Dal 17 marzo al 21 aprile 2010 ogni mercoledì all’auditorium della Carispaq “E Sericchi” vengono proiettati con la presentazione di Piercesare Stagni sei film girati a L’Aquila e nella sua provincia.
Si tratta di :
MONTANARA –ROCCA DI CAMBIO
+don+camillo-+peppone+t054.jpg)
Dalla saga di Guareschi le celebri vicende di Don Camillo e del sindaco Peppone qui nellas seconda trasposizione cinematografica del 1953 dopo il successo del primo film , che il regista Julien Duvivier aveva diretto l’anno precedente. Quale luogo migliore del paesaggio abruzzese per girare le sequenze dell’esilio forzato di Don Camillo in montagna, e infatti in realtà l’immaginario paesino di Montanara diventa Rocca di Cambio , in provincia di L’Aquila. Dalla vicina Roma la troupe del film si trasferì per girare alcune scene che vedevano l’attore Fernandel inerpicarsi lungo un sentiero di montagna e poi salire con la sua nota vigoria lungo la scalinata della colleggiata di S. Pietro ,innevata artificialmente per l’occasione. Nel 2007 in ricordo di queste riprese l’Amministrazione comunale di Rocca di Cambio ha stretto un bel rapporto di amicizia con il paese di Brescello in Emilia, teatro di quasi tutte le vicende di queste notissima saga cinematografica.
I LUOGHI DELL’ANIMA

All’inizio del corso principale di Rocca di Mezzo una targa ricorda che proprio in quel luogo il grande regista Federico Fellini girava nel 1954 una scena importante del suo film “La strada”, con la Masina e Anthony Quinn impegnati ad esibirsi in un numero da circo. Anche altri luoghi dell’aquilano, tra questi Ovindoli, furono scelti ed utilizzati per le ambientazioni esterne di questo celebre film che rivelò il talento del riminese al grande pubblico internazionale vincendo quell’anno l’Oscar come miglior film straniero. Impostato apparentemente sull’esile trama che racconta dell’umile quotidianità dei tre protagonisti , La strada è in realtà un film sui luoghi dell’anima , con un tono a tratto elegiaco che esalta la poesia e la tragedia del quotidiano appunto di tre piccoli personaggi . Personaggi che vivono ai margini della società tra sogno e realtà, tra dolcezza e brutalità. Eè un racconto sincero che ci chiede di confrontarci , ancora oggi, a distanza di anni, di confrontarci con i temi che affronta.
WESTERN SPAGHETTI LA SAGA DI TRINITA’

Questo film sequel dell’altro “ Lo chiamavano Trinità” è stato il primatista assoluto di incassi nel cinema italiano per molti anni , con oltre quindici milioni di spettatori nelle sale cinematografiche. Entrambi i film furono diretti da Enzo Barboni , che cosa molto frequente nei western all’italiana , firmava i suoi film con lo pseudonimo “ E.B. Clucher”. In realtà è proprio con la saga di Trinità che ha inizio il declino dei film western “ spaghetti” come li chiamavano gli americani. In realtà il regista e la coppia Hill Spencer allontanavano definitivamente il genere dai toni seri e dai riferimenti storici precisi di alcuni western che hanno fatto storia nel cinema. Essi introducono una comicità guascona e a tratti naif più vicina alla farsa. Soprattutto sostituiscono le sparatorie con le scazzottate . In questo film appaiono luoghi abruzzesi come la Piana di Campo Imperatore nella zona di Fonte

Vetica.
UN NEMICO CHE NON ARRIVA MAI

Valerio Zurlino realizza nel 1976 una interessante versione dell’omonimo romanzo di Buzzati nella quale sviluppa assai efficacemente introspezione e psicologia dei protagonisti.. Si tratta di un gruppo di militari in attesa di un nemico che non arriva mai. Paradossalmente ciascuno di noi si può riconoscere nella loro attesa di un qualcosa che non arriva mai. Il cast di attori a livello internazionale offre opportunità preziose al regista di perfezionare sullo schermo la storia di Buzzati. Vince la scommessa Giuliano Gemma che assume un nuovo ruolo diverso da quelli che lo avevano rivelato al pubblico . Il film fu realizzato in gran parte in Turchia ma anche a Campo Imperatore e precisamente in un suggestivovallone detto “ dello

