Un’esperienza di Circoli del Cinema.: I motivi del cinema e dell’associazionismo nei processi educativi
Appunti e riflessione a margine del Numero zero del premio SDOCC (Storia- Documento-Cinema- Centritalia) Premio nazionale documentario e reportage L’Aquila, Polo Universitario Università di L’Aquila, Via Di Vincenzo 21 maggio 2010 e Palazzo Silone Via Aldo Moro 24 maggio 2010 a cura dell’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea
Premio “Fabio Masala dedicato agli operatori culturali professionisti a Valter Marcone e successivo incontro con il premiato alle ore 10,30 del 21 maggio 2010
In un piovoso pomeriggio dei primi giorni di maggio la voce al telefono di Umberto Dante mi ha riportato indietro nel tempo di decenni. Ricordi, emozioni, affetti e passioni di una stagione della mia vita sono ritornati tutti assieme nella mente e nel cuore. Consegnare quell’atmosfera ad uno scritto è stato necessario ed utile . A volte la scrittura salva da sé stessi e salva sé stessi o per lo meno rende più sopportabili alcuni giorni della nostra esistenza. La memoria viene imbrigliata nelle parole , nei segni sulla carta e permette così di tacitare le pulsioni o di riaccenderle nel modo giusto a secondo dei casi. Indubbiamente dunque l’esercizio della scrittura che diviene utile in molti sensi è stato utile anche in questo caso
Ma dicevo, Umberto Dante, che conosco da molti anni , che malgrado l’esigua frequentazione rimane punto fermo ed amicale per una esperienza culturale e di vita importante , almeno per me, ebbene Umberto Dante in quel pomeriggio che sopra richiamavo mi ha invitato per venerdì 21 maggio alle ore 10 al polo didattico di Via Di Vincenzo dell’Università di l’Aquila per ricevere il premio "Fabio Masala" riservato agli operatori culturali professionisti nell'ambito del premio SDOCC e per parlare della mia esperienza dei Circoli del Cinema affiliati appunti alla Federazione italiana Circoli del Cinema i.
Un incontro sul cinema ma anche una testimonianza da parte mia come operatore culturale e animatore dei Circoli del Cinema in una lontana e felice stagione di vita personale e culturale.
E’ questo dunque il racconto di una esperienza vissuta a Sulmona negli anni 19967-1976 in un animato clima di fermenti culturali e politici in qualche modo stimolati da quello che fu l’intervento del Centro di Servizi Culturali , parte di un più ampio intervento a favore delle comunità del Centro e Sud Italia promosso e finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno sotto la supervisione del Centro di Formazione e studi per il Mezzogiorno F.O.R.M.E.Z. e gestitit da enti diversi .
I Centri Servizi Culturali d’Abruzzo furono gestiti in maggior numero dall’Istituto Superiore per l’edilizia sociale e soli i Centri di Sulmona e di Castel di Sangro da altri enti: quello di Sulmona dal Movimento di Collaborazione Civica e quello di Castel di Sangro dall’Ente Consortile degli Enti locali di quel territorio.
Come giovane socio del Movimento di Collaborazione Civica presieduto da Ebe Flamini ho conosciuto in quell’esperienza uomini e donne di forte impegno civile, morale e politico tra cui Francesco Susi , l’attuale Preside della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Roma Tre , Augusto Frassineti l’indimenticabile autore di Misteri dei ministeri ed altri misteri, e tre bestemmie uguali e distinte , Ettore Gelpi con i suoi progetti sull’educazione degli adulti ,Cecrope Barilli e il suo Movimento di Cooperazione Educativa , Umberto Eco per la formazione , Michele Mirabella e tanti altri tra cui ancora Filippo De Santis.
Appunto Filippo De Santis e i suoi Circoli del Cinema aderenti alla Federazione . Alla sua parola, al suo insegnamento , al suo rigore metodologico e culturale , alla sua erudizione cinematografica è cresciuta e si è affinata la mia sensibilità in questo settore e il mio amore per il cinema. A lui e alle sue iniziative di formazione devo tutto quello che poi negli anni è diventato un patrimonio, un bagaglio, una ricchezza che nel tempo mi ha accompagnato.
