BIBLIOFOLLIA : Lettura ad alta voce dei primi capitoli del Don Chisciotte

Giovedì
7 giugno 2012, alle ore 17, presso la "Casetta degli Alpini", in
piazza San Bernardino, si
è tenuta dunque , nell'ambito del progetto promosso dal Comune
dell'Aquila e finanziato dall'Anci (Associazione Nazionale dei Comuni
Italiani)"Verso una città a dimensione studente", la lettura continuata
del
Don Chisciotte.

L'evento, organizzato dall'associazione
Onlus Hatha-Ciudad,
in collaborazione con il Comune dell'Aquila, Assessorato alle Politiche
sociali,ha proposto con la formula della lettura partecipata oltre
alla performance di giovani artisti aquilani l’ascolto dei primi otto
caèpitoli del Don Chisciotte in italiano , spagnolo, inglese ,
francese tedesco, rumeno , polacco , russo arabo, albanese,
catalano,turco . portoghese , basco , greco e dialetto aquilano .
Gli interrmezzi sono stati esgiuiti da Claudia di Carlo ,soprano,
Chiara Sannucci , violino, Andrea De Santis , pianoforte che hanno
eseguito brani dal Don Chisciotte di J. Massenet : “ Oui , je souffre
votre tristesse “, “Lorsque le temps d’amour a fui “ , “ Quand la
femme a vingt ans “. E da altri artisti aquilani.

Dunque
don Chisciotte ad alta voce in un caldo pomeriggio di giugno
imperdibile per le sue implicazioni interculturali. Per il valore
della lettura di una storia che comincia così “ In un borgo della
Mancia , che non voglio ricordarmi come si chiama viveva , non è gran
tempo un nobiluomo di quelli che hanno la lancia nella rastrelliera e
un vecchio scudo, un magro ronzino e un levriero da caccia”. Una
storia che sembra di ordinaria normalità : un povero uomo che si
innamora di una donna che non lo vuole ricambiare e che per questo ,per
questo grande dolore, chiede aiuto ai libri. Da qui esplode una storia
che come poche nella vita del mondo è riuscita a rappresentare tale
vita , fino in fondo , dentro e fuori, nell’infintamente piccolo e
nell’infinitamente grande .

A
lungo ho letto e riletto le pagine del don Chisciotte e ho sempre
detto , forse scherando , ma non sempre che insieme a Moby Dick sono
gli unici due romanzi da salvare dopo la fine del mondo. Esagero
naturalmente perché amo entrambi questi deu romanzi.

E anzi nel
posto che poi seguirà a questo dirò di come , dopo la scrittura di don
Chisciotte è difficile scrivere altri romanzi. D’altre parte
Cervantes fu costretto da una serie di plagi a scrivere la secondo parte
del romanzo . Infatti la prima aveva avuto così tanto successo di
lettori che c’erano stati numerosi tentativi non solo di plagio ma
anche di
copia. Molti i tentativi, quindi non di mano di Cervantes che
continuavano la storia di quel don Chisciotte la cui storia Cervantes
appunto aveva lasciato così all’improvviso.
Ho letto e riletto
questo romanzo vastissimo nel quale a volte ti ci perdi, nel quale fai
fatica a tenere il filo, nel quale si perde la vita che prepotente
crea la realtà. Il capitolo che mi piace di più è il sesto in cui il
barbiere e il curato fanno la disamina della biblioteca del “fantasiosi
nobiluomo “
“Mentre don Chisciotte dormiva, il curato domandò
alla nipote le chiavi della stanza dove si trovavano i libri, cagione dì
tanti imalanni; ed essa gliele diede volentieri. Subito entrarono tutti
e con essi anche la serva; e trovarono più di cento volumi grandi,
assai ben rilegati ed altri, di piccola mole. Non appena la serva li
ebbe veduti, usci frettolosa della stanza, poi tornò subito con una
scodella d’acqua benedetta e l’ aspersorio, dicendo:

Prenda
la signoria vostra, signor curato benedica questa stanza affinchè non
resti qui nessuno degli incantatori di cui sono zeppi cotesti libri, e
non ci facciano addosso qualche ìncantesimo, per vendicarsi contro di
noi, che voglíam cacciarli dal mondo.”
Cacciare dunque i libri dal
mondo . Sembra un’anticipazione di Farehneit . Anche qui vengono
cacciati con il fuoco. Infatti dice la nipote : - No, no, disse la
nipote non si deve perdonare a nessuno di essi, perché tutti hanno
contribuito a questo danno: il meglio sarebbe gettarli dalla finestra
nell’atrio per evitare il fastidio dei fumo, sarebbe anche meglio
trasportarli in corte e bruciarli colà” . Alle fiamme anche Ariosto e
Matteo Boiardo tanto che : “Prese il barbiere un altro libro e disse:

— Questo è lo
Specchio della Cavalleria.
— Ah! lo conosco molto bene, rispose il curato; ecco qua il signor
Rinaldo di Montalbano cogli amici e compagni suoi più ladri di Caco, e i
dodici paladini col loro storico veritiero Turpino la verita che sarei
per condannarli soltanto ad eterno bando, non per altro se non perche
hanno avuto gran parte nella invenzione del celebre Matteo Bojardo,
d’onde ha poi ordila la sua tela il cristiano poeta Lodovico Ariosto; al
quale, se qui si trovasse, e parlasse un idioma diverso dal suo
proprio, non porterei rispetto, ma se fosse nel suo linguaggio
originale, me lo riporrei sopra la testa. — Io lo tengo in italiano,
disse il barbiere, ma non l’intendo. “
Continuano barbiere,
curato, nipote e serva la disamina del libri fino a quando dall’altra
stanza don Chisciotte comincia gridare per chiamare i suoi valletti.
Non
è possibile per ragione di spazio riportare qui anche a brani la
restante parte del capitooo9 ma ognuno lo può leggere. E’ dunque uno
scandaglio dell’anima. Ma su questo appunto mi riprometto di tornare a
scrivere
Eremo Via vado di sole, giovedì 7 giugno 2012
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