STORIA E STORIE : Iliade di Omero

Inizia
così : “Canta ,o dea, l’ira di Achille figlio di Peleo/ rovinosa,che
mali infiniti provocò agli Achei / e molte anime forti di eroi sprofondò
nell’Ade / e i loro corpi fece preda dei cani…”
Comincia
così l’Iliade, tramandata oralmente per secoli, uno dei poemi epici
fondativi della letteratura occidentale. La fìssazione di un testo
definitivo è stata un processo lungo che ha costituito una sfida per
generazioni di filologi. Si hanno notizie dei poemi omerici trascritti
fìn dal VI sec. a. C, da quando il dotto Pisistrato ne teneva in casa
delle çopie. Il più antico manoscritto completo dell'Iliade sembra
essere il Marcianus 454a, a Venezia e dovrebbe risalire al X secolo,
quando Bessanone, rettore della biblioteca, lo ricevette dall'oriente da
Giovanni Aurisma. Mentre per quanto riguarda le edizioni a stampa, fin
dai tempi di Aldo Manuzio.In circa quindici anni, dal 1504 al 1517, ne
furono stampate ben tre edizioni aldine.

Il
tema della guerra di Troia, nei suoi singoli episodi nei suoi
personaggi,e nel suo complesso è stato poi ripreso più volte
dall'immaginario cinematografico e televisivo. Spesso con grande
successo, come l'ultima trasposizìone, Troy (2004) con Brad Pitt nei
panni di Achille.
Scrive Giuseppe Zanetto su Il Sole 24 Ore n. 44 del 14 febbraio 2010
Se
dovessi, scegliere il mio preferito, tra i 24 canti dell'Iliade, credo
che dopo lunga esitazione sceglierei il IX, l'ambasceria ad Achille. I
primi duecento versi sono una sorta di preludio: li si legge un po' in
fretta, come quando si ascolta una sinfonia dall'inizio, ma la mente va
già oltre le frasi dell' esordio, al movimento appassionato che seguirà e
che -lo sappiamo- ci prenderà il cuore. Conclusa l'assemblea dei capi
greci, i tre messaggeri si incamminano verso la tenda di Achille.
Ulisse, Aiace e il vecchio Fenice procedono lungo la riva del mare
"risonante": è notte, e possiamo immaginarci le onde che si frangono sul
lido alla luce della luna. Il mare nell'Iliade non è una presenza
costante, come nell'Odissea; ma compare nei momenti di massima densità
poetica. In questa scena notturna il fragore delle onde esprime la
tensione dei personaggi, consapevoli del difficile compito che li
attende: il fragore delle onde corrisponde al tumulto dei sentimenti.
Avvicinandosi alla meta, i tre, vedono Achille che canta al suono della
cetra le imprese degli eroi: Omero riafferma in questo modo il valore
testimoniale della poesia e propone una figura ideale di poeta soldato
destinata a larga fortuna nella letteratura mondiale (da Archiloco a
Foscolo).

Bellissima
e commovente è la scena di accoglienza che segue, un vero distillato di
grecità arcaica. Achille fa entrare i compagni nella tenda, prepara di
persona per loro la carne arrostita, il pane e il vino. Si mangia e si
beve in silenzio, al calore del fuoco e dell' amicizia. È questa una
"scena tipica", che ritorna mille volte nei poemi: la regola
aristocratica vuole che l'ospite - qualunque ospite - sia rifocillato,
prima che lo si interroghi sui motivi della visita. Ma la gioia di
Achille nel servire i compagni è riprodotta con straordinaria verità. Ed
è una piattaforma ideale per i discorsi che seguono. Ulisse riferisce,
con eloquenza composta , insieme scaltra, le concilianti proposte di
Agamennone. Achille rifiuta, con un discorso che è forse il brano più
bello dell'intero poema. Grandioso è l'esordio, la rabbia desolata con
cui l'eroe constata l'ingiustizia della sorte umana (ossia, la vanità
dell'ideale eroico): «La stessa ricompensa è data a chi non fa nulla e a
chi molto si batte, muoiono allo stesso modo il vigliacco e il
valoroso». Poi la ripulsa sprezzante ( «Si tenga Agamennone i suoi doni,
si tenga le sue figlie: le dia a qualcuno più degno di me») e,
improvviso, un inno struggente alla vita.

