OFFICINA : Che cosa resta
Che cosa resta del mondo descritto da Pier Paolo Pasolini che è stato il cantore dolente, a volte disperato, del passaggio dal mondo contadino a quello urbano? Pasolini "vedeva" le borgate romane non le corte milanesi, "sentìva" l'intercalare stracco dei bar di periferia non il rumore meccanico e metallico delle officine.
A pasolini rimaneva estraneo il mondo industriale che è però un'archeologia del tempo presente. Già al tempo di Pasolini la nostalgia per gli ultimi, idealizzati, bagliori di una società agreste, e per la perdita di certezze radicare nella solidità propria della terra e dei suoi rapporti codificati, aveva un sapore retrò.
Oggi il mondo rurale si è trasformato in aziende efficienti e moderne, paradisi agrituristici, raffinati coltivatori biodinamici cultori di "madre terra". E non c'è pìù nemmeno il mondo industriale, ancora vivo e pulsante ai tempi della maturità del poeta. Le grandi fabbriche, le tute blu, l'operaio massa, sono scomparsi. Proprio quando Pasolini viene ucciso si compie un altro passaggio epocale, quello dalla società industriale moderna a quella post-industriale e post - moderna.
Un processo che si è ormai concluso a forza di delocalizzazioni, multinazionalizzazioni in sedicesimo, riduzione della forza lavoro, diversificazione delle mansioni, , parcellìzzazioni, filiere corte e lunghe. E anche la crisi in atto non ne cambia i paradigmi.
Quasi niente di quel mondo rimane.
Nel riassumere i punti salienti della visione pasoliniana Piero Ignazi su Il Sole 24 Ore di domenica 21agosto afferma che : “La trasformazione post-ìndustriale ha "liquefatto" - per dirla con Zygmut Baumnan la società italiana. Gli attori sociali navigano ormai in uno spazio/tempo dilatato e indistinto. In particolare è il rapporto con il lavoro, un tempo così centrale nel forgiare l'identità dell'individuo e il suo ruolo nella società e nella politica, che ha perso la sua forza evocativa e simbolica. Non esiste più un lavoro uguale all'altro, non si svolgono più le stesse mansioni, nello stesso luogo, per tutta la vita. Chi entrava in una fabbrica o in un ufficio non si spostava più per il resto dei suoi giorni.
La mobilità, laddove non obbligata, era considerata un indicatore preoccupante di irrequietezza. Quante volte il neo assunto si sentiva dire che era entrato in una grande famiglia, con il presupposto implicito che le famiglie le lasciano solo gli scapestrati. Insomma, anche il mondo della chiave a stella. oltre a quello degli zoccoli e delle lucciole, si è disperso in mille rivoli. Mille rivoli dell’esistenza . Quell’esistenza così descritta dallo stesso Pasolini .
Esistenza
Ritrovarmi in questo ovale
con un legame vitale
in solitudine a volteggiare
con l 'infinito aspettare
di qualcosa.
Sognare
di poter camminare
in un nuoto perpetuo
di pensieri
intravedendo una luce bianca.
La fine di tutto.
Uno schiocco
Un pianto.
La nascita della vita in bracccio a giganti biancheggianti.
Crescendo vidi cose senza senso
cosciente del perduto collettivo senno.
Vidi uomini con biancheggianti vestiti
baciare e non procreare
di fronte a un freddo altare
in nome di una croce
e un continuo narrare.
Esseri travestiti
professare falsi miti
e scuole dove si imparava a vivere
lasciando l'intelligenza reprimere.
Sicuri di un tranquillo lavoro
si sedevano su un falso trono
lasciando che un finto quadrato
rubassero loro gli anni d'oro.
Ed ora piano piano mi invecchio
sperando ancora in un qualche cambiamento.
Disteso in un biancheggiante letto
rimango cosciente che della vita
e delle esperienze connesse ad essa
non mi interessa piu niente.
Tutto improvvisamente si illumina di bianco
e mi appresto al grande salto.
Ma con me non posso portare nient'altro
che un tatuaggio
situato dentro al cuore
con impresso dentro il nome
di quella persona che in questa vita
mi diede tanto amore.
Eremo Via vado di sole, L’Aquila, mercoledì 23 novembre 2011
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