-Diario per certi versi in prosa e per certi versi in poesia-
Il Diario si compone di due parti. La prima in prosa racconta i fatti durante e immediatamente dopo il terremoto .La seconda con elaborati in forma di versi (lasciamo stare la poesia !?) inizia il racconto il 2 giugno 2009 e termina il 2 ottobre dello stesso anno.
I fatti che si raccontano nei versi sono quelli della quotidianità di una piccola comunità composta da quattro famiglie, due cani, qualche gatto stanziale e qualcun altro di passaggio e da ospiti quotidiani e casuali..
Persone che immediatamente dopo il terremoto hanno ripreso a vivere , tra mille difficoltà continuando a lavorare, a gestire la sussistenza per la vita quotidiana a fare tutto quello che era possibile di positivo date le condizioni.
L’esperienza in tenda per alcuni di loro è terminata ai primi di settembre, per altri qualche settimana dopo, quando tutti hanno fortunatamente trovato un’altra dimora , seppure provvisoria . I versi vengono offerti alla lettura dopo alcuni mesi dal termine di quell’esperienza e sono un documento antropologico di vita vissuta.
Per una migliore lettura le composizioni quotidiane vengono pubblicate a piccoli gruppi sia sul profilo di Facebook sia sul blog all’indirzzo di google : http.//osservatoriodiconfine.blogspot.com/ che contiene anche altri post.
Il diario in prosa ha bisogno di essere riordinato e sarà offerto alla lettura tra qualche tempo.Si ringrazia quanti vorranno leggere questa esperienza per la loro sicura benevolenza e attenzione..(valter marcone )
Era la notte prima che arrivasse il terremoto
e stavamo attorno al tavolo spauriti
afflitti, congelati e confusi
e i nostri occhi erano un calendario vuoto.
Avevamo attorno valigie, buste
di plastica, bottiglie d’acqua,automobili
pronte a partire,immagini sacre alle pareti
del tipo Gesù proteggi questa casa .
sono cadute cornici, statuette
e tutto quello che era made in china.
Appesi alla cucina non sono
rimasti più mestoli e cucchiaioni
dagli sportelli degli armadi aperti
sono caduti cuscini coperte e lenzuola.
Cattive notizie da parete a parete
si sono sussurrate all’istante
e in onda alla radio abbiamo ascoltato
il terremoto ci aveva rubato un’altra nottata.
Arrivano i soccorritori, qualcuno
sembrava armato di bombe a mano
con l’alito pesante da buttare
giù le ultime case
e ci informa a noi e a tutti i sacchetti
vuoti della spesa
di nostra proprietà piegati in ordine
nei cassetti della cucina che è pronta una tenda
due tende, cento tende, mille tende
una tenda che è cucina ma anche soggiorno
stanza da letto e armadio
della biancheria una tenda però senza cesso.
e quindi bisognava portarsi l’orinale sempre appresso.
e ci saremo
trecentosessantacinque giorni l’anno,
diventerà il nostro prossimo recapito
perché i domicili hanno sofferto
un attacco di cuore
e il cuore della città è infartuato.
Dunque questo è il terremoto
dunque questo è il terremoto
quando ti svegli al mattino
per lavarti i denti
con il dentifricio più in voga
offerto dalla protezione civile.
Dunque questo è il terremoto
quando abbiamo seguito la scritta
benvenuti al campo di centi coltella
e ci hanno dato i numeri
per andare a dormire nel pallone
e se non era per Grazia che faceva
casino alle undici di sera con quelli
della protezione civile
i letti erano occupati da quelli
senza i numeretti e noi
dormivamo in macchina con il cane.

un concorso di bellezza
per eleggere la prima miss metropolitana
terremotata nella sala da ballo
per i terremotati a L’Aquilone,
L’Aquilò in aquilano.
Dunque questo è il terremoto
inquilini delle tende dalla mente
accecata che pregano d’imbroccare
i numero giusti della lotteria
per traslocare in una casa e risvegliarsi
con un nuovo certificato di nascita.
Dunque questo è il terremoto
più numerosi delle drogherie in città
sono diventati i cessi chimici
pardon i bagni chimici
senza scritte al neon ma ammiccanti
al bisogno : “ Clienti cercansi
esperienza non indispensabile.”
una tenda qui
una tenda e solo tende ovunque guardi
questa è diventata Piazza d’Armi,
riempie l’aria appestata nel campo,
non più inquinata, ogni sorta d’umanità
dissenterici,prostitute, magnaccia,
drogati, alcolizzati, suicidi,brava gente
e frati cappuccini, ma tutti ancora
solo apprendisti terremotati.
Dunque questo è il terremoto
non ci sono più grassi proprietari di negozi
da ordinati quartieri di lusso
puliti e con video citofono
capaci di imparare l’inglese dalle cassette
della de agostini in sei settimane
di ingrassare di quattro chili in un mese
e di andare in palestra tutte le sere
per smaltire i quattro chili ;
non ci sono più
e non scrivono più lettere d’amore
ai loro registratori di cassa.
Dunque questo è il terremoto
smarrire la definizione di orgoglio
stare zitti per un letto d’albergo
o una crociera
avere la sfortuna dalla nostra
vivere dove si aggirano topi e scarafaggi
io ho una gatta brava ad acchiapparli
e sono esente e cerco di vivere
avere una casa che non è più
“assolutamente” casa nostra.
un clima che produce le nostre facce:
nere se piove , bianche se c’è il sole.
Questo è dunque il terremoto
confermare ancora fedeltà
alle bollette, ai mutui
alle finanziarie. Perché così
va a finire per rifarti una casa.
E dunque il terremoto poteva
essere un’altra cosa ?
(Liberamente ispirato da “Scarafaggi metropolitani e altre poesie “ del mio caro Pedro Pietri)
Le foto sono di Ida Rossi

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