Achille
è venuto a Troia per conquistare la gloria e morire. Ma in questo
momento, così caldo di affetti, l'eroe adolescente si illude di poter
ancora scegliere, di potersi sottrarre al destino maligno. Il baratto
che il fato gli ha imposto (morte precoce in cambio di gloria eterna)
gli appare assurdo, improponibile: «Niente per me vale vita, neppure i
tesori che Priamo conserva nella rocca di Troia. Mandrie e greggi si
possono rapire, tripodi e cavalli si possono acquistare, ma la vita di
un uomo non si può riprendere quando ha superarto la barriera dei denti “
Chi ha detto che l’Iliade è un canto di guerra ? Giudizio superficiale e
fuorviante. La guerra ( la guerra di Troia ,l’inizio della storia
quindi il segno della finitudine umana, il peccato originale ) è il
contenitore, il contesto .La guerra è l’ananke, la necessità : quella
rete di condizionamenti e limiti dà cui ogni nato di donna è
avviluppato, nell'attimo stesso in cui esce alla luce del sole. La
reazione all'ananke è la vita, fatta di affetti elementari, di passioni.
Greci e Troiani non possono sottrarsi al destino che la moira potente
ha filato' per loro; ma la guerra, esasperando le asprezze, della
condizione mortale, dà senso e chiarezza alle loro risposte. È un
discrimine, un vaglio, una lente d'ingrandimento; dentro la tensione che
la guerra produce, si delineano netti i valori primordiali dell'uomo
arcaico: la fami-glia, l'amicizia, l'identità politica, la fede
religiosa, l'amor di patria. Gli studiosi di letteratura greca tendono a
considerare l'Iliade più antica dell'Odissea, appunto perché vi
riconoscono una primitività concettuale. L'Odissea sembra ispirata a una
ideologia più complessa, a posizioni più evolute: c'è una "moralità"
nella vicenda di Ulisse, che con l'aiuto degli dèi punisce i proci
prevaricatori e ingiusti. Ma anche nell'Iliade si può riconoscere una
moralità essenziale, che ne fa la prima tragedia e il modello di ogni
tragedia. L'eroe tragico del poema è Achille, che si consegna al destino
nell'istante in cui crede di poterlo controllare .

La
vicenda di Achille illustra il principio fondativo della categoria
tragica: gli uomini .non controllano la loro sorte; non solo non ne sono
gli artefici, ma la subiscono,.senza poterla né costruire né prevedere
né comprendere. Attorno ad Achille, tutti gli altri personaggi
dell'Iliade, da Ettore a Patroclo, da Andromaca a Elena, si muovono
nella stessa dimensione: vivono ogni singolo attimo con straordinaria
intensità di affetti, e con totale inconsapevolezza. Per i Greci, anche a
distanza di molti anni dalla composizione dei poemi omerici (databile
all'VIII secolo a.C.), l'attualità dell'Iliade rimane un punto fisso. Se
per la nostra sensibilità moderna l'Odissea è una sorta di ipotesto
universale, per gli antichi il poema di Achille è un modello
irrinunciabile. Storici e poeti avviano e intonano le loro opere
raccordandole al racconto di Omero. Ciò vale per la letteratura greca,
ma anche per la latina. L'Eneide di Virgilio, ossia il manifesto
dell'ideologia.imperiale romana, si riannoda idealmente all'Iliade:
l'intero II canto è una Iliupersis ('presa di Troia") intrisa di
reminiscenze e citazioni. Ma il primato iliadico è riconoscibile anche
nel quotidiano: i bimbi greci
imparano a leggere sui versi
dell'Iliade (come documentano i tanti frammenti di abbecedari arrivati
fino a noi), e quando Socrate, nella Repubblica di Platone, cerca un
esempio di racconto poetico a tutti noto, cita l'episodio iniziale del
poema.

A
un livello più profondo, la forza d'impatto dell'Ilade è testimoniata
dalla tragedia. Anche un poeta irrequieto e innovatore come Euripide si
ispira volentieri a momenti della saga troiana, perché ne avverte la
potenza di significazione. Il dramma forse più "rivoluzionario" di
Euripide, Le Troiane, una tragedia che davvero si può definire
pacifista, è costruito attorno all'uccisione del
piccolo
Astianatte, il figlio di Ettore e Andromaca: un bimbo innocente,
assurdamente sacrificato per gratuita crudeltà e irrazionale paura.
Nell'Iliade la morte del bimbo non è narrata, ma è oscuramente
presentita: è il suggello di una rovina che non si osa neppur
concepire.La pittura vascolare attica ne fa uno dei suoi temi preferiti:
non per malsano gusto dell'orrido, ma come monito contro la matta
bestialità di una violenza ingiustificata.

Certo
a molti sarà capitato (come è capitato a me, tante volte) di cenare una
sera d'estate in una taverna di un'isola greca. La carne arrostita del
souvlaki, lo sciabordio delle onde che si rompono sulla spiaggia, la
musica suadente del bouzuki (il moderno erede dell'antica cetra) non
possono non richiamare memorie omeriche. Il fascino dei luoghi, che il
tempo ha lasciato immutati, completa la malia: si è trasportati indietro
nei secoli e nei millenni. Volatili emozioni? Estetizzanti fantasie?
No, non credo proprio.
Come diceva ltalo Calvino (chiamasi
classico un libro che si configura come equivalente dell'universo» ),la
voce dei classici è un canto antico e nuovo, una lingua arcana che
colpisce con l'evidenza, e la riconoscibilità, di una madrelingua
universale. Nell' Iliade troviamo l'alfa e l'omega dell'umanità.
Troviamo noi stessi, il fondo della nostra anima.
Eremo Via vado di sole, L'Aquila, martedì 5 giugno 2012
Ciao, mi può dire qualcosa sull' attualità dell' Iliade ?(almeno dieci righe, per capire bene) grazie
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