
Con il Trovatore e il Rigoletto, la Traviata forma la cosiddetta trilogia popolare. Per Verdi che mantenne sempre il legame con la cultura contadina della sua terra , popolare assume un duplice significato attaccamento alle radici e sincerità nell’espressione. Parlare dunque di una storia come quella di Violetta voleva dire però parlare di temi nuovi : Scriveva Verdi al compositore Cesare De Santis il 1 gennaio 1853:” Io desidero soggetti nuovi ,grandi , belli variati ,arditi. Ed arditi all’estremo punto con forme nuove e, allo stesso tempo musicabili. A Venezia faccio La Dame aux camélias che avrà per titolo , forse , Traviata . Un soggetto dell’epoca .Un altro forse l’avrebbe fatto per i costumi , pei tempi e per mille altri goffi scrupoli .Io lo faccio con tutto il piacere.”


E insuccesso ci fu ma non a causa della storia , dei personaggi e delle reazioni dei benpensanti. Ci fu per la messa in scena. .
Alla prima dunque al teatro La Fenice di Venezia il 6 marzo 1853 accadde di tutto. A cominciare dal crollo del letto dove si era distesa Violetta , una soprano un po’ robusta anzi cicciotella . Per continuare con l’incidente accaduto al tenore che nel momento in cui chiamava Violetta si entì rispondere dal teatro da una melomane con alte e sconvolgenti grida. E poi il basso che probabilmente non era nella sua serata migliore con l’improvviso abbassamento della voce. E per finire con il coro che si presentò in scena vestito con costumi epoca fine seicento perché il maestro Verdi non ammetteva che vestissero il frac.

E dire Traviata vuol dire anche Callas. Per la Callas Violetta è una vittima della società che assolve al suo ruolo con dignità .Verdi fu addolorato da quel fiasco che aveva previsto ma per latri motivi ma commentò che era soltanto una questione di tempo. Non si sbagliava. Un anno dopo sempre a Venezia ma al teatro San Benedetto il 6 maggio 1854 Traviata ebbe successo e fu replicata in Italia e all’estero.

Atto Primo
Libiam ne’ lieti calici Violetta, Alfredo e coro
Un dì felice, eterea Alfredo e Violetta
È strano!....Follie, FOllie!, Violetta
Atto Secondo
De’ miei bollenti spiriti, Alfredo
Pura siccome un angelo, Germont e Violetta
Che fai?/ Nulla / Scrivevi? Alfredo e Violetta
Di Provenza il mar, il suol, Germont
Noi siamo zingarelle… Coro
Mi chiamaste?che bramate?.. Alfredo e Violetta
Atto Terzo
Teneste la promessa… Violetta
Parigi, o cara Alfredo e Violetta
Gran Dio! Morir sì giovane, Violetta
Per tutte trascrivo “Parigi o cara “
Parigi, o cara , noi lasceremo, / La vita unita trascorreremo :/ De’ corsi affanni compenso avrai,/La tua salute rifiorirà./ Sospiro e luce tu mi sarai ,/tutto il futuro ne arriderà
Devo questa breve riflessione a Stefania Martini che mi ha invitato qualche tempo fa a sostenere gli enti lirici e i lavoratori di quegli enti. Mi venne in mente la Traviata e la storia della sua prima messa in scena come metafora d’attualità. Sia come sia la Traviata è una grande opera e come al solito W VERDI .
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