SETTIMO GIORNO. Mantenere salda la speranza.
“Uomini di Galilea,perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che di mezzo a voi è stato assunto in cielo,verrà nello stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”
Gli Atti degli Apostoli ( 1,1-11) narrano il mistero dell’ascensione di Gesù Cristo al cielo. Un uomo – Dio che è stabilito re del de cielo e signore dell’universo e mediatore unico tra Dio e gli uomini.
Durante quaranta giorni, dopo la resurrezione, egli si è mostrato vivo ai suoi discepoli apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio ma, ora, egli deve raggiungere il suo posto alla destra del Padre. E’ la sua elevazione, lui che comunque già con lo Spirito era dall’inizio del tempo con il Padre. Lo raggiunge con la sua umanità in questo momento storico . Nel momento in cui deve comparire , come afferma l’apostolo Paolo, al cospetto di Dio in nostro favore. “Egli (quindi) non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui:… invece ora nella pienezza dei tempi, una volta sola ,egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso”.
Un ritorno al Padre con il fardello di tutta la sua umanità che da quel momento si pechhia nell’essenza divina come dice bene Dante Alighieri nel suo Paradiso quando figurando la divinità nei cerchi concentrici afferma che al centro sembrava appunto specchiarsi il volto umano.
E’ dunque nella Lettera agli Ebrei (9,24-28;10,19-23) che l’apostolo Paolo fa notare come il piano di Dio contenuto nelle Scritture non sta solo nella morte e resurrezione di Gesù Cristo ma sta proprio nell’annuncio, l’annuncio nel suo nome a tutte le genti della conversione e del perdono dei peccati.
Un piano che ha inizio con la morte e la resurrezione di Cristo ma che non è ancora compiuto in quanto si dispiega nella storia dell’uomo , perché Cristo è ancora presente . E’ presente ogni giorno nella vita del mondo , nella nostra vita , nella vita degli uomini. Uomini che hanno dunque il compito di mantenere senza vacillare la professione della speranza perché Gesù Cristo è degno di fede , ed è degna di fede la sua promessa.
Come è degno di fede il suo dono : “riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra.”
Uno spirito che vivifica e salva, che rafforza e conduce, che innalza e rallegra.
Un dono appunto che rende lieti . Infatti dice Luca (24,46-53) :”Ed essi si prostrarono davanti a lui (mentre veniva portato in cielo), poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stravano sempre nel tempio lodando Dio.”
Con grande gioia dice Luca in un’apparente contraddizione. Discepoli che sanno che non vedranno più il loro maestro , tornano con gioia a Gerusalemme. Si, perché sono ripieni di quello spirito che dà loro la forza per alimentare la speranza. La speranza per una promessa fatta da colui che è degno di fede , la promessa di un ritorno. Anche se parlare di ritorno è improprio in quanto Cristo è presente nella storia , non l’ha mai abbandonata. Più che di ritorno si parla allora di un modo nuovo e diverso di vedere la sua presenza, di vederlo nella storia degli uomini e nella nostra vita .
Vangelo di Luca ed Atti degli Apostoli sono dunque una “ monografia” che hanno un punto di incontro, di convergenza e di tangente in Gerusalemme.
In Gerusalemme termina il racconto del Vangelo di Lucia e in Gerusalemme ha inizio il racconto di come gli apostoli andarono e fecero discepoli tutti i popoli.
Il mistero dell’ascensione dunque è l’inizio di quell’altra promessa quando il Signore Gesù Cristo dice: Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo .
C’è un’ultima considerazione nel raffronto tra il brano di Luca (24,46-53) e quello degli Atti degli Apostoli (1,1-11)
Luca racconta che Gesù è asceso al cielo immediatamente dopo la resurrezione . Dopo aver chiamato a testimoni i suoi apostoli appunto sugli avvenimenti della sua passione morte e resurrezione, dopo aver annunciato il dono dello Spirito Santo egli li conduce verso Betania e qui viene rapito da una nuvola. Gli atti degli apostoli affermano “Egli si mostrò a essi vivo , dopo la sua passione, con molte prove durante quaranta giorni..”
Sembra che ci sia una evidente contraddizione di tempi ma in realtà bisogna sempre ricordare che nella teologia di Luca c’è identificazione tra la resurrezione e l’ascensione per cui il lasso di tempo indicato dagli atti appare insignificante di fronte alla prospettiva di Luca .
E’ il momento della resurrezione che permea quindi tutta la storia e ne indica il senso ultimo e finale : la vittoria contro il peccato e la morte attraverso il riscatto del sacrificio del figlio di Dio che eleva la nostra umanità costituendosi presidio di libertà per permettere l’ingresso agli uomini nel santuario ; costituendosi via nuova e vivente per aiutare l’uomo a raggiungere una pienezza di fede . E non solo . Rafforzando anche l’attesa di coloro che l’aspettano per la loro salvezza quando apparirà una seconda volta , senza alcuna relazione con il peccato.
Eremo Via vado do sole , L’Aquila, domenica 16 maggio 2010
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