Un amore che veniva da lontano e che per essere qui spiegato ha bisogno di una confessione personale.
Avevo i calzoni corti negli anni in cui ho cominciato a frequentare le sale cinematografiche di Sulmona . Sale frequentate anche da intere famiglie al pomeriggio della domenica come luogo di svago. Si andava al cinema in quegli anni come svago e passatempo gioioso. Anche le sale parrocchiali offrivano tale divertimento. Nel buio delle sale le famiglie con i loro problemi , le loro illusioni, vivevano qualche ora di immedesimazione nelle storie della commedia all’italiana . Sullo schermo quel filone del cinema presentava famiglie con i loro stessi problemi ed era uno specchiarsi e immedesimarsi in modo quasi perfetto con finali a volte lieti a volte tragici , comunque reali o realistici.
Come la stessa cosa poi capitava qualche anno dopo con la televisione che all’inizio delle sue trasmissioni programmava per esempio opere teatrali riprese direttamente dal palco . Così Casa Cupiello e il Ferroviere entrarono in tutte le case affascinando migliaia di persone.
A Sulmona funzionavano quattro sale cinematografiche : il Cinema Pacifico e il Cinema Balilla entrambi gestiti dalla Società Pacifico e Caroselli e due sale parrocchiali quella di Santa Chiara gestita dai salesiani e quella di S. Antonio gestita dai francescani.
Al Cinema pacifico una volta la settimana la proiezione del film era accompagnata da una rivista di compagnia di varietà, avanspettacolo storico , e al Cinema Balilla , come raccontava mio padre che era nato nel 1910 si svolgeva , quando lui era ragazzo , anche la così detta “serata nera” , ovvero alla proiezione del film si accompagnava uno spettacolo che aveva come clou uno spogliarello femminile . Un ricordo questo tenero che fa sorridere perché, raccontava mio padre, le donne che si spogliavano dopo aver tolto innumerevoli vestoni e mutandoni restavano alla fine con il corpo coperto da una calzamaglia nera e per giunta in una oscurità altrettanto nera per cui la serata veramente poteva dirsi “serata nera” come gli spettatori l’avevano ribattezzata.
Ma tornando all’iniziale confessione quel ragazzo dai calzoni corti amava frequentare quelle sale oltre alla domenica anche in altri giorni . Trenta quaranta lire costava il biglietto d’ingresso che mamma Margherita prendeva con un sospiro dal suo borsellino che non conteneva più di quaranta mila lire al mese che era lo stipendio da ferroviere di suo marito. E i film che venivano proiettai in quelle sale raccontavano storie prese dal mondo del melodramma, del teatro e dei cow boy.
Poi un giorno, nel buio di una di quelle sale è successa una cosa strabiliante. Quel ragazzo dai pantaloni corti d’un tratto si è reso conto che il cinema aveva una storia ed era qualcosa di diverso dal passatempo domenicale delle famiglie , che le sale cinematografiche potevano essere qualcosa di diverso dai luoghi di pic nic . Ha sentito che il cinema aveva un respiro vivo, un alito diverso,un passo nuovo. Qualcosa dunque di diverso da quello che era stato fino ad allora , qualcosa di nuovo, sempre nuovo e stimolante; un mondo per stimolare curiosità ed intelligenza, fantasia e libertà. Un luogo di incontro della vita reale anche se le storie sono fatte della stessa materia dei sogni ma comunque un modo diverso di esprimere ed esprimersi, un modo diverso di leggere e rileggere la realtà, la vita , un recupero della finzione ad un mondo in cui ha cittadinanza ogni idea di libertà.
L’adolescente è dunque cresciuto amando quella forma di espressione , quel modo di raccontare il mondo fino a comprarsi con i primi risparmi addirittura una 16 millimetri con la quale filmare per esempio il mondo del lavoro in fabbrica e le prime lotte operaie nella Valle Peligna in quella che fu la prima fabbrica quella dell’Ace attraverso la testimonianza delle operaie che vi lavoravano. Documenti visivi e sonori ormai perduti ma che a quel tempo erano importanti.
