OSSERVATORIO DI CONFINE : Degrado
“Se
‘l mondo presente disvia, in voi è la cagione “diceva il poeta.
Disviare il mondo è degradarlo . E quando pensiamo al degrado pensiamo
ai centri storici e al loro patrimonio edilizio fatiscente, alla
invasione dei rifiuti che provocano la sgradevole sensazione di
mancanza di cura per le cose che ci sono attorno. IN pochi o molti casi
ciò è drammaticamente vero . In altri dobbiamo domandarci , e non è
affrettata la domanda da dove cominci questo degrado e perché spesso
facciamo finta di non vederlo , giriamo la testa da un’altra parte. E
forte è il sospetto che questo degrado cominci da dentro di noi . Ci
possiamo domandare se il degrado è dunque tutto fuori di noi e mentre
le cose si degradano noi ne rimaniamo indenni .
Le
cose, le nostre cose quotidiane alle quali siamo affezionati, che
usiamo e riusiamo nella nostra quotidianità sembrano non avere nulla a
che fare con case fatiscenti, centri storici lasciati andare,
rifiuti ad ingombrare le nostre strade. Sembrano che le nostre cose
siano estranee a tutto questo ma ahimè non sono indenni da un certo
degrado. E con questo si dirà che penso di aver chiuso il discorso in
favore di un degrado che comunque ci tocca , al quale non siamo per
niente estranei. Conclusione che probabilmente non dice molto se non
andiamo ad approfondire chiedendoci se il degrado nasca da qualcosa che
è in noi. Ardua risposta . Anche perché non sappiamo ancora se
dall’ambiente il degrado si trasferisce alla persona , dalle cose
all’anima e alla mente. Non lo sappiamo .
Anche
se possiamo cominciare con il dire che il degrado è contagioso. Per cui
è difficile sottrarvisi . Quando la rovina comincia è difficile
fermarla. Viviamo in un paese in rovina ? Dipende dai punti di vista.
Conoscete l’esperimento di un’automobile nuova fiammante parcheggiata in
una strada . Rimane lì per mesi e mesi senza che alcuni osi fargli un
graffio. Al contrario una auto con danni alla carrozzeria, prima o poi
viene addirittura distrutta smontata. Fatta a pezzi. Per estensione
potrebbe essere questa la sorte di un paese. D’altra parte l’esperimento
al contrario quello del risanamento di un luogo dal degrado produce
benessere nelle persone che tendono a conservarlo il più a lungo
possibile.
Al
degrado si può reagire girando la testa dall’altra parte per snobismo,
per disinteresse, per paura, per incuria. Ma si può anche rifiutare il
degrado dando una risposta con una resistenza piena, attiva, solidale,
illuminante . Nei campi nazisti se ci lasciava andare davanti alla
crudeltà si rischiava di indebolirsi e denutrizione e malattie
avrebbero fatto il resto . Ha resistito chi non si è lasciato andare.
Non lasciarsi andare significa opporre semplici regole, quelle della
quotidianità che in quel caso per esempio consistevano nel lavarsi, fare
ginnastica , avere cura di sé , per quello che era possibile e del
proprio corpo ma anche della mente e dell’anima.
Primo Levi nel
suo libro Se questo è un uomo fa una descrizione straordinaria della
bellezza . della poesia e della cultura che possono aiutare a
sopravvivere. E allora se valeva in quelle critiche situazioni vale
ancora di più per noi che si viviamo in situazioni critiche ma non
paragonabili con quelle raccontate da Primo Levi. Combattere il degrado
è dunque vivere la nostra quotidianità con i suoi gesti abituali, con
la poesia di quei gesti e allo stesso tempo affermare la bellezza , la
poesia e la cultura che vivono in questi gesti .
Elevarsi
sul degrado dunque significa anche recuperare la memoria , i frammenti
della memoria per costruire o ricostruire i rapporti umani. Primo Levi
al suo giovane amico che gli chiede di imparare l’italiano cerca di far
conoscere le terzine della Divina Commedia o altre poesie. Tra queste
cerca di ricordare il canto di Ulisse: “ Fatti non foste a viver come
bruti , ma per seguire vertute e canoscenza.”
Ecco “ Fatti non
foste “ perché il degrado peggiore, al quale dobbiamo opporre ogni
resistenza è quello che da fuori assale e conquista la nostra anima e ci
rende “senza conoscenza “. Quando nel rapporto con gli altri si
mettono da parte bellezza e poesia e le regole non dette sono del
sopruso e della violenza , allora, allora ahimè, siamo entrati nel
campo di concentramento. Peggio l’indifferenza perché , nel rapporto
con gli altri , l’indifferenza è la madre di ogni degrado che non
permette di contrastare nemmeno le piccole divergenze e soprattutto
acuisce le diversità. Non
tanto quelle ritenute positive quanto quelle che riteniamo negativo.
Degrado diventa il negativo . Il negativo delle opinioni costruite
frettolosamente, preconcette, frutto di arroganza e stupidità. Il
negativo che diventa violenza gratuita ma anche scontro fisico , a
volte inaudito, di cui ci riferiscono sempre più spesso gli organi di
informazione . Il degrado non sta solo in quella terribile violenza e
nelle morti che ne seguono ma anche nelle immagini. Ecco un altro
degrado che ci prende alla gola e che si trasferisce dentro rodendo il
cuore e l’anima. Quello delle immagini in cui gli uomini, le cose , per
la violenza, per le guerre, per gli incidenti stradali , diventano
rifiuti. Rifiuti di quel degrado dal quale a questo punto, per la
condivisione della sola natura umana che abbiamo con quelle persone,
non siamo esenti. .
E allora il degrado è solo fuori di noi ?
Eremo Via vado di sole, L’Aquila mercoledì 13 giugno 2012
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