SEGRETI E IPOCRISIE DEL PERBENISMO PROVINCIALE
Nel 1992 Mario Monicelli , uno dei grandi padri della commedia italiana sceglie Sulmona per ambientarvi “Parenti serpenti” ,una divertente commedia di costume che strizza ancora l’occhio ai tempi d’oro,pronta però a trasformarsi in un racconto cinico e ricco di humor nero. . Monicelli rappresenta al meglio i vizi e le virtù e le contraddizioni dell’Italia degli anni Novanta , caciarona, volgare e ipocrita, divertendosi ad osservare , anche dal buco della serratura i segreti e le ipocrisie degli italiani e mettendo alla prova, fino alla amara risoluzione finale, quel perbenismo di cui la provincia italiana è ancora permeata.
REALTA’ E IRREALTA’
“Una pura formalità” di Giuseppe Tornatore, Italia 1994 con Gerard Depardieu , Roman Polanski, Sergio Rubini, Tano Cimarosa.
Molto sottile in questo film di Tornatore il confine tra realtà e irrealtà , tra vita e morte, tra vissuto e interpretato . Che cosa è la realtà, siamo noi che la viviamo e facciamo parte di una grande rappresentazione ? Attraverso una storia quasi poliziesca l’autore ci fa vivere i dubbi di uno scrittore famoso accusato di aver commesso un crimine. Tutto è rarefatto, sospeso nel mistero in una strana stazione di polizia che Giuseppe Tornatore fece costruire lungo la strada che da S. Stefano di Sessanio porta a Balascio. Una caserma scura e lugubre simile ad una chiesa abbandonata che rivelerà il suo significato nell’ultima sorprendete scena: del film .

Nel castello di Rocca Calascio, il più alto d'Italia, fu girato ad esempio negli anni ottanta il film Ladyhawke, con Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer, Matthew Broderick e Loris Loddi mentre nella piana di Campo Imperatore sono state girate alcune scene del blockbuster italiano Così è la vita con Aldo, Giovanni & Giacomo e Marina Massironi.
Per arrivare ai nostri giorni va detto che Sabrina Guzzanti sta montando Draquila - L’Italia che trema, un film sulla ricostruzione e sulla gestione del post-sisma con testimonianze, video e commenti dei protagonisti. “Il film è serio fa anche ridere ma anche piangere”, ha detto sul suo blog l’artista.
E’ invece pronto, e ha avuto un’anteprima a Los Angeles tre settimane fa, Angelus Hiroshimae di Giancarlo Planta con Franco Nero. Il film narra la vicenda misteriosa di un cacciatore in un’alba di nebbia all’Aquila ed è stato realizzato prima del sisma. Cercando la preda, l’uomo (Nero) si accorge di aver colpito una strana creatura giapponese con ali. Si carica sulle spalle l’angelo, lo cura nella sua antica casa, ma forse tutto il racconto è solo un incubo perché il protagonista cerca nel rapporto con quel ragazzo di sanare l’intimo dolore per la perdita del figlio. Alla pellicola è abbinato anche un documentario in cui l’attore si muove tra i ruderi del sisma.

C’é poi La città invisibile di Giuseppe Tandoi (prodotto da Esprit Film e in produzione esecutiva da La Fabbrichetta), pugliese ma aquilano d’adozione che ha raccolto intorno a sé una troupe giovane proveniente in parte dal Centro Sperimentale di Cinematografia e in parte dalla stessa Accademia dell’Immagine dell’Aquila per raccontare - anche con i toni propri della commedia - la vita della città nei giorni successivi al terremoto e in particolare la vita dei giovani. Il film racconta la speranza e la possibilità di continuare a realizzare i propri sogni anche dopo una grande tragedia.


Nessun commento:
Posta un commento