mercoledì 7 aprile 2010

ET TERRA MOTA EST 1 : ITINERARIO AQUILANO ATTRAVERSO GRUPPI,ASSOCIAZIONI, VOCI PARLANTI E SPARLANTI

ET TERRA MOTA EST 1: ITINERARIO AQUILANO ATTRVERSO GRUPPI, ASSOCIAZIONI VOCI PARLANTI E SPARLANTI



Domani 6 aprile 2010 è passato un anno dal terremoto che ha devastato il centro storico ed alcuni quartieri di L’Aquila, raso al suolo paesi come Onna, provocato centinaia di morti, costretto ad una diaspora che dura ancora oggi ,migliaia di aquilani.
A ricordo di quella notte il 5 – 6 e 7 aprile sono organizzate manifestazioni come incontri, fiaccolate, riunioni dei Consigli Comunale e Regionale fuori dalle sedi ordinarie,incontri, concerti celebrazioni religiose come il 5 “le staffette” che partendo da Tornimparte, Poggio Picenze,Lucoli e Castelnuovo raggiungeranno l’Aquila; il concerto della Corale Gran Sasso “L’Aquila Bella Mè” ; la fiaccolata nella notte tra il 5 e il 6 in ricordo delle vittime ; il concerto dell’Orchestra di Santa Cecilia e il 7 ancora un concerto
nella Basilica di Collemaggio.

D’altra parte la settimana appena passata ha visto svolgersi manifestazioni diverse che appunto hanno voluto accompagnare gli aquilani e non alla data del 6 aprile.
Ma è per l’intero anno passato che gli aquilani si sono interrogati su quanto stesse accadendo , su quali scelte si andavano a fare e che dovevano ancora essere fatte, su quali prezzi bisognava pagare per poter ritornare in possesso della loro città e quindi di una parte della loro vita. Contro scelte che potevano far presupporre un esproprio della città e appunto della loro vita si sono alzate voci a volte aspre, a volte solo di protesta, a volte fortemente costruttive e argomentanti la necessità di produrre alternative e aprire altre strade. Questa è stata la realtà di un anno di lavoro, di speranze, di sacrifici , di attese con qualche dolore in più di quelli necessari ma anche con qualche soddisfazione.

Questo è stato un anno corale che si è espresso con varie manifestazioni tra le quali quella delle “carriole” che ha avuto una maggiore visibilità ma che è parte di un itinerario sul quale si comincia riflettere . Un itinerario al quale hanno dato contributi importanti a livello di comunicazione e appunto di incontro, dibattito e riflessione strumenti offerti dal web come i siti delle associazioni e dei gruppi ma anche di singole persone.
E allora in questo blog che era nato per un mio interesse personale per la poesia, l’arte e la letteratura poco prima del terremoto e nel quale in questo anno non ho potuto fare a meno di interessarmi appunto di quanto stava avvenendo a L’Aquila, voglio ricordare due cose.
Primo il lavoro svolto dalle associazioni e dai gruppi attraverso i loro siti che di seguito vado a ricordare, secondo che mi permetterò periodicamente di citare in questa sezione che ho chiamato
“ET TERRA MOTA EST” articoli e discussioni tratte appunto da quei siti come contributo ad una più ampia informazione e a quell’itinerario aquilano di rinascita. Naturalmente saranno argomenti scelti da me e che nulla vogliono togliere ad altri interessi che possono essere soddisfatti dalla lettura diretta dei siti in questione.



E allora propongo la lettura dei seguenti siti :
• MISS KAPPA
• RISVEGLI
• STAZIONE MIR
• Collettivo 99
• Comitato ACQUA PUBBLICA
• CITTADINO QUALUNQUE
• Gruppo 3,32
• Cittadini per i cittadini
• Gruppi di Facebook
Che mi permetterò di esaminare , sempre a livello di contributo all’informazione e alla discussione in un altro post .
Qui da “Cittadini per i cittadini “ ho scelto due argomenti che di seguito riporto :

“Case senza città, periferie senza centro, cittadini senza città” - di Sonja Riva

