DIARIO DI UN TERREMOTO. Diario per certi versi in prosa e per certi versi in poesia 20 e 21 AGOSTO 2009
L’Aquila, 20 Agosto 2009
Oggi è giorno di colloquio. Appena
appena entrato
nel tuo sonno mi affido al vento
per farti una carezza
e so che stai guardando da un’altra
parte e poi da un’altra parte
ancora. Oggi è giorno di colloqui.
Ridiamo insieme e con gli occhi
cerchiamo la luce mattutina
che presto s’adombra sulla tua
dimora
ed è così per pochi attimi
ascoltiamo insieme le nostre parole
e mi chiedo chi può capirle
sono come il fruscio di un’ala
a mezz’aria come il sussurro dei rami
degli alberi nel parco
la fila delle formiche all’opera
la lucertola che corre veloce sui muri
il volo dei piccioni in cerca di nido
il succo delle radici degli alberi
il sibilo di una vespa assetata.
Quello che conta è che io ti parli
e insieme a te parlo a tutti quelli che
non vedo
e che ho chiamato un giorno cari.
L’Aquila, 21 Agosto 2009
Ehilà, ehilà evitate che i vostri bambini
diventino vecchi e ciechi davanti alla
tivvù
non fate questa cosa orribile di lasciarli
davanti alla tivvù
vivranno rinchiusi a vita in camere
per detestarvi.
Non vi contesteranno se al sabato pomeriggio
ma anche negli altri pomeriggi
li portate all’aria fresca o all’aria calda
dipende
che entrambe fanno bene all’anima e al
corpo
portateli in giro a vedere le tendopoli
così si rendono conto che con due euro
e due vasetti di yogurt non si può fare un invito
a pranzo
però tutto può cambiare in meglio
se non stai sempre davanti alla tivvù
pure tu
non datemi colpa se ignorate questo consiglio
e vi ritrovate con la famiglia sfasciata
che il terremoto non c’entra per niente
anzi è colpa delle tivvù
se il terremoto è così e così.
Portateli in giro per L’Aquila così vedono
quello che del terremoto la tivvù non ha fatto
mai vedere
quello che del terremoto la tivvù non ha mai
detto nulla.
Portateli a vedere le casette su due ruote
Quelle brutte brutte che un bambino dell’asilo
le avrebbe disegnate meglio
e a noi anzi a voi tocca viverci dentro.
Portateli a vedere la città
Quella lassù al monte, quella cinta
di mura
quella dei chiostri e delle chiese
delle piazze e dei giardini.
Mi sono care le sue pietre
e per quelle pietre cadute lungo
i pendii
sugli sdruccioli e nei vicoli
per quelle pietre dite ai vostri bambini
avanti uscite abbandonate questa
cazzo di tivvù
e correte verso il verde di aprile
il rosso di ottobre il bianco di novembre
che scendono di quartiere in quartiere
e alla Riviera rinverdiscono, arrugginiscono
e imbiancano gli orti.
Aventi uscite e uscite e correte correte
per il Parco del Sole su a Collemagggio
giù per Porta Napoli correte a perdifiato
un’improvvisa valanga, una valanga
che pensa che però pensa
diversamente dalla tivvù.
Tenda n. 2 del Complesso "L. Ferrari " Via Acquasanta L'Aquila
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