustri economisti sobbalzare: «Cosa c'è di più realistico dei calcoli, dei numeri, dei volumi, dei fatturati, degli ettari, delle unità occupate, dei redditi?».

Allora proviamo a crearceli gli anticorpi, perché abbiamo un istituto di economia agraria, ma non abbiamo un istituto per la visione olistica in agricoltura: questa visione ognuno se la deve costruire da sè.
Primo esercizio. Dice il rapporto Inea: “I risultati del 2010 mostrano che le economie sviluppate sono cresciute meno, fermandosi al 3%, ma i Paesi dell' area euro si fermano all'1,7%. 'La ripresa, al contrario, è più forte nelle economie emergenti e nei paesi in via di sviluppo in cui ha toccato un incremento medio del 7,3%”.

Secondo esercizio. Si legge nel rapporto Inea, a proposito del censimento delle aziende agricole: «Risultano attive 1.630.420 (aziende) con una diminuzione numerica di oltre il 30% rispetto al2000, cui si accompagna una riduzione più contenuta sia della Sau (Superficie agricola utilizzata) che della Sat (Superficie agricola totale). (. .. ) Si è dimezzato il numero delle aziende molto piccole, con una Sau inferiore a l ha, anche se esse continuano a rappresentare una parte consistente dell' agricoltura italiana, con oltre il 30% di aziende (. .. ) mentre; aumentano quelle di dimensioni più grandi (oltre 20 ha) concentrate , nel nord del Paese».
La stessa cosa accade alle aziende zootecniche a quelle di trasformazione fino alla distribuzione. Chiudono i piccoli, crescono i grandi. E a leggere i commenti di chi in questi giorni ha partecipato alle presentazioni del rapporto, l'agricoltura italiana dovrebbe andare in quella direzione: grandi aziende,grandi superfici, grandi volumi, esportazioni. Il piccolo non rende, chiude e fallisce.

Senza contare che non sempre ad una crescita dei volumi esportati è corrisposta una crescita del fatturato: pelati e pasta, due prodotti chiave del Made in Italy, hanno esportato fino al 10% in più (pelati), ma riducendo il valore complessivo delle vendite anche del 2%, sicchè l'entusiasmo di chi pronostica le glorie agricole italiane nell'export lo vedo francamente mal riposto.

Ora produrre costa di più,ma i prezzi scendono e quindi diminuiscono i redditi.
Qui i nostri anticorpi ci chiedono:perché i prezzi dei prodotti agricoli continuano a scendere? Forse
perché ci siamo dimenticati che produrre cibo di qualità, produce anche futuro, cultura, salute, turismo, benessere ambientale: Forse perché per troppo tempo le politiche hanno premiato la quantità senza considerare coloro che producevano in un modo diverso,e che erano spesso agricoltori di piccola e media scala. Dobbiamo smettere di pensare ai prodotti agricoli come a cose da vendere e dobbiamo iniziare a pensarli come elementi di un sistema vivente di cui anche noi facciamo parte; il loro valore va ricalcolato in termini molto più complessi di peso, volume o calibro ..
Forse, dicono i nostri anticorpi, è ora di smontare, dato per dato, questo rapporto Inea e rìmontarlo insieme alle Informazioni di tanti altri rapporti, che ci devono arrivare da tante altre fonti, istituzionali e non. Solo così, credo, avremo un'idea plausibile di quale sia lo stato della nostra agricoltura, e faremo in modo che i prodotti, come le persone, abbiamo gli stessi diritti, e la stessa attenzione, del denaro.
Carlo Petrini La vera agricoltura spiegata agli economisti La Repubblica 5 agosto 2011

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