venerdì 19 febbraio 2010

Pianto per Sasha

Ho pianto un pomeriggio
d’inverno.
Ho pianto la tua morte Sasha.
Come ho pianto un’altra morte,
l’ho pianta un’altra volta ancora.
La notte ho ascoltato
il verso triste di un uccello
il canto d’amore di un gatto
ed era come un rimpianto
appena sussurrato, un sussulto di dolore,
un’eco di voce senza parole .
Stamattina al sole
che non ha ancora cancellato
le tue impronte sulla neve
le parole non sono più le stesse
non sono più gli stessi i gesti
non sono più gli stessi i giorni
le cose non sono più le stesse
hanno cambiato volto
ancora una volta , ancora una volta
come quell’altra volta
e quando mi domando perché
non sanno rispondermi,sono poveri

di risposte come me .
Non s’assopisce nel cuore
l’angoscia e quello che porta il vento
è un respiro , una parola ,un antico dolore.
Il dolore che mi fa ripetere ancora:

ti vegliarono questa notte d’inverno
e di nuvole
il canto dei gatti in amore
il verso stranito d’un uccello dalle vocali
strampalate
il dolce suono d’un pianoforte in un concerto
di Chopin
(il numero nove) che veniva fuori dall’i -pod
per lavare la mente dal dolore della tua morte.
Il sole stamattina non ha ancora cancellato
le tue impronte sulle zolle di neve fresca
sul selciato
di questa strada a ponente dove presto spira il sole
per dar vita in questa stagione alla sera, la sera
d’inverno d’un giorno di sole.
Ho pianto la tua morte in un giorno d’inverno
e di nuvole
come ho pianto un’altra morte
un giorno che cresceva insieme ai battiti,
ai battiti del mio cuore un canto di dolore.
quando in pieno giorno ho sentito cantare:

cantavano gli uccelli come al tramonto.
E ho pianto per me e per la tua morte Sasha
per i tuoi occhi neri e lucenti , lucenti
come quelli di un bambino ,
per te che sei morta sbattendo nel vento

come foglia perduta,nel vento delle stagioni
ore per te senza più vita.
E’ così, è così quando cambia il vento
che si fa il volere della vita,come mi hanno
detto i tuoi occhi all’ultimo
all’ultimo sguardo e io non potevo
crederci ,non sapevo rassegnarmi. .
Ti vegliarono questa notte ancora
le stelle cadute a briciole e rubate dai ragni
per il filo delle loro tele,le tele ora prato e ora letto
per il tuo sonno, carezza e alito
per il tuo cuore, il tuo cuore giallo e azzurro

per sedurre le api del prato,le creature del bosco.
Ora ti culli il sonno il silenzio,
in pieno accordo
con la neve sui tetti e sui monti
negli inverni ancora da venire,

con il sole che spacca le pietre
sul monte di fronte al paese
nell’estati ancora da venire,
con il muschio che assorbe il vento ,
questo vento della vita
che mette stanchezza nel cuore
e nelle gambe
ora che il mio giorno sta girando
da est a sud
e la mia vita è andata troppo a spasso
per le stagioni.
Ti culli il sonno la vita sempre
in cammino
che a volte non sa farsene niente
di noi
e che a volte le siamo indispensabili.
La stagione buona che sta per venire
senza un fiato di tristezza
ti porti il mio pianto ancora e sia un peso lieve
al mio cuore il ricordo
d’un pomeriggio d’inverno e di nuvole :
il pomeriggio che sei morta Sasha,
un pomeriggio al confine d’un incomprensibile
presente tra un tempo scaduto
e uno ancora sconosciuto .

Eremo di Via Vado di Sole, L’Aquila, giovedì 4 febbraio 2010

Nessun commento:

Posta un commento