COLORARE I COLORI : AZZURRO
Si dice “ vivere la vita “ , “ una vita vissuta” e “ sognare un sogno” o ancora poeticamente “ amare l’amore”. Ma si può dire “ colorare i colori “?
Alcuni colori sono aggettivi . Così si dice : bandiera rossa o bandiera bianca che a loro volta assumono significati più completi ,esempio bandiera bianca uguale resa. Si dice anche la fata dai capelli turchini,il cinema a luci rosse, la cronaca nera,i romanzi rosa.
Nel parlare corrente alcuni colori diventano sostantivi : i Verdi, riferito ad appartenenti allo schieramento politico che si occupa di problemi ambientali, i Rossi per dire gli appartenenti all’ex Partito Comunista Italiano o i bianchi, i neri, i gialli riferiti alle razze. Come pure ad alcuni colori è associato un certo simbolismo : rosso come il sangue, verde come la speranza.Solo per l’azzurro esiste l’equivalente celeste nel parlare comune dove bianco è bianco e nero è nero.Ed è spesso celeste il cielo,celeste l’acqua del mare , celesti i monti e per il librettista di Giuseppe Verdi anche Aida (celeste Aida). Celeste poi è sostantivo e aggettivo allo stesso modo.
Quello che noi chiamiamo azzurro ha dunque una storia lunga e complessa Spesso poi viene negato. Infatti per i greci , per Omero in particolare il mare non è azzurro: è oinoopòs (colore del vino) oppure glaukòs (verdemare ). Per Virgilio il cielo è liquidus (luminoso ).I monti non sembrano mai azzurri ma sono bianchi come il Soratte di Orazio coperto di neve o scuri per le ombre e le piante.Il latino caeruleus a cui viene “ attribuito “ il significato di “azzurro” è usato per indicare altri colo0ri della barca di Caronte per esempio, del pane rinsecchito, della corteccia della quercia, delle foglie dell’olivo,tutte cose che hanno sicuramente altro colore dall’azzurro.
E il greco kyanos e kyàneos significa sia azzurro sia, frequentemente nero.
Per l’antica leggenda gli occhi di Alessandro Magno erano di colori diversi. Tanto che Giovanni Pascoli in Alexandros dice che il condottiero giunto alla fine del mendo “ “piange dall’occhio nero come moret/ piange dall’occhio azzurro come cielo”.
Qualcuno di fronte a questa confusione avanza l’ipotesi di un certo daltonismo dei greci e dei latini. Nietzsche dice apertamente che essi sembrano ciechi a certi colori dal momento che non distinguono il blu dal verde, l’azzurro dal nero e vedono il mare di tanti colori strani.”Bruna per la distanza” è la montagna del Purgatorio di Dante.
Scrive Roberto Gagliardi esaminando la storia e il mistero di questo colore azzurro difficilmente definibile ( “Azzurro come un cocomero” in Arancia blu n.7-8, luglio 1990 pp. 42-44):
“C’è anche il fatto , chiaramente testimoniato da Plinio quando parla di Apelle, che i greci e i romani usavano una scala cromatica diversa dalla nostra, che è basata ormai sui colori artificiali prodottidall’industria chimica. I colori greci e italici sono il bianco , il nero, il rosso e il giallo: i colori della terra gli stessi che usavano gli anonimi artisti delle grette preistoriche. L’azzurro era per loro solo una sfumatura del bruno o del verde: almeno fino ad un certo tempo , il tempo dei cristiani.
Con il cristianesimo l’Occidente greco-romano entra in contatto intimo con culture che usano l’azzurro : da intendersi non come colore astratto , ma come la tinta del lapislazuli (il khesebedh degli egiziani). E per gli ebrei quel colore simboleggiava la purezza. Attraverso il mondo bizantino l’azurro, colore del cielo/Paradiso , ha progressivamente scalzato i colori della terra. Gli Arabi che hanno ereditato le associazioni culturali delle civiltà mediorientali , hanno rinforzato nel Medioevo questa acquisizione cristiana : e sia caeruleus che kyanos sono scomparsi dalle linue romanze , sostituiti dalla parola araba (lapis lazuli , “ la pietra il cui nome è lazurd”).
Così l’Occidente medievale è divenuto grande consumatore di azzurro. Si importava il lapislazuli dalle terre islamiche.. I pittori riducevano in polvere la pietra preziosa e quando dovevano fare una pittura di grande effetto, sposavano l’azzurro alla polvere d’oro. Un quadro del genere era per il committente un investimento e una ostentazione di ricchezza: lo stemma dei sovrani di Francia presentava tre gigli d’oro in campo azzurro.
C’è poi l’avvento del blu. Originariamente è un colore germanico: la parola viene da una radice blaw, che ha dato il francese bleu ,il tedesco blau, l’inglese blue. Ed è probabilmente il colore strano di cui si dipingevano il corpo i Pitti e i Germani , descritti da Tacito con meraviglia: un colore di origine vegetale ,tratto dalle foglie del guado, scuro e opaco , non luminoso come la tinta del lapislazuli o dello zaffiro. L’italiano antico lo conosce , nella forma “biavo” o “ biado” ( da cui deriva sbiadire, “lo stingersi del blu”). L’egemonia di Francia, Inghilterra e Germania nell’epoca moderna estende l’influenza della parola (blu militare, blu di Prussica), e porta ad una sovrapposizione delle aree semantiche di “blu” e di “azzurro”.
Le foto sono di Romeo Fraioli
Dall'eremo di Via Vado di sole sabato 24 aprile 2010
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