L’Aquila 23 Giugno 2009
Chi avremo in visita ai terremotati
domani mattina?
Posso fare una preghiera all’incontrario ?
Speriamo che non venga l’esattore delle tasse,
speriamo che non venga chi ci fa perdere
il buonumore,
speriamo che ci permettano di ammazzare
il tempo
cucinando con poco sale al fresco
della mattina
quando beviamo anche una delizia allo yogurt,
una delizia sospesa nel sapore
di polline e ragnatele
che ci danno un’allergia da morire.
Speriamo di non morire per un’allergia
ai politici
ai preti disoccupati,ai venditori di
aspirapolvere
agli scocciatori che consumano la vita
correndo la una “ cosa “ all’altra
(ti devo dire una cosa esordiscono
sempre )
correndo da un minuto ad un minuto
( un minuto solo e qualche volta un minutino )
non sapendo che uno di quei minuti
può accelerare o fermare la vita.
Speriamo di saper dire sempre parole
di benvenuto
anche a chi ci sta antipatico
e di noi ha una cattiva opinione
e a volte ce lo dice e a volte non ce lo dice;
speriamo che non venga chi fa sempre
quello che gli pare
facendo finta che non è così
che quando poi glielo dici rifà finta
di incazzarsi;
speriamo di non dover aspettare troppo
per sapere chi ci viene a trovare domani.
L’Aquila, 24 Giugno 2009
Non sai volare e io ti guardo.
Per simulare il volo, per fuggire
il bruciore del cuore
non basta serbare questa dolcezza
stanca
di uomini rimasti soli
perduti tra tristezze infinite
e carte di mondi fantastici.
Non basta. Ci vuole
uno stupore, un capogiro
come solo una città sa dare.
Ma è tutto come in una citazione
dove si è slegato il filo del discorso
e non si capisce più niente:
E io parlo ora di questa città come
di un arsenale di dolori e tristezze,
per rappezzare tristezze e dolori.
Lo so , è difficile anche da dire. Ma
che potevamo fare allora se non
piangere in silenzio. Raccogliere
in fretta le nostre cose e
andare via. E siamo andati via.
L’Aquila, 25 Giugno 2009
In che cosa ci siamo sbagliati
e chisenefrega se è così ?
Tu eri la nostra amica
è vero a volte cazzate a volte risate
correvano per le tue vie
per imbuti improvvisi di scale e
di silenzi
tra perdita di orizzonti e lunghe prospettive
incarnate
nel nostro amore di vivere,
ma io fingevo di vivere,
nelle tue strade nelle tue piazze
ero per te un passante
ma ti amavo
davvero come davvero amavo
una donna e l’amore per lei
era come un mare lontano che si rovesciava
addosso
tra quel poco di dolore lasciato
a un’altra volta, quel poco di gioia
dei giorni della nostra vita allora presente.
Ora vorrei che le ferite comuni
più che i versi dicessero di te e di me ; me ne andrò
forse da te
dai tuoi fantasmi che hanno lasciato le dimore
che avremmo
abitate e questo diario che io scrivo
non per me ma per te e per lei
è il dolore di cose passate
di rotte sperdute
di pensieri straniti, in una parola
la vita ridotta ad un avverbio: prima e dopo.
prima e dopo la tua distruzione, prima e dopo
la sua morte.
Il respiro dei tuoi giorni è ora un viaggio
nel ripetersi degli affanni che conosciamo
a memoria
quelli di una storia d’appendice
la mia storia dentro la tua storia.
Le foto sono di Daniele Aloisi
Dalla tenda n. 2 del Complesso "L. Ferrari" Via Acquasanta L'Aquila
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