Ho sognato stanotte. Ed era - poesie –

1.
Ho sognato stanotte. Ed era
come vederti camminare accanto a me .
Un presentimento di buon tempo
quando si sentono passi
per le scale e la sorpresa è grande :
- così all’improvviso, chi poteva pensarlo –
si dice poi ad alta voce
nascondendo il desiderio d’un’attesa
consumata sbattendo tuorli d’uova
con cucchiai di zucchero
per riempire la cucina del profumo
di ciambelle e marmellata.
Diciamo sempre : -Per riguardo ai bambini
le favole che raccontiamo loro
continuano ad essere a lieto fine –
perché piace a noi e perché
è così che vorremmo le cose della vita
che sovente non lo sono – a lieto fine - .
E lieto dopo il sogno di stanotte
ritorna il desiderio di te
ed è l’unico finale che si addice
al mio sogno.
Per il mio sogno non conosce pace
questo desiderio che rammenta ogni ricordo
e non riesce a liberarsi mai
da questo silenzio che ora
è un dilemma che s’affolla
nel folto controvento
con altre memorie
nel cuore che resta colmo
della sua mancanza.

2.
Andare per le strade della città
dalle immagini addormentate
tra le case grigie impassibili
a quel rituale della vita sfuggita
che conserva in fondo all’anima
l’infermità del tempo
e la voglia di piangere ,
che lascia consumare
quello sguardo un po’ bambino
sulle cose, sui colori sui visi che odorano
di fondo tinta e dopo barba.
Dolci passioni
così colano come cere
sulle strade dall’afrore
della polvere
e dell’umido degli scantinati
ormai a vista nell’aria
del primo sole del mattino.
Amici amici della città
si vede il mondo
negli occhi aperti dei muri
spalancati senza ritegno
e in loro una verità
un sorriso profondo :
il cumulo della vita
che a stento ti fa ripetere
chissà-se-resterà-qualcosa-di-noi.

3.
Ho pensato – come dicono
i versi di un antico tango
argentino – di lasciare aperte
la porta di notte
per poter sognare che tu
ritorni.
Possono venire i ladri
ma non possono rubare
niente
perché è mio questo amore
io lo possiedo
e nessuno me lo può
portare via .
Così ora so che cosa si prova
a tenere dentro il cuore
questa passione
come quella di un dio
che abita la sofferenza
degli uomini e che non riusciamo
a capire .
E’ la stesso profumo
che viene dalle finestre annerite
delle case chiuse. Aspettano l’avvenire
e nelle stanze le voci
chetate d’un tratto all’improvviso
dopo il trambusto di quella notte
hanno una smorfia di estasi amorosa
che gli deforma il tono.

4.
Ci sono sere che mi domando
t’amerò come allora
qualche volta ancora.
T’ho amato per tutte le donne
che non ho conosciuto
per le stagioni e i giorni
che non ho vissuto
per l’odore del pane fresco
che rincorro al mattino
tra i vicoli deserti
dove cammino sotto lo sguardo
delle finestre semichiuse.
Abbiamo ancora lo stesso sogno ,
sussurro a me stesso, ma non è così :
lo stesso sogno cancellato
cancellato un giorno per sempre.
Ho un grande desiderio oggi
stracolmo d’inganni, di te
e del tuo corpo.
Perché io cheti il mio strazio
innamorato di desiderio
solo due cose posso fare
descrivere questo desiderio
come un’erba dolce amara
che avvelena la gola e soffoca
i polmoni
e non aggiungere l’ultima frase
perduta al di là di’una parete
di nebbia e d’anni.

5.
Ora dentro il desiderio e il ricordo
non penso più a te
ma al viaggio con te
e a quella febbre ora smorzata
che agita ancora la vita
e mi chiedo se è stato
quel desiderio solo di te
il carcere che l’h avvilita e spenta.
Penso al nodo di quella sofferenza
rimasto fermo alla tua morte
e serrato in un punto della mia vita.
Senza riscatto. Senza riscatto ora
- chi può dirlo - non lo so :
so solo che complici tu ed io
siamo diventati esperti del dolore
del mondo.
E il silenzio nella stanza deserta
è un silenzio enorme
che non mi riporta la tua persona
ma solo il desiderio di te stasera .
Ti rivedo ora non più sola
nelle stanze ed è come
chiedere perdono per un solitario
inganno. Così, così l’acerba grazia
d’un Dio volto a guardare
l’esile racconto della vita
- in cui solo la libertà
è capace di restituire come seme
e dono la vita alla vita –
così l’esile grazia non basta ancora.
Ed è tutto ormai dentro
una tristezza infinita.

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