L'Aquila un anno dopo non è una fiaba a colori, con tanto di nuove case superaccessoriate, dove ora vivono gli aquilani, felici nel loro happy end. Gli aquilani felici proprio non sono. Li abbiamo visti negli autobus, confusi nell'informarsi su come fare per raggiungere luoghi che non sanno più nemmeno dove si trovano. Seduti con gli occhi svuotati, pieni solo dell'assenza di quello che non c'è più. Sfiduciati espenti, soprattutto gli anziani, oppure agitati in un muoversi frenetico e fuori luogo, lungo le poche strade cittadine, ora invase da un traffico che neanche una megalopoli può vantare, dentro ad automobili diventate rifugio, dove sentirsi almeno un minimo a casa, autonomi e sicuri. Ad un anno dal terremoto, l'Aquila sembra un pugile stordito, che barcolla sulle gambe, mentre l'arbitro della politica lo guarda senza sapere bene cosa fare. Un anno dopo la distruzione di interi paese e frazioni, il centro storico aquilano annientato, 70 mila sfollati e 307 morti, molto è cambiato, ma appare ancora poco: non tutti hanno ancora una situazione abitativa stabile, chi vive ancora negli alberghi della costa, chi in situazione di fortuna. Il centro storico è ancora invaso dalle macerie ed è lì come rassegnato in una spettralità congelata nella mancanza di tracce di vita, in una desolazione oggi più perturbante di ieri. Un centro storico che appare come una gigantesca scenografia, una ricostruzione finta, di cartapesta nella sua vita vera ormai inesistente dei suoi colori quotidiani, delle sue voci, del suo rincorrersi di abitudini. Ad oggi manca ancora un progetto urbanistico, un piano di ricostruzione, chiarezza su come si procederà per far ripartire le attività commerciali del centro, e l'economia tutta, ma anche progettualità quotidiane, che nell'immediato possano almeno rinsaldare il tessuto sociale strappato dallo smembramento di collettività ora sparse nelle diverse New Town, i nuovi insediamenti costruiti dalla protezione civile, che sono diventati tanti satelliti periferici sostitutivi di un centro che non c'è più, gradevoli, ma nei quali non ci si può riconoscere, perché nulla parla di loro, delle loro vite e delle loro storie.
Fortunatamente, le persone costituite in associazioni, in collettivi, in comitati, unite dal profondo desiderio di riappropriarsi della loro città e del loro centro storico hanno animato le domeniche delle
carriole, invadendo in tanti il loro centro, ancora chiuso e inaccessibile, con carriole, secchi e guanti, iniziando simbolicamente a liberarlo dai detriti. Per ritrovarsi, lì sì davvero tutti insieme, nel far sentire il loro sgomento, la loro voglia disperata di esserci e continuare a essere considerati cittadini veri e propri, dei quali tenere conto nei piani di ricostruzione, nelle loro vite future e nella loro città futura.”

E dopo le considerazioni di Sonja Riva di seguito riporto un attento paragone tra il terremoto Marche Umbria e Abruzzo che sarà oggetto in forma compiuta a breve di un volantino .

“Un paragone chiaro ed efficace richiede però un’attenta analisi dei dati di fatto, dei numeri, della realtà dei due programmi e degli effetti previsti e verificati.
67.500 i cittadini abruzzesi evacuati dalle proprie abitazioni nelle ore successive al sisma del 6 aprile. Poco più di 22mila gli sfollati umbri e marchigiani nel 1997. Precisamente un terzo di quelli aquilani.
In relazione a ciò, i fondi programmati e stanziati dal governo italiano e dalla regione Umbria (attraverso diversi mutui contratti dall’ente regionale al preciso scopo della ricostruzione) ammontavano complessivamente a 15mila miliardi di lire. 7,75 miliardi di euro.

Per il dramma aquilano, con proporzioni di devastazioni triplici, lo stato italiano stanzia appena 5,8 miliardi di euro, cui vanno aggiunti i 4 miliardi programmati dal CIPE e sottratti dalla quota di fondi previsti per lo sviluppo nel Mezzogiorno e i 470 milioni stanziati dall’Unione Europea.
10,2 miliardi complessivi, comprensivi di risorse finalizzate allo sviluppo economico, alle esenzioni fiscali, ai sistemi contributivi e ai lavori di messa in sicurezza, per una porzione di paese che, invece, secondo i resoconti ufficiali dell’Unione Europea per la sola ricostruzione infrastrutturale necessiterebbe di oltre 10 miliardi di euro.
Una comparazione accurata tra i due sistemi di spesa, richiede un’analisi dettagliata per il capitolo di spesa più importante: gli stanziamenti per la ricostruzione privata.

Per Umbria e Marche, a fronte di 27.781 interventi di ricostruzione per edifici privati, vennero stanziati oltre 5 miliardi di euro. In Abruzzo il monte complessivo di fondi per la ricostruzione privata ammonta a 3,1 miliardi di euro, spalmati dal 2010 al 2032, per un numero di abitazioni colpite oltre a 34mila unità escluse le case A
Esclusi eventuali fondi FAS, per i primi 4 anni saranno disponibili 800 milioni di euro. Meno di quanto messo a disposizione nello stesso tempo per Umbria e Marche.
Altro confronto, quello sulla strategia di ricostruzione. In Umbria dopo 3 anni, il 65% delle persone era tornato nella propria casa perfettamente a norma o abitava in una casa di nuova costruzione al posto di quella vecchia. Il restante 35% usufruiva del contributo di autonoma sistemazione o dei moduli abitativi temporanei (l’11%).
Per L’Aquila il piano di ricostruzione ha concentrato l’attenzione sul piano C.A.S.E. piuttosto che sui moduli in legno. L’assenza di un vero piano di realizzazione di case in legno o mobili (con un costo pari ad un terzo di quelle temporanee in cemento armato e prive di problemi di impatto ambientale) ha comporto ancora la presenza, di diverse decine di migliaia di persone assistite dalla Protezione Civile.
Infine, ultimo raffronto: la questione dei tributi. Un raffronto immediato. Sospensione del pagamento delle tasse per due anni e recupero del 40% degli arretrati dopo 12 anni in Umbria. Sospensione del pagamento dei tributi per 16 mesi e recupero del 100% degli arretrati per l’Abruzzo. “




Eremo di Via vado di sole , L'Aquila lunedì 5 aprile 2010

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