MEDITERRANEO : Lascia la Siria Paolo Dall’Oglio gesuita , fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa,

Mar Musa o, per esteso, Deir Mar Musa al-Habashi (ﺪﻴﺮ ﻤﺎﺮ ﻤﻭﺴﻰ ﺍﻠﺤﺒﺸﻲ, Daīr Mār Mūsa al-Ḥabaši, letteralmente Monastero di San Mosè l'Abissino) è una comunità monastica cattolica di rito siriaco, sita nei pressi della cittadina di Nabk, a circa 80 kilometri a nord di Damasco, in Siria.
Lo aveva comunicato già ieri mattina alla nostra redazione (dal 2007 padre Dall’Oglio cura una Già minacciato di espulsione dal governo siriano nel mese di novembre il gesuita era riuscito a restare nel Paese a patto di mantenere un «basso profilo», evitando dichiarazioni pubbliche contrarie al regime. Un impegno che Dall’Oglio ha mantenuto, pur non interrompendo la sua attività a favore della pace e la sua denuncia delle violenze perpetrate nel Paese. Significativa, in questo senso, la lettera aperta che il religioso aveva inviato lo scorso 23 maggio a Kofi Annan, inviato speciale dell’Onu in Siria.

Il monastero di Deir Mar Musa è stato rifondato nel 1982 dal gesuita italiano padre Paolo Dall'Oglio, con il nome di comunità al-Khalil (l'amico di Dio, in arabo), per ospitare aderenti sia di confessione cattolica sia di confessione ortodossa. È dedicato principalmente al dialogo interreligioso con il mondo musulmano. La sorte della comunità è messa in forse dalla repressione messa in atto dal governo siriano per far fronte alla proteste popolari del 2011, che ha portato all'espulsione dal paese del fondatore.
«Questa decisione - spiega padre Dall’Oglio, che abbiamo raggiunto telefonicamente poco dopo il colloquio in nunziatura - è legata soprattutto alla mia lettera indirizzata all’ex Segretario generale dell’Onu, di cui mi assumo tranquillamente la responsabilità. Non c’è niente che mi meravigli: sono avvilito, ma non meravigliato. È un altro capitolo di una storia di pressioni e le autorità ecclesiastiche sono l’esecutore, anche se ufficialmente sono espulso per loro decisione».

Con quale stato d’animo lascia la comunità che ha fondato nel 1982? È una pagina che si chiude. Da tempo desideravo lasciare a qualcun altro la responsabilità del monastero di Deir Mar Musa, con tutto ciò che questo significa anche in termini di questioni pratiche e amministrative, per dedicarmi a un lavoro a più ampio raggio. Certo sono deluso, speravo di poter essere un attore utile al processo di dialogo e riconciliazione di cui la Siria ha estremo bisogno. Continuerò però con questo obiettivo dall’esterno.
Come hanno reagito gli altri componenti della comunità di Mar Musa? I confratelli e le consorelle del monastero sono coraggiosi, tranquilli, forti.

Ecc.mo Signor Kofi Annan, Segretario Generale emerito dell’Onu,
Pace e bene. Con questa pubblica comunicazione vorrei esprimerle innanzi tutto gratitudine per aver accettato questo incarico delicatissimo per la salvezza della Siria e per la pace regionale. Ci aggrappiamo alla sua iniziativa come dei naufraghi a una zattera! Lei è riuscito a superare lo scoglio dell’opposizione russa a qualunque proposta che comportasse un autentico cambiamento democratico. In prospettiva, la Siria può e deve costituire un elemento di bilanciamento delle problematiche regionali e non un cancro corrosivo. Mi sembra che una maggioranza di siriani ragioni in termini di equilibrio multipolare e non in quelli d’una nuova guerra fredda. Il popolo siriano è tradizionalmente antimperialista, ma molto di più è a favore della creazione d’un polo arabo che ne rappresenti il diffuso desiderio di emancipazione e autodeterminazione. Un sentimento questo che implica l’aspirazione a vera democrazia e riconosciuta dignità delle componenti culturali e religiose di questa società e degli individui umani che la compongono.

Signor Annan, lei sa meglio di chiunque altro che il terrorismo internazionale islamista è uno dei mille rivoli dell’«illegalità-opacità» globale (mercato di droga, armi, organi, individui umani, finanza, materie prime …). La palude interconnessa dei diversi «servizi segreti» è contigua alla galassia della malavita anche caratterizzata ideologicamente e/o religiosamente. Meraviglia che pochissimi giorni siano bastati ad altissimi rappresentanti dell'Onu per accettare la tesi della matrice «qaedista» degli attentati «suicidi» in Siria. Una volta accettata mondialmente la tesi liberticida che in loco c’è solo un problema d’ordine pubblico, non rimane che aspettarsi il ritiro dei suoi caschi blu disarmati per lasciare alla repressione tutto lo spazio necessario a conseguire il «male minore». Che la potenza nucleare e confessionale israeliana abbia interesse in una guerra civile a bassa intensità e lunga durata è solo un corollario al teorema. Si aggiunga che «gli arabi» non sono culturalmente maturi per la democrazia «reale» e il gioco è fatto! Resta in alternativa l’opzione della frantumazione su base confessionale del Paese, magari ritagliando ai caschi blu un ruolo anti strage per evitare disdicevoli eccessi bosniaci.


È opportuno e urgente creare delle commissioni locali di riconciliazione, protette dai caschi blu e in coordinazione con le agenzie Onu specializzate, anche in vista della ricerca dei detenuti, rapiti e scomparsi delle diverse parti in conflitto. Sarà anche necessario porre al più presto la questione della riabilitazione civile dei giovani coinvolti in organizzazioni terroriste e malavitose.

La sua iniziativa, caro Signor Annan, segna una tappa rivoluzionaria nel percorso dell’esercizio della responsabilità internazionale nella soluzione dei conflitti locali. La presenza disarmata dell’Onu oggi in Siria è una profezia gandhiana che vale ben oltre la crisi puntuale che si vuole così risolvere. La priorità sia allora quella di proteggere la libertà d’opinione e d’espressione della società civile siriana senza la quale è impossibile perseguire gli altri obiettivi essenziali alla pacificazione nazionale.
Con stima e gratitudine.
23/05/2012

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