
Dietro lo scontro di quelle che a volte sono state definite “ cricche contrapposte” c’erano sicuramente gli interessi e le motivazioni di più vaste forze sociali.
Un certo tipo di approccio negli studi storici ha poi messo in luce la radicale differenza tra quel tipo di lotta politica e quella che consuetamente poi si è verificata nella società moderna o almeno nella società europea del secolo scorso e in parte dell’attuale secolo.
Oggi però molti segni, a cominciare dagli Stati Uniti d’America e poi nelle democrazie occidentali ed infine nella nostra Italia fanno pensare ad un parallelo con la situazione di quelle lotte politiche nell’antica Roma imperiale tra gli anni 90 e 50 a.C.
Mancano a Roma dei partiti nel senso in cui siamo abituati a concepirli,ovvero gruppi che hanno un programma organico di gestione e di trasformazione della società. Partiti che cominciano a mancare anche nel nostro paese .
Quindi è possibile dire che ora come allora si sta verificando che l’uomo politico è in primo luogo il capo di una fazione, che fa uso di una vasta rete di relazioni familiari e personali allo scopo di ottenere cariche e di favorire i suoi adepti.?
Sul filo di queste considerazioni viene in mente qualche accostamento con i fatti relativi al terremoto di L’Aquila. E vengono in mente proprio le parole di un aquilano di quel tempo, Sallustio, che fa denunciare a Memmio ,la faziosa connivenza sulla quale si fonda il predominio dell’aristocrazia:
“...E chi sono costoro che la fanno da padroni nella Repubblica? Scellerati dalle mani lorde di sangue, di un’avidità insaziabile (…); li tiene compatti il bramare le stesse cose ,odiare, temere le stesse cose – il che tra galantuomini si chiama amicizia ,tra furfanti connivenza.” (“ …Sed haec inter bonos amicizia,inter malos factio est…” Sallustio Iug.31,12 sgg. Traduzione Storoni Mazzolari).
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