Che nottata però. Perché si era svegliato? Non lo sapeva , non lo capiva e il sonno non c’era più. Vide sul comodino quel suo libro dalla copertina nera appunto un noir e ricominciò a leggere per l’ennesima volta quella storia alle pagine 37-38.39. Tre paginette folgoranti che dicevano:

Quando i carabinieri arrivarono a Sant’Elia, aprendo le porte delle case a calci per cercare i renitenti alla leva del re, l’unico giovane della classe 1878 che riuscirono a trovare fu Sciortino Pasquale. Gli altri erano scappati tutti non appena la pattuglia era stata avvistata sul sentiero che portava al paese, alle quattro del mattino. Erano pronti ,con il sacco già preparato accanto al letto e le scarpe ai piedi ,perchè sapevano che sarebbero venuti, uno di quei giorni, ed era bastato un fischio fuori della finestra per farli uscire di corsa e via sulla mulattiera che portava ai monti , in fila indiana e curvi contro il cielo ancora nero.

Ma ne mancava uno. I coscritti di Sant’Elia della classe di leva del 1878 dovevano essere dodici,e quelli invece erano undici ,da Cappabianca Veniero a Zappone Carmelo, c’erano tutti tranne uno. Sciortino Pasquale. Dov’era? I carabinieri erano tornati a cercarlo a Sant’Elia, avevano aperto di nuovo la porta a calci e questa volta l’avevano sfondata , ma non l’avevano trovato né sotto la paglia della stalla né alla masseria in montagna, né da nessun’altra parte. Dov’era?
Lui non aveva detto niente a nessuno, anche a casa non parlava mai , rispondeva solo alle domande ,e poco, perché balbettava fin da quando era nato e se ne vergognava. Un caporale gli aveva fatto fare il giro delle camerate per trovare qualcuno che parlasse il suo dialetto , ma non ci capiva niente nessuno, pugliesi , calabresi,siciliani,sardi , marchigiani o romagnoli. Songu singu ,capivano Sciortino; pasquale, forse , e capirono Sant’Elia. Sant’Elia dove ? Sant’Elia di Catanzaro? Sant’Elia di Palermo? Castel Sant’Elia? Punta Sant’Elia, Sant’Elia fiumerapido, Sant’Elia quale?
-Comunque , l’è un terùn – disse un caporale di Bergamo.
Così gli misero addosso una divisa da soldato , gli tagliarono i capelli e gli dettero una ramazza, in attesa di capirci qualcosa.
Ci volle quasi un mese prima che riuscissero a scoprire chi fosse quel soldato fantasma e a ricostruire tutta la storia. Il maggiore che comandava il Consiglio di leva si trovò nell’imbarazzo di dover mandare al ministero un telegramma per dire che il disertore Sciortino Pasquale, ricercato dai carabinieri , si trovava proprio lì al distretto. Aveva già dettato le prime parole allo scritturale - Dolente dover riferire, ma poi cambiò idea.

Così lo aggregarono a una compagnia di Cacciatori d’Africa, in partenza per la Colonia Eritrea. E siccome il ruolino di marcia è pieno, lo aggiungono dietro il foglio, scritto a mano”
L’ottava volta perché non riusciva a capire perché quella storia lo avvolgeva, lo avvinceva, lo affascinava, lo metteva di buonumore ma anche lo tartassava di interrogativi, di silenzi e di risposte inconcludenti. Ma che “stronzata” si diceva ogni volta. PERSO IN UN VUOTO DI MEMORIA. Nel vuoto della memoria della storia, della vita, della caserma, del maggiore del Consiglio di leva, dello stesso ruolino. Ma che diamine . Ecco perché lo affascinava. ANCHE LUI ERA UN ALTRO PERSO IN UN VUOTO DI MEMORIA. Come impiegato dello stato in quel grande ufficio si sentiva perso
A stento riuscì a prendere di nuovo sonno. Un sonno agitato , pieno di presagi . Si alzò sudato e stanco. La doccia non gli portò sollievo e il traffico per raggiungere l’ufficio finì di abbatterlo. Solo qualche vetrina di agenzia di viaggio a colori sgargianti pubblicizzavano viaggi esotici, spiagge e acqua limpide. Sbirciò se c’era qualche pubblicità dell’Eritrea. Niente.
-Pronto - Pronto- , una voce squillante e saudente allo stesso tempo continuò – Signor (…) ma non si ricorda il capo ufficio l’attende .
Panico. Il capo ufficio l’attendeva. Come aveva fatto a dimenticarlo. Un evento eccezionale :Era una settimana che aspettava . Vedeva il capo ufficio una volta all’anno nella grande sala per gli auguri di Natale . Di anno in anno constatava come entrambi invecchiavano e come entrambi erano due perfetti estranei. Dal capo ufficio dunque.
- Permesso- - Avanti, avanti, s’accomodi Signor (…) l’aspettavo ho qui già pronto …-INTERRUZIONE . SALIVAZIONE A ZERO. BISOGNAVA INTERROMPERE SUBITO .
- No in Eritrea nooooooo!- - Ma Signor (…) in Eritrea? Chi ha parlato di Eritrea , le va di scherzare , è vero che si avvicina la buona stagione. Ma poi l’Eritrea mica è tanto un posto turistico. Con mia moglie siamo andati in Egitto. Si quello è un bel posto. Ma veniamo a noi ho qui pronta la pratica della sua promozione. Lei è un impiegato modello . Lei se lo merita. Però dovrebbe farci un piccolo favore. Sa c’è quella sede di Magliana Sabina a qualche chilometro da qui. Ecco Lei ci dovrebbe curare quella sede. Per il momento non c’è rimasto più nessuno ma con il tempo altri la raggiungeranno. Per il momento lei che ha esperienza potrà curare il protocollo , la contabilità , la sicurezza, tutte le pratiche del personale delle altre sezioni staccate. Insomma quella sede è affidata a lei . Conto su di lei . Vada, vada la segreteria le darà ogni altro elemento utile. Si faccia sentire ogni tanto - .”
Ecco fatto lo sapeva , lo sapeva era stato mandato in Eritrea.

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