Ma torniamo all’esperienza dei Circoli del Cinema che ho vissuta in coincidenza con il lavoro di operatore culturale come responsabile del Centro Servizi Culturali di Sulmona al quale accennavo già prima. All’interno dell’attività di tale Centro l’animazione culturale proponeva l’associazionismo come strumento importante ed interessante di incontro ed elaborazione di esperienze. L’associazionismo, insieme con la pubblica lettura e la formazione degli insegnanti della scuola pubblica rappresentava uno dei momenti istitutivi e costitutivi dell’attività culturale appunto del Centro. Nell’ambito delle iniziative per favorire l’associazionismo la nascita dei Circoli del Cinema rappresentò una felice realizzazione. In tutto il territorio di competenza del Centro che si estendeva in un comprensorio composto dalla Valle Peligna, dalla Valle del Sagittario e dalla Conca Subequana nacquero i Circoli confederati di Sulmona, Raiano , Molina , Bugnara, Castel di Ieri, Castelvecchio Subequo , Torre dei Nolfi ed altri.
Quello di Sulmona in particolare aveva alle spalle una storia già prestigiosa perché le prime esperienze in tema di associazionismo cinematografico erano state realizzate dal Circolo Sulmonese del Cinema con sede a Palazzo Tabassi.
Come operatore del Centro di Servizi Culturali e animatore dei confederati Circoli del Cinema insieme con Carlo Angelone ed Ezio Di Sanza ho cercato di avviare un circuito alternativo . Ci caricavamo in macchina il proiettore 16 millimetri, la “pizza” di pellicola ovvero un film scelto dal catalogo San Paolo o di altri piccoli distributori secondo un programma di proiezioni ( titoli e date ) che i soci di ogni Circolo aveva ideato e scelto e assicuravamo materialmente la proiezione e l’animazione del dibattito successivo.
I posti dove avvenivano le proiezioni erano i più diversi e disparati. Qualche volta anche nelle stalle e qualche volta le proiezioni si tenevano dopo che noi stessi avevamo aiutati i contadini a terminare il lavoro della giornata ricavando del tempo libero per vedere i film.
La visione del film, il raccontarlo insieme, la riflessione sui temi e i valori della storia e dei personaggi era un espediente iniziale per permettere a tutti di esprimersi, per abituare tutti ad esporre le proprie idee senza paure e senza timidezze nella consapevolezza che le opinioni , in libertà, si equivalgono e ognuno ha il diritto di “dire la sua” . Di controverso il tentativo era quello di promuovere una un esercizio di riflessione in favore di una cultura cinematografica per la creazione di una struttura di pubblico educato alla valutazione di ciò che vedeva. Un’idea questa cara a Filippo De Santis che riferisco così a sommi tratti.
Un’idea però che voleva appunto favorire un associazionismo democratico attraverso il controllo degli strumenti e della metodologia del ciclo delle riunioni di gruppo. Un associazionismo che avrebbe voluto contare nelle scelte del prodotto cinematografico , nella distribuzione dei film e quindi nei finanziamenti stessi.
Associazionismo culturale e cinematografico per per la crescita delle comunità locali che in questa ed altre forme di aggregazione trovavano le risorse per realizzare progetti di integrazione , di recupero anche delle esigenze e dei bisogni culturali delle persone.
Un’ultima notazione. Parallelamente a quella esperienza fu importante sempre in tema di cultura cinematografica l’incontro con gli operatori della Cineteca di Monte Olimpino e la proposizione di quella loro metodologia e quel loro modo di lavorare al mondo della scuola .
Fu altrettanto importante per me la visione di film come quelli di Ingmar Bergmann e in particolare del suo Settimo sigillo ma anche del suo Il posto delle fragole la cui visione poi negli anni mi ha accompagnato facendomi amare l’arte e i temi che questo regista ha portato sullo schermo.
Eremo Via vado di sole L’Aquila, martedì 18 maggio 2010
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