venerdì 19 febbraio 2010

GRAFFITI 1 : CICATRICE

GRAFFITI 1 : CICATRICE

Che cos’è una cicatrice? Si può definire una cicatrice il segno evidente di un processo traumatico ormai concluso? Il ricordo di un trauma? L’attualizzarsi continuo di un trauma subito che attraverso la cicatrice ci riporta continuamente la memoria di quell’evento? Si riesce ad indovinare dalla cicatrice che tipo di trauma ha subito la nostra epidermide, la corteccia di un albero, una pietra graffiata e via dicendo ? Sono tutte visibili le cicatrici ? Si può dire che ci sono cicatrici tra le pieghe dell’animo umano, nella cosiddetta coscienza dell’uomo, nella sua psiche? Esprimendoci in questo modo parliamo in senso metaforico e se parliamo di metafora di che tipo di metafora parliamo?
Quante domande si dirà . E per le risposte? Non le so.
Quello che voglio dire è che la cicatrice è un SEGNO. Ci sono avvenimenti allora che ,come una cicatrice ,SEGNANO l’animo e la pische dell’uomo : la guerra, il terremoto ,altri tipi di catastrofi naturali ma anche il lutto e la sofferenza fisica per esempio.
Allora si può dire che gli aquilani del 2009 siano ora una generazione segnata da una cicatrice , quella del terremoto. Che poi non è ancora cicatrice perché a mesi di distanza da quell’evento la ferita è rossa, sanguinante, dolorosa. Siamo segnati dal terremoto . E diremo negli anni a venire : prima del terremoto, dopo il terremoto. Terremo come spartiacque della nostra vita ,del nostro mondo individuale ma anche della stessa vita della comunità il giorno lunedì 6 aprile.
Così mi ricordo, io che sono nato appena dopo la fine della seconda guerra mondiale, come quella generazione dei nostri genitori e nonni fu una generazione segnata dalla guerra. Ma anche dalla fame, dalla paura, da quella barbarie che fu l’occupazione nazista .Li sentivo , da ragazzo , sempre ragionare in questi termini : prima della guerra, dopo la guerra.
La loro preoccupazione era sempre la stessa: avevamo abbastanza da mangiare , avevamo di che coprirci e la guerra era finita da un pezzo.
La guerra. Questo terremoto è come una guerra morale,materiale e psicologica. I danni che non ha fatto il terremoto li hanno fatti e li stanno facendo quelli che vogliono riparare i danni del terremoto a favore dei terremotati e a … proprio favore.
In questo senso che ci sentiamo spaesati,perduti, gente di un altro mondo. Ebbene io che adesso ho una dimora normale di pietra e mattoni, faccio fatica a mettere sul campanello di casa il mio nome. La mia casa è quella di Via Beato Cesidio. E’ la stessa fatica di tutti quelli che sono “ ospitati” in comodato l’uso nelle dimore del “piano casa” della Protezione civile. Perché la casa a L’Aquila non è e non potrà mai essere quella degli insediamenti delle cosiddette new towns di Scoppito , Bazzano, Preturo, Paganica, Sassa.
La casa è quella di Via Paganica,Via Garibaldi,Via Bone Novelle,Via Pizzo d’Oca, Via Marrelli, Via Roma dai quattro Cantoni alla Rotonda. La Casa è quella dei Quarti e poi di Santa Barbara, ,del Torrione.
E tante, tante di quelle case a distanza di mesi sono là nelle stesse condizioni del 6 aprile e per quanti anni ancora saranno inabitabili?
Allora il terremoto e la guerra che ne è seguita hanno lasciato il segno. I primi a subire sono stati gli anziani che le broncopolmoniti delle tende si sono portati all’altro mondo. E poi la gente normale che non è più normale : ansia, depressione, insonnia, disagio psichico e patologie correlate.
Hanno lasciato il segno in un inverno quello del 2009 che non accenna a terminare anche ora che sta per tornare la primavera di un nuovo anno, di un altro anno.

Eremo di Via Vado di Sole, L’Aquila, venerdì 19 febbraio